MotoGP, Rossi e la Decima: missione possibile
Valentino Rossi è l'uomo dei miracoli. Ma non è certo una novità. Il Dottore si è presentato a Jerez da leader del mondiale, e se gliel'avessero detto a inizio stagione non ci avrebbe creduto. L'estate sui grandi circuiti d'Europa spesso decide le sorti delle stagioni.A Assen, al Mugello, a Le Mans si fa la storia. Anche se, ha messo le mani avanti dopo il GP degli Usa, battere Vinales e Marquez sarà comunque difficile.
Il 2017: Rossi animale da gara
Quest'anno, nelle prime tre gare della stagione che potrebbe proiettarlo verso il decimo titolo in carriera, l'ottavo nella classe regina, Rossi è riuscito in un triplo capolavoro difficilmente imitabile. Su una Yamaha che fa fatica a domare già dai test invernali, sempre lontano dai primi nelle prove libere, e solo un po' meno in qualifica, la domenica Valentino si trasforma. E' animale da competizione, il Dottore, che al feeling con la moto sembra arrivare quando conta di più. La trasformazione non lascia indifferente nemmeno il team principal Lin Jarvis. "Quando si arriva al momento della gara" diceva alla rivista Motorcycle news, "devi esserci e provarci. Sembra che in quei momenti, quando Valentino forza se stesso e la moto, tutto comincia a funzionare".
18,7 punti di media: quali prospettive?
La M1, ha spiegato Jarvis, è una moto che non ti sbatte fuori gara, non riserva brutte sorprese. Un punto di forza che ha favorito le due vittorie nelle prime due gare del Top Gun Vinales. Rossi, però, non sente certo la stessa semplicità nella conduzione della moto. Sul bagnato, ha affermato dopo le libere a Jerez, "faccio più fatica rispetto alla moto del 2016 con cui sull'acqua ero più veloce. Però anche sull'asciutto non sono a posto. Siamo migliorati, ma vale anche per gli altri: dobbiamo lavorare ancora molto".
Eppure, c'è proprio Valentino in testa al Mondiale. E' davanti a tutti senza aver mai vinto quest'anno. È in testa come non gli capitava dal GP della Malesia del 2015. Ormai, imprevedibile non è più un concetto che si possa applicare al Dottore, che di stupire non ha smesso e non smetterà.
I tre podi consecutivi valgono a Rossi una media di 18,7 punti per gara dopo i primi tre gran premi della stagione. L'appetito, poi, vien mangiando, e la domanda sorge spontanea: quante possibilità ha Rossi di vincere la Decima?
Il precedente del 2008
Negli anni in cui ha conquistato il Mondiale, solo una volta era arrivato alla terza gara senza vittorie. Era il 2008, un campionato iniziato col quinto posto di Losail, dopo l'infruttuoso duello iniziale con Pedrosa e il sorpasso finale all'ultimo giro di Dovizioso. Il secondo posto di Jerez, dopo il quinto in qualifica, segnato dall'esultanza per essere passato davanti a tutti al traguardo ma al penultimo giro, gli vale il podio numero 100.
La stagione vive sulla rivalità interna con Lorenzo: hanno due fornitori diversi di gomme (Michelin per lo spagnolo, Bridgestone per Rossi) e due staff divisi per evitare il passaggio di informazioni. E il terzo posto all'Estoril fa scivolare indietro il Dottore, che però torna in testa al Mondiale dopo le tre vittorie di fila in Cina, a Le Mans (la novantesima in carriera) e al Mugello. L'incoronazione de facto arriva alla prima edizione del Gp a Indianapolis, dove centra i 69 successi in carriera nella classe regina e batte il record di Giacomo Agostini.
Senza vittorie anche nel 2004
Anche nel 2004 Rossi aveva una media punti inferiore all'attuale dopo le prime tre gare della stagione. Inizia bene, vince quella che sarà l'ultima edizione del GP del Sudafrica dopo un duello emozionante con Max Biaggi. Rossi lo insegue come un'ombra, con le ruote sui cordoli e nell'erba se serve, e coglie una vittoria storica su una Yamaha bistrattata alla vigilia. "Penso di aver dimostrato che il pilota è la cosa più importante – commenta -. Non ho mai guidato così forte, oggi per vincere ho dovuto tirar fuori il coniglio dal cilindro".
I due quarti posti a Jerez e Le Mans sembrano complicare la strada verso il suo quarto titolo consecutivo. Rossi però chiude con 304 punti, primo iridato in Yamaha dopo 12 anni, dal terzo trionfo di fila di Wayne Rainey, campione sfortunato quanto coraggioso che nel 1993 è in testa a tre gare dalla fine ma a Misano si rompe la colonna vertebrale e resta paralizzato alle gambe. Reagisce tentando di partecipare al campionato del mondo di go-kart: anche per questo gli hanno intitolato una curva sul circuito di Laguna Seca.
20 punti a gara per il titolo
Questa media punti sarebbe bastata a Rossi a vincere due mondiali dal 2010: nel 2013, quando Marquez chiude con 334 punti in 18 gare (18,5 di media) e l'anno scorso con Marquez che trionfa con appena 298 punti (16.5 di media).
In termini assoluti, dall'ultimo titolo di Rossi, per vincere il Mondiale sono serviti più di 350 punti. Dunque, il Dottore da qui a fine stagione dovrebbe mantenere una non impossibile media di circa 20 punti per gara. In prospettiva, dunque, una stagione di piazzamenti costanti, regolari, con qualche vittoria per impreziosire il campionato potrebbe condurre Valentino al decimo, storico trionfo e aprirebbe interrogativi, sempre uguali e sempre diversi, sul suo futuro in MotoGp.
Rossi, quale futuro?
"Quando Rossi lascerà" ha detto Capirossi a Radio 24 nel programma Tutti convocati, "all'inizio soffriremo. A livello mediatico in Italia qualcosa mancherà perché Valentino ha un seguito incredibile di tifosi ma si diceva così anche quando Agostini doveva smettere. Poi arrivano sempre facce nuove. È una ruota che gira". Porterà, girando girando, alla Decima di Rossi? La missione è tutt'altro che impossibile.