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Tutor, per i giudici Autostrade non è proprietaria del software

La società, dopo essere stata costretta alcuni mesi a spegnere il sistema di rilevamento della velocità media in autostrada, incassa una nuova sconfitta legale: il Tribunale di Roma, con la sentenza numero 120/2019, ha stabilito come Autostrade per l’Italia non sia proprietaria del software del SICVe.
A cura di Matteo Vana
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Tutor
Un portale di controllo del sistema Tutor.

Potrebbero esserci nuovi problemi per Autostrade con il sistema Tutor: dopo essere stata obbligata a spegnere i rilevatori di velocità per alcuni mesi, ora per la società è arrivata una nuova sconfitta legale. Il Tribunale di Roma, infatti, con la sentenza 120/2019, ha rigettato le richieste di rivendicare la titolarità del software utilizzato sui sistemi di sorveglianza SICVe.

Autostrade pronta a impugnare la sentenza

Non è ancora detta l'ultima parola visto che Autostrade per l'Italia pare abbia intenzione di impugnare la sentenza, ma è un nuovo capitolo di una diatriba che va avanti ormai da moltissimi anni. Il 10 aprile 2018 la Corte d'appello di Roma aveva sostanzialmente chiuso il primo fronte stabilendo che il gestore autostradale aveva contravvenuto le regole riguardo il brevetto del sistema, di proprietà di una piccola azienda toscana, la Craft, obbligando Autostrade allo spegnimento dei Tutor; adesso, invece, nel pronunciamento si fa riferimento al software che fu sviluppato dall'imprenditore di Latina Alessandro Patanè con due sue società. Patanè lamenta il mancato pagamento della commessa e ha promosso vari contenziosi contro Aspi, anche su questioni di proprietà intellettuale.

I giudici chiamati a decidere sul caso, come riportato da Studio Cataldi, hanno specificato come Autostrade per l'Italia non abbia fornito elementi per dimostrare la paternità del sistema, limitandosi a "dichiarazioni assertive in cui si rivendica la novità del software". I giudici non hanno ritenuto sufficiente il fatto che negli ordini di acquisto la società avesse inserito la clausola "Proprietà intellettuale ed industriale", riservandosi di presentare domanda di brevetto: fino alla registrazione di quest'ultimo, infatti, la proprietà non è dimostrata e la società, in riferimento alla questione brevetti, "non appare essersi fondata appieno sui canoni di lealtà e probità" previsti dall'articolo 88 del Codice di procedura civile; il ricorso fu infatti presentato nel 2013, quando già da tempo pendeva il contenzioso con la Craft sul brevetto del Tutor e Aspi ne fece solo "fugace menzione", pur conscia che il brevetto del software e quello del sistema fossero strettamente legati.

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