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MotoGP: Marquez, sette vittorie per sette Mondiali

Settimo successo in stagione, 77 punti di vantaggio: questi i numeri del dominio di Marquez, vicino al settimo titolo in tutte le categorie. Decisivo e spettacolare il sorpasso alla quinta curva, all’ultimo giro. Bene Dovizioso, secondo, con una guida più lineare dello spagnolo che si inclina di più. Vinales terzo davanti a Rossi: sussulto d’orgoglio Yamaha.
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Tre indizi fanno una prova. Nei numeri si fa la storia. Vittoria numero 7 in stagione. Distacco nel Mondiale che sale a punti 77. Sempre più vicino il titolo numero 7, in tutte le categorie. Marc Marquez è padrone del suo destino, aggiunge Buriram alla geografia del suo dominio, al regno su cui ancora non tramonta il sole. Lo fa al termine di un duello splendido con Dovizioso, davanti a un Vinales che torna Top Gun davanti a Rossi, fuori dal podio, con una Yamaha che lancia un tardivo segnale d'orgoglio.

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Marquez parte piano, ma arriva lontano

Ha aspettato fino alla fine Marquez, ha cucito curva dopo curva, ha duellato con Dovizioso, ha stampato il sorpasso della gara col posteriore sollevato alla curva 5 all'ultimo giro. Lì ha vinto la corsa, e nel rimando dei numeri che raccontano una storia, alla curva 5 ha messo il tassello forse definitivo per il titolo mondiale numero 5 in MotoGP. Ha aggirato con l'ultimo incrocio prima del rettilineo finale anche il tentativo ormai disperato ma non per questo meno lodevole di un Dovizioso comunque da applausi.

Marquez imposta nei primissimi giri un ritmo sul piede dell'1.32.5, parte piano anche perché su una pista in cui si sfiorano i 60 gradi sull'asfalto il consumo delle gomme diventa un fattore cruciale. Gradualmente il Cabroncito dà una prima frustata, e si prende importanti decimi di vantaggio nel secondo settore rispetto a Rossi. Si viaggia intorno al quarto, quinto passaggio sul 31.5 che ci si aspettava come ritmo di riferimento.

Marquez, con una Honda che monta le stesse gomme di Yamaha e Ducati, è pronto a reagire non appena Dovizioso svernicia Rossi, troppo prudente alla prima curva, a 18 giri dalla fine. Lo spagnolo, primo poleman in MotoGP ad arrivare dalla Q1, resta fluido ma controllato, rinuncia ai fuochi d'artificio del Mark-attack. Michelin, spiegava dopo le libere di venerdì, ha portato delle specifiche di mescole diverse da quelle utilizzate nei test di febbraio, in cui Pedrosa, molto brillante nella prima parte di gara, efficace in curva e frenata fino alla caduta, faceva segnare il tempo migliore.  "La base che stiamo usando qui è diversa da quella dei test. Siamo stati più lenti di allora, perché la gomma posteriore è completamente diversa. Siamo tutti vicini perché è abbastanza facile trovare il limite a livello di trazione con queste gomme" spiegava, come riporta Motorsport.com.

"E' bellissimo vedere i tre davanti che si rispettano, si temono e giocano a nascondino, perché forzare adesso vorrebbe dire alzare di un secondo il ritmo a fine gara" commenta Davide Tardozzi al tramonto della prima metà del gran premio.

Dovizioso accende il finale

Dovizioso sta attaccato a Marquez pur su una pista che non è proprio ideale per le caratteristiche della Ducati. Sul Chang International Circuit, spiegava Desmodovi ieri, il limite è sottile, basta un piccolo errore per perdere molto terreno anche perché molte staccate vanno impostate "da dritto", non con la moto in piega, e il margine di conseguenza si assottiglia. Forza Dovizioso nel finale, abbassa i ritmi, lancia i fuochi d'artificio che accendono il finale di gara. Si stacca Vinales e i tre davanti, sempre sul filo, si studiano, si marcano, cercano il limite per la staccata e il raccordo della curva.

E' più minimalista Dovizioso rispetto a Marquez, che nella percorrenza inclina di più la moto e infila Marquez. Bravissimo a incrociare nei cambi di direzione nelle curve finali, disegna un finale senza respiro

Vinales beffa Rossi, Yamaha da podio

La Yamaha, diceva ieri Rossi, è come l'Inter. Ma nella sua pazzia per il Dottore è sempre più difficile amarla. A Buriram, però, la prima per la MotoGP in Thailandia Rossi si gode anche qualche giro in testa in avvio grazie anche all'uscita larga di Marquez alla prima curva. "Avevamo un po' di modifiche, ma tutte cose piccole. Ho sentito che la moto andava bene, però sulla carta non sono cose che dovevano fare una gran differenza. Probabilmente quindi dipende dalla pista, dalle gomme che ci sono qui, perché riusciamo ad usare anche la dura davanti, che di solito per noi è impossibile" ha detto Rossi ieri.

Il Dottore, che gira più largo e più rotondo nella percorrenza delle curve rispetto a un Dovizioso che mantiene la "linea Ducati", più dritta e diretta, non forza il ritmo una volta in testa. Non stressa le gomme, che sulla Yamaha tendono a degradare perché più del caldo la M1 soffre di poco grip. "Poi è chiaro che siccome da questo punto di vista noi siamo sempre molto al limite, di solito il caldo non migliora la nostra situazione" ha ammesso Rossi ieri. La cosa più importante, spiega il capotecnico Silvano Galbusera a Sky, è salvare le gomme. Ma il ritmo tra 31.5 e 32.0 del Dottore, e le sue linee pulite, cesellate, non rappresenterebbero uno stress eccessivo.

In controtendenza anche Vinales, che stavolta parte forte e abbandona la sua tendenza a crescere in progressione e salire di ritmo nella seconda parte di gara. E' anche meno pulito nelle linee, più energico con un paio di "traversi", di percorrenze muscolari aiutato, spiegava, da miglioramenti a livello di set-up e da un aumento di grip in curva. Così la pazza Yamaha per una domenica, come un'anomalia, come una distrazione, torna da podio.

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