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Stoner torna in Ducati, tutta “colpa” di Marquez: galeotto il viaggio in Lamborghini

L’asso australiano rientra a Borgo Panigale in qualità di tester della nuova GP16 e ambassador del brand. A pesare nel riavvicinamento alla Rossa, i rapporti tra Casey e i vertici della Casa Alata incrinati dal poco chiaro potere di Marquez in Honda.
A cura di Valeria Aiello
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al centro, Casey Stoner insieme a Valentino Rossi e Marc Marquez, Phillip Island 2010
al centro, Casey Stoner insieme a Valentino Rossi e Marc Marquez, Phillip Island 2010

Tra Casey Stoner e Ducati è di nuovo amore: la notizia della trattativa tra l’asso australiano e la Casa bolognese si era diffusa rapidamente nel paddock di Valencia e il direttore sportivo Paolo Ciabatti non poteva altro che confermare i colloqui nell’attesa del via libera della Honda per dare l’ufficialità al contratto che legherà il due volte iridato della MotoGP alla Casa di Borgo Panigale in qualità di testimonial e collaudatore della nuova GP16 che verrà affidata ai piloti ufficiali Andrea Iannone e Andrea Dovizioso. Invece, i vertici Hrc hanno deciso di accelerare i tempi e annunciare con un mese di anticipo rispetto alla scadenza del contratto, l’uscita del campione australiano dalla Honda che lascia l’ala protettiva del vicepresidente esecutivo Shuhei Nakamoto dopo cinque anni di collaborazione, un alloro iridato un ruolo di tester che aveva segnato il riavvicinamento il suo l’agonismo, tra collaudi in pista e la 8 Ore di Sukuza che però gli era costata fratture a scapola destra e tibia sinistra. Nel mezzo però qualcosa tra Stoner e la Honda si era già rotto, come riferito da una serie di fonti del paddock riprese da Motomatters che nell’avvalorare le parole non ufficiali del direttore sportivo Paolo Ciabatti, parlavano di un accordo arrivato dopo un certo numero di problemi che Stoner aveva avuto come collaudatore in Honda.

Stoner e i problemi con Honda

Il problema principale per l'australiano è stato il fatto che HRC sembrava ignorare i suoi feedback dati sulla Honda RC213V MotoGP, soprattutto in termini di aggressività del motore. Secondo il tedesco Speedweek, Marquez si sarebbe sentito minacciato dalla presenza di Stoner come un collaudatore, criticando l'input che Stoner aveva dato al progetto. Lo spagnolo sosteneva che doveva testare tutto quello che Stoner aveva già testato, per controllare il riscontro di Stoner. Fonti in Hrc si erano anche lasciate sfuggire che Stoner era stato più di un secondo più lento durante il suo test più recente, a Sepang all'inizio del 2015. Quando poi la Honda ha chiamato Hiroshi Aoyama per sostituire Dani Pedrosa durante la sua assenza per i problemi al braccio, Casey Stoner avrebbe percepito che dietro alla scelta di preferire il rider giapponese alla sua offerta di correre ad Austin e in Argentina, c’era la volontà ben più precisa di preservare Marquez dallo “stress” di doversi confrontare con una leggenda del suo calibro in un mondiale che per lo spagnolo non era partito con il solito piglio. Parole che aveva pronunciato lo stesso Livio Suppo nell’escludere l’ipotesi di un ritorno di Stoner, negandogli il rientro nel mondiale anche se solo per due gare. Ma Casey non l’aveva presa bene, manifestando la sua insoddisfazione con i vertici Honda e Suppo in primis, alimentando la convinzione di un poco chiaro potere di Marquez in Honda, tra frecciatine alla Casa Alata e quei complimenti ormai non più sospetti a Ducati e piloti dopo il round di Le Mans.

Galeotto il viaggio in Lamborghini

A riferire dell’incontro decisivo tra Stoner e la Ducati è il ben informato Mister Helmet che lo scorso giugno, un mese dopo il Gp di Francia aveva intercettato Stoner in visita in Italia insieme alla moglie Adriana e alla figlia Alessandra Maria. Oltre alla visita in Nolan, Alpinestar e Lamborghini, per l’asso australiano c’era stata la possibilità di provare la Huracan LP 610-4 con cui riassaporare gli itinerari di un tempo e godersi il tempo di una riflessione al volante della più estrema del Toro sulla bozza di collaborazione scaturita dall'incontro con Gigi Dall'Igna e Paolo Ciabatti che nel vederlo interessato al ritorno, dice HM, “inutile dirlo, hanno visto rosso”. Nessuna apprensione in Ducati dove, anche se la Desmosedici GP15 è un enorme passo in avanti rispetto alle precedenti moto della factory di Borgo Panigale, ci sono ancora molte debolezze, per lo più concentrate sul telaio. In Ducati hanno ancora bisogno di aiuto per trasformare la nuova GP16 da una moto concorrente a una moto vincente ed è questo quello che precisamente Stoner dovrebbe essere in grado di fare, soprattutto al fianco di Michele Pirro, che ha dimostrato di essere un grande talento oltre che un collaudatore molto veloce.

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