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Un anno senza Sergio Marchionne, il manager con il maglione che ha cambiato la storia dell’auto

Il 25 luglio scorso perdeva la vita, presso l’Universitätsspital di Zurigo, Sergio Marchionne: il CEO del gruppo Fca, da lui stesso creato, ha rappresentato per 14 anni l’azienda torinese in Italia e nel mondo risollevandola dall’orlo del fallimento e ridando lustro a marchi storici come Alfa Romeo, tornata in F1, e Ferrari, capace di duellare sotto la sua presidenza con la super Mercedes nei tracciati di tutto il mondo. Un manager illuminato con un compagno inseparabile, quel maglione blu che indossava in ogni uscita pubblica.
A cura di Matteo Vana
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Sergio Marchionne - Getty images
Sergio Marchionne – Getty images

E' passato un anno da quando Sergio Marchionne se ne è andato, 365 giorni senza l'uomo con il maglione che ha rivoluzionato la storia della Fiat e con essa anche il mondo dell'auto: lo scorso 25 luglio, all'età di 66 anni, perdeva la vita il manager italo-canadese, ricoverato presso l'Universitätsspital, la clinica universitaria sulla collina poco distante dal centro di Zurigo, nella quale si trovava per una malattia contro la quale combatteva da tempo lasciando un'eredità pesante che ancora oggi sembra muovere i passi del gruppo da lui stesso creato.

L'arrivo in Fiat e i primi successi

Era il lontano 2004 quando Marchionne, il manager nato in Italia ma presto emigrato lontano dai confini nazionali, decise di gettarsi a capofitto nell'avventura Fiat iniziando un'impresa che agli occhi dei più sembrava impossibile. Il top manager italo-canadese, però, non era uomo da farsi scoraggiare  – anche a costo di scelte impopolari  – e nonostante le prime difficoltà rimase fedele alla causa della casa torinese che lo aveva scelto dopo la morte di Umberto Agnelli insieme a Luca Cordero di Montezemolo. Il primo grande obiettivo raggiunto fu quello di riuscire a mettere a referto un utile di 1,4 miliardi. Un uomo che non ha mai avuto paura di compiere scelte impopolari: dal duro scontro frontale con la Fiom all'uscita da Confindustria fino al nodo della governabilità delle fabbriche contro assenteismo e conflittualità diffuse, Marchionne ha rivoluzionato il modo di concepire il business in ogni suo aspetto, uscendone spesso vincitore.

L'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne / Getty Imags
L'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne / Getty Imags

Nel 2008, con il lancio della Fiat 500 appena festeggiato, ecco però il primo grande scoglio da superare con la grande crisi che lo porta a modificare i piani richiedendo un massiccio ricorso alla cassa integrazione. L'anno successivo, però, arriva il blitz con cui acquisisce il 20% di Chrysler, la trattativa con il Tesoro Usa e i sindacati americani e la benedizione da parte del presidente Barack Obama fino ad arrivare, nel 2011, a detenere il 53,5% del capitale dell'azienda americana. Un'operazione finanziaria illuminata, capace di dare vita al gruppo Fiat Chrysler Automobiles – conclusa nel 2014 con l'acquisizione del 100% dell'azienda americana – e sesto produttore mondiale di auto, con domicilio fiscale a Londra e sede legale trasferita dopo 115 anni da Torino ad Amