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MotoGP, un giro di pista al Mugello

Il Mugello è un tracciato lungo 5.245 metri, tecnico e velocissimo. I freni vengono usati solo per il 26% del tempo sul giro, il valore più basso del Mondiale. La prima frenata, la San Donato, è la più dura del percorso. Michelin sperimenta la carcassa rigida. Numeri e curiosità: è Rossi il più vincente.
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“Il Mugello è un evento incredibile ed un circuito complesso”. Nelle parole di Piero Taramasso, Manager di Michelin Motorsport Two-Wheel, c'è tutta la magia del tracciato inaugurato nel 1974, poi acquistato e ristrutturato dalla Ferrari. Lungo i 5.245 metri del tracciato, tecnico e velocissimo, che si snoda sulle colline toscane, per assorbire i frequenti cambi di inclinazione, serve un perfetto equilibrio tra potenza del motore ed efficienza nella messa a punto della ciclistica. Su una pista con un rettilineo fra i più lunghi del Mondiale e una sola frenata pesante, la qualità dei piloti tornerà a fare la differenza.

Michelin sperimenta la carcassa rigida

I piloti useranno i freni solo per il 26% del tempo sul giro, la percentuale più bassa della stagione, con una forza totale sulla leva in gara, dal semaforo alla bandiera a scacchi di 9 quintali e mezzo, il quarto valore più basso del campionato, e una decelerazione media di 1,15 G sui livelli di Assen e Brno. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva Brembo del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera i 9 quintali e mezzo, il quarto più basso dell’intero campionato.

“Nel corso di questo Gran Premio cambieremo la costruzione della gomma anteriore, che sarà più rigida rispetto a quella utilizzata fin qui – ha aggiunto Taramasso -. In seguito alla richiesta inoltrata da parecchi piloti, che hanno insistito per provare nuovamente questa specifica, già usata a Valencia l’anno scorso e durante parte dei test invernali, ed abbiamo realizzato dei test a Jerez. In seguito la maggioranza ha deciso di introdurla nuovamente fino alla fine della stagione”.

Come si guida

Dopo il rettilineo d'arrivo, i piloti affrontano la San Donato, la frenata più pesante del tracciato, preceduta da uno scollinamento. I piloti arrivano a 355 kmh e in sei secondi scendono ai 90 con una decelerazione da 1,5 G. Devono però evitare la tentazione di staccare troppo presto e il rishio di arrivare quindi corti nella curva dove con più frequenza si vedono attacchi e sorpassi. In uscita dalla San Donato, bisogna impostare la Luco-Poggio Secco, che si affrontano a 110 kmh dopo due frenate da 0,8 e 0,6 G, praticamente alla cieca, dopo un tratto in rettilineo cortissimo. Un nuovo rettifilo segna la fine del primo settore.

Si arriva così alla Materassi, che sembra una banale esse, ma richiede una staccata violenta. In 146 metri, secondo i dati Brembo, si passa da 230 a 118 kmh con un carico massimo sulla leva di 5,9 kg. I piloti qui tendono a ritardare la staccata, sacrificando anche un po' la percorrenza nella prima parte della esse, per uscire però “sparati” dalla seconda sfruttando i cordoli. Il rapidissimo cambio di direzione fra la Casanova e la Savelli regala una chiusura da brividi del secondo settore. È forse il passaggio più difficile del tracciato, una combinazione destra-sinistra in discesa che toglie il fiato. Qui non si può sbagliare, ogni errore porta ad allargare la traiettoria, e sulla seconda curva, in contropendenza, si perde terreno prezioso. Non è una frenata brusca, la moto va lasciata correre per non scomporre l'assetto, assecondando la conformazione della curva.

