Non solo Alonso, ecco i campioni del mondo di F1 che hanno vinto la 24 Ore di Le Mans
Un'impresa d'altri tempi quella compiuta da Fernando Alonso, capace di conquistare la 24 Ore di Le Mans al primo tentativo avvicinandosi così al grande sogno di conquistare la Tripla Corona, il riconoscimento che spetta a chi riesce a vincere il mondiale di F1, la 24 Ore di Le Mans e la 500 Miglia di Indianapolis. Il pilota spagnolo, con l successo nella corsa di durata francese è a un passo dal realizzare il suo sogno che potrebbe coronare già nel 2019 se dovesse riuscire a conquistare la gara che si corre nel catino di Indianapolis. Un successo, quello ottenuto nella gara della Sarthe, che riporta a tempi lontani: era da oltre 50 anni che un campione del mondo di Formula 1 non vinceva a Le Mans. Un'impresa riuscita, prima dell'avvento di Alonso, solo ad altri 4 piloti nella storia delle corse.
Graham Hill, l'unico ad aver centrato la Triple Crown
Il modello di riferimento per Fernando Alonso, l'unico ad essere riuscito a conquistare la Tripla Corona. Il primo successo arriva nel 1962 quando diventa campione del mondo di Formula 1 grazie a 4 successi in 9 gare battendo così Jim Clark, il grande rivale di quella stagione. Nel 1966, poi, l'affermazione alla 500 Miglia di Indianapolis mente per completare il tris delle meraviglie dovrà aspettare il 1972, anno in cui riesce a portare a casa anche la corsa di resistenza francese. Un'impresa epica la sua che lo rende, ad oggi, l'unico pilota ad aver vinto i tre eventi motoristici a quattro ruote più famosi del mondo.
Mike Hawthorn, l'uomo con il farfallino
Prima la Le Mans, poi il mondiale: quello del pilota inglese, noto per scendere in pista – in un tempo in cui le tute ignifughe erano ancora fantascienza – con il farfallino è stato un percorso inverso rispetto a Fernando Alonso. La prima affermazione di successo, infatti, arrivò nel 1955 proprio nella gara di endurance francese, in quella che è ricordata come l'edizione con l'incidente più grave della storia automobilistica. Durante la gara fu proprio l'inglese, con la sua D-Type, a sorpassare una Austin-Healey più lenta, prima di rientrare all'improvviso nei box sulla destra; la manovra costrinse la vettura a spostarsi a sinistra, dove sopraggiungeva con una velocità molto superiore la Mercedes guidata da Pierre Levegh. Inevitabile l'impatto con l'Austin-Healey che venne catapultata in alto e si schiantò nella folla, disintegrandosi ed uccidendo il pilota e 83 spettatori, oltre a ferirne 120. Hawthorn venne additato come colpevole e allontanato perché considerato un pericolo. Tornato in pista, nel 1958 diventa anche campione del mondo di Formula 1 con la Ferrari prima del tragico incidente che gli costò la vita nel 1959.
Phil Hill
Uno dei piloti più vincenti a Le Mans, capace di chiudere davanti a tutti la corsa francese per tre volte; la prima nel 1958 al volante di una Ferrari 250 Testa Rossa, ancor prima di affacciarsi nel mondo della Formula 1. Fu proprio la 24 Ore di Le Mans che fece drizzare la antenne ad Enzo Ferrari che, nel 1959 decise di affidargli la Rossa: l'anno magico, però, è il 1961. In quella stagione, infatti, Hill riesce a salire sul gradino più alto a Le Mans per la seconda volta in carriera – saranno tre in totale con il successo del 1962 -, ma soprattutto a vincere il mondiale di Formula 1 con il Cavallino grazie alle tre vittorie conquistate – l'ultima, decisiva, nel GP d'Italia in cui perde la vita il suo compagno di squadra Wolfgang von Trips – che ne fanno il pilota con meno successi in carriera ad essere diventato campione del mondo.
Jochen Rindt
Un caso decisamente eccezionale è quello che riguarda Jochen Rindt. Nel 1965, insieme a Masten Gregory, fa sua la 24 Ore di Le Mans; è il lasciapassare per approdare nel mondo della Formula 1. Prima l'esperienza con la Cooper, poi la Brabham e infine la Lotus. L'anno che lo elegge a mito nel mondo dei motori è il 1970; 4 vittorie consecutive, dal GP d'Olanda al Gran Premio di Germania, lo proiettano in vetta al mondiale prima della tragica corsa di Monza. Sulla pista italiana, infatti, Rindt perse il controllo della vettura appena prima della curva Parabolica, andando a urtare violentemente contro il guard rail; a causare la morte del pilota fu il piantone dello sterzo che fracassò lo sterno del pilota austriaco con le cinture di sicurezza che si strapparono parzialmente dai sei punti di ancoraggio alla scocca e non ressero alla decelerazione dell'impatto, proiettando il pilota in avanti verso il volante. Quasi un mese più tardi, la vittoria di Emerson Fittipaldi al Gran Premio degli Stati Uniti impedì a Jacky Ickx di superare l'austriaco in classifica generale: in tal modo Rindt fu il primo e unico campione del mondo postumo.