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MotoGP, Stoner: “I problemi Yamaha anche per colpa di Rossi e Vinales”

Secondo l’australiano i problemi avuti da Valentino e Vinales nel 2017 vanno ben oltre le semplici modifiche alla moto: “La M1 è cambiata così tanto, c’è qualcosa di più del pacchetto che li ha fatti passare dall’essere competitivi a lottare per la top 10”.
A cura di Valeria Aiello
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Casey Stoner - Getty Images
Casey Stoner – Getty Images

Quella del 2017 è stata la peggior stagione degli ultimi dieci anni per il team Yamaha MotoGP. Dal 2008, anno dell’arrivo di Jorge Lorenzo in squadra, i piloti della casa di Iwata avevano sempre conquistato il titolo di campione o vice campione del mondo, cosa che non è accaduta nella passata stagione con Maverick Vinales e Valentino Rossi, rispettivamente terzo e quinto in campionato. Il pre-camponato e le prime gare della passata stagione sembravano però predire un mondiale completamente diverso per la Yamaha, in particolare per Vinales, viste anche le tre vittorie arrivate nelle prime cinque gare. Tuttavia, per rispondere ai problemi avuti da Valentino già nel pre-campionato la Yamaha aveva introdotto un nuovo telaio ma né il pesarese né Vinales erano riusciti a trovare le giuste sensazioni, lamentando una serie di problemi relativi alla M1 2017, a partire dall’ingresso in curva all’angolo raggiunto in piega, oltre alla mancanza di grip e la rapida usura dello pneumatico posteriore. Motivo per cui alla fine della passata stagione in Yamaha si è deciso di ripartire dalla base del 2016 per lo sviluppo della M1 2018 anziché proseguire con lo sviluppo della moto 2017.

“I problemi Yamaha anche per colpa di Rossi e Vinales”

A detta di Casey Stoner, problemi avuti da Rossi e Vinales nella passata stagione vanno ben oltre le modifiche fatte alla moto: “È molto difficile da capire. Guardando dall'esterno, è impossibile dirlo. Maverick ha iniziato l'anno con molta fiducia, dopo essere stato veloce nel pre-campionato. Ma è molto facile perdere la fiducia e la direzione dopo un paio di cadute. È ancora giovane e non ha molta esperienza in MotoGP. Possono cercare molte scuse sulla moto, ma penso che non sia cambiata così tanto nell'arco della stagione e quando i piloti di Tech 3 hanno usato lo stesso telaio, non hanno riscontrato gli stessi problemi” sono state le parole dell’australiano a Motorsport.com. Quando gli è stato chiesto se pensa che sia quindi stata una questione legata ai piloti, ha aggiunto: “A mio parere, sì. Ci sono sempre dei pro e dei contro, ma passare dall'essere straordinariamente competitivi e i migliori a lottare per la top 10… C'è qualcosa in più del pacchetto secondo me”. Quanto a Valentino che a 39anni affronterà la sua 23esima stagione iridata ha poi aggiunto: “Sorpreso dal fatto che stia ancora correndo? Non proprio. Ognuno è fatto a modo suo. Mick Doohan, per esempio, ha iniziato a vincere dei titoli molto tardi ed ha continuato a farlo anche nella metà dei trenta. Le persone che fanno le gare di Iron Man, che sono tra le più in forma al mondo, solitamente danno il meglio tra i 35 ed i 40 anni. Dire che c'è una fascia d'età per fare certe cose è stupido. Se Valentino ama ancora correre ed è competitivo, non c'è motivo per cui debba ritirarsi. E' ancora una delle opzioni migliori per un team factory e porta un grande valore al campionato”.

Impossibile non parlare della vita attuale di Stoner e del nuovo ruolo di tester d’eccezione per la Ducati: “Continuerò a farlo fino a quando smetterò di divertirmi a guidare, quindi dovrò vedere in futuro quando succederà. Ma finché riesci a goderti il piacere della guida, poi da parte mia mi piace lavorare più a stretto contatto con gli ingegneri. A volte è difficile ottenere i risultati che vorresti, ma io cerco sempre di spingere anche in questo ruolo: Jorge e Dovi sono i miei piloti, quindi devo fare di tutto per aiutarli ad essere più competitivi. Più hanno successo e più mi sento orgoglioso per averli aiutati a riuscirci. Quando correvo, ho sempre apprezzato il nostro collaudatore e ora so quanto lavorava duramente” ammette Casey che sul nuovo lavoro aggiunge: “Non ha più niente a che fare con prima. Parliamo dell'assetto, per esempio. Facciamo la prima uscita, cerchiamo un bilanciamento e se è giusto, teniamo lo stesso per l'intero test. Forse possiamo cambiare l'altezza della moto, ma solo per capire che differenze ci sono. Ma in realtà, non cambiamo il setting. Da quando mi sono ritirato, non ho mai cambiato un set-up per essere più veloce sulla moto. Una volta trovata una buona base, la utilizziamo per fare delle comparazioni”.

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