I piloti di coraggio e talento non toccano più i freni dalla Casanova Savelli fino alla Scarperia. Dunque affrontano in accelerazione le due Arrabbiate, uno dei tratti più spettacolari della pista. Lo scenario della seconda, che si imposta alla cieca senza vedere il cordolo di uscita, è dominato da una tribuna da 1500 spettatori dedicata dal 2012 a Marco Simoncelli, che nel 2008 qui vinse la sua prima gara in 250 con la Gilera, un successo che lo lanciò verso il titolo iridato della categoria di quella stagione. La Scarperia, che apre l'ennesima esse del tracciato conclusa dalla Palagio, è una staccata corta, secca in cui i piloti tendono a frenare forte subito per chiudere quanto più possibile la prima curva e uscire meglio dalla seconda. Qui, nello spazio di 152 metri, in 3.4 secondi i piloti passano da 214 a 102 kmh con una forza massima sulla leva di 5.5 kg.

I piloti arrivano così alla frenata del Correntaio, in leggera discesa. È un tornante a destra, che da sempre è uno dei punti più graditi a Valentino Rossi, dove si frena lunghi per far correre di più la moto all'ingresso della curva. La traiettoria, invece, va rispettata con più rigore in uscita. Infatti i piloti devono chiudere molto la curva per impostare al meglio le BiondettiUn tornantone destrorso che mi è sempre piaciuto moltissimo anche perché si fanno delle pieghe veramente paurose. Anche al Correntaio si frena un po' "lungo", e si lascia correre la moto in ingresso. Non troppo in uscita però, perché questa curva va chiusa molto per impostare al meglio le Biondetti, che segnano l'inizio dell'ultimo settore.

La parte finale è di fatto costituita dall'ultimo backstraight e dal rettilineo d'arrivo, uniti dalla Bucine, l'ultimo tornante che si affronta in leggera discesa. La frenata, da 264 a 109 kmh in 4,4 secondi con decelerazione massima di 1,4 G, è piuttosto violenta per contrastare la forza centrifuga. Qui i piloti possono scegliere più di una traiettoria, ma guai a sbagliarla se si arriva in lotta perché poi si finisce inevitabilmente per perdere almeno una posizione sul lungo rettilineo finale.

Numeri e curiosità

La classe regina torna al Mugello per la trentaduesima volta dal successo del 1976 di Barry Sheene con un vantaggio di un decimo su Phil Read. Nell'era dei quattro tempi, Yamaha ha festeggiato 10 successi, primato nella storia della pista, comprese le quattro affermazioni di fila di Valentino Rossi, nove volte primo al Mugello (una in 125cc, una in 250cc e sette in MotoGP). La serie di successi in Yamaha è iniziata nel 2004, nella gara più breve della storia, interrotta dopo 17 tornate e ripartita per soli seu passaggi.

Rossi è anche il solo italiano ad aver vinto qui insieme a Loris Capirossi (2000). Due invece le pole nel GP d'Italia per i piloti di casa: Giacomo Agostini su MV Agusta nel 1972 a Imola e Andrea Iannone, partito per la prima volta davanti a tutti nella classe regina qui nel 2015. Da sette anni, però, dal successo di Stoner nel 2009, hanno vinto solo piloti spagnoli.

In Moto 2 l'attenzione sarà tutta per Franco Morbidelli, che a Le Mans ha vinto la quarta gara in stagione (nessuno aveva ottenuto così tanti punti in avvio di stagione dopo Lorenzo nel 2007), e per Francesco Bagnaia, il secondo miglior rookie di sempre nella categoria dopo Vinales.

L'esperienza, invece, non manca di certo a Tom Luthi, terzo a Le Mans: grazie al suo quarantunesimo podio nella classe di mezzo è diventato il primo pilota che tra 250cc e Moto2™ ha segnato più di 1700 punti. Luthi è anche uno dei quattro piloti al via, insieme a Lorenzo Baldassarri, Simone Corsi, e Dominique Aegerter ad essere già saliti sul podio del GP d’Italia.

In Moto3, nella centesima gara sulla pista toscana, Joan Mir si presenta forte di tre vittorie in cinque gran premi, da unico pilota sempre a punti in stagione. Due gli italiani ancora in competizione nella categoria ad essere saliti sul podio nel GP di casa, Fabio Di Giannantonio e Romano Fenati. Nella classe leggera sulla pista toscana, solo Maverick Viñales ha vinto partendo dalla pole: nel 2012 ha firmato l'unica vittoria su questo circuito in Moto3 della Honda, che quest'anno ha dominato i primi 5 GP della stagione.

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