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Torna l’incubo degli airbag Takata difettosi, Fca costretta a richiamare 1,6 milioni di auto

Il gruppo italoamericano è stato costretto ad intervenire obbligando 1,6 milioni di veicoli a rientrare in officina a causa degli airbag montati sulle proprie vetture del gruppo Takata potenzialmente difettosi che potrebbero esplodere e spargere schegge all’interno dell’abitacolo.
A cura di Matteo Vana
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Sembrava ormai essere alle spalle, ma la maledizione degli airbag Takata sembra non avere fine: lo scandalo legato ai dispositivi del marchio giapponese, che hanno coinvolto diverse case automobilistiche, stavolta si è abbattuto sul gruppo Fca costretto a richiamare 1,6 milioni di auto per sostituire gli airbag potenzialmente difettosi che potrebbero esplodere e spargere schegge all'interno dell'abitacolo.

Più di 1,4 milioni di auto negli Stati Uniti

Un problema di non poco conto per il gruppo italoamericano: gli airbag daifettosi, infatti, hanno già causato la morte di 23 persone e ferito diverse centinaia di guidatori anche se Fca, almeno per ora, non è conoscenza di feriti o di incidenti legati alle vetture oggetto di richiamo. La casa, in una nota, ha sottolineato come l'iniziativa rappresenta "la quarta e ultima fase dell’iter coordinato dalla National Highway Traffic Safety Administration e pensato per individuare gli airbag difettosi dell'ex Takata" I modelli interessati al richiamo sono i pickup Ram 3500, Ram 4500/5500 del 2010 così come Dodge Dakota del 2010/2011 oltre a Dodge Challenger costruiti dal 2010 al 2014, Dodge Charger dal 2011 al 2015, la berlina Chrysler 300 dal 2010 al 2015 e il SUV a marchio Jeep Wrangler del 2010-2016. Di queste auto 1,4 milioni si trovano negli Stati Uniti, 88mila circa in Canada, 12mila in Messico e 118mila nel resto del mondo.

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Fino a oggi, Fca ha sostituito oltre 4 milioni di airbag a marchio Takata, potenzialmente letali per i conducenti a causa del gas usato che, in caso di particolari situazioni climatiche, potrebbe far esplodere il dispositivo di sicurezza spargendo schegge all'interno dell'abitacolo. Il gruppo italoamericano, però, non è l'unico coinvolto nello scandalo della casa giapponese che non ha risparmiato praticamente nessuno dei grandi marchi automobilistici; in tempi recenti anche Toyota e Honda hanno richiamato milioni di veicoli venduti nel mondo tanto con quest'ultima che nel 2015 si è vista costretta a far rientrare n officina circa 5 milioni di vetture.

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