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MotoGP, Rossi non c’è: il decimo posto allontana il decimo titolo

La Yamaha si scioglie come neve al sole. Rossi arriva solo decimo ma resta in testa alla classifica. Dominio Honda, brilla la Ducati di Lorenzo. Il Dottore mai così indietro, ritiri a parte, dal 2012.
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La vittoria numero 30 nel gran premio numero 3000 nella storia della MotoGP. A Jerez il palcoscenico è tutto per Dani Pedrosa, per un podio tutto iberico. E l'unica festa italiana arriva dal box Ducati, col terzo posto meritato di Lorenzo. Rossi invece non c'è. Il decimo posto di Jerez, primo vero intoppo della stagione, riporta il Dottore ai dubbi dei test di Losail. Non è mai entrato abbastanza forte in curva Valentino, bruciato all'ultima e alla prima frenata del tracciato da Espargaro e Folger. Sulla M1 c’è ancora molto da lavorare. La gomma non funziona bene, ha detto Rossi, che l'anno scorso ha conquistato la pole position e la vittoria. "In questo weekend le gomme migliori per la gara siano le dure, ma sulla nostra moto non lavorano bene come lavorano sulle Honda. Per noi è impossibile perché non riusciamo ad essere veloci, quindi bisognerà cercare di fare meglio con le medie".

Un obiettivo diventato presto impossibile per Rossi che, partito in terza fila, ha abbandonato presto il duello a tre tutto iberico per la vittoria. "Dobbiamo migliorare un po' l'entrata di curva, perché non mi sento al 100% per spingere al massimo". E nel tratto che incastona il rettilineo d'arrivo, Rossi si è visto via via sfilare anche da una Ducati sorprendente per ritmo e consistenza. Una Ducati su cui Lorenzo ha conquistato il settimo podio in otto gran premi a Jerez.

La prima vittoria di Pedrosa da San Marino l'anno scorso e il quinto posto di Vinales non migliorano certo il morale del Dottore, che attende la prossima settimana per provare ancora la gomma anteriore con la carcassa più rigida che lui ha già sperimentato a Le Mans. "In realtà la gomma anteriore con la carcassa più rigida non è nuova, perché è dell'anno scorso, ma non fa troppo la differenza. Sarà molto importante il test di lunedì, perché dopo il weekend di gara, con la pista gommata, potremo provarla tutti. Però secondo me non cambia molto, fa di più la differenza la scelta delle gomme che viene fatta dalla Michelin gara per gara".

Su questo circuito, che ha rispettato l'immagine di tracciato più adatto alle Honda, Vinales sottolineava già ieri come la Yamaha soffrisse soprattutto nelle curve a sinistra per il troppo spinning e questo ha impedito di contrastare Pedrosa, sempre in grado di sfruttare la maggiore trazione in uscita di curva, e il passo sempre costante di Marquez. Pedrosa ha sfruttato la gomma media al posteriore, “El Cabronsito” aveva optato per la dura, e costruito un fondamentale margine di un secondo e mezzo nei primi giri, che poi ha amministrato con l'attenzione del campione abituato a far di conto e a non perdere le occasioni.

Il GP numero 3000 nella storia della MotoGP si trasforma in una corsa in sola salita per Valentino che, ritiri a parte, non arrivava così indietro in un gran premio dal 2012 a Valencia, nell'ultima gara del biennio nero in Ducati. Un biennio senza vittorie che aveva definito un errore proprio per la scarsità di risultati. Il podio odierno di Lorenzo, il primo per lo spagnolo in sella alla Desmosedici, suona come una piccola rivincita. “E' un punto di partenza, ci dimostra che abbiamo preso la strada giusta” ha detto Dall'Igna, che ha studiato la carena avveniristica provata qui nei test prima del GP d'Argentina. Un'innovazione che però non sembra ancora pronta per essere introdotta in gara. "Teoricamente è la soluzione migliore per mettere più pressione sulla gomma anteriore, ma senza le ali è veramente dura arrivare allo stesso livello. Per il momento quindi credo che abbia più punti deboli che a favore, quindi stiamo ancora cercando di capire cosa possiamo tirarne fuori".

"Ad Austin abbiamo faticato molto, perché si sentiva molto la differenza senza le ali in accelerazione” spiegava dopo le qualifiche. “Qui non è così importante, inoltre abbiamo delle gomme migliori rispetto allo scorso anno, che penso fossero state il problema più grosso per la Ducati. Jerez poi è una delle mie piste preferite, una di quelle in cui posso avvantaggiarmi della mia velocità in curva".

“Non me l'aspettavo, il passo gara era un po' lento” ha detto a caldo Lorenzo, “sono riuscito a recuperare su alcuni piloti, non ho mollato e alla fine ho passato Zarco. La Desmosedici è ancora un po' nervosa e fa stancar molto. Sono davvero felice”. Il maiorchino, uno dei pochi ad aver puntato sulla media all'anteriore, ha iniziato gradualmente a rimontare dal nono posto in griglia mostrando un ritmo costantemente più alto del francese sulla Tech 3. Sul circuito dove ha reso e vinto più di ogni altro pilota in gara, le M1 si sono sciolte come neve al sole sull'asfalto bollente che sfiorava i 50 gradi. E i sorpassi del due volte iridato della Moto 2, capace di salire anche al secondo posto nei primi giri, rappresentano l'unica nota lieta di una domenica nera per la Yamaha.

Il Dottore, stavolta, può solo stare a guardare. Vinales ha contenuto il distacco finale a 20 secondi, Rossi è scivolato lontanissimo anche dal tempo di gara con cui si era imposto l'anno scorso. Valentino rimane comunque in testa al Mondiale, con due punti sul compagno di squadra e quattro su Crutchlow.

Il Mondiale, lo confermano queste prime gare, si vincono con la regolarità. Nessuno come Rossi sa quando è il momento di accontentarsi anche di un piazzamento. Ma il decimo posto non avvicina certo al decimo titolo.

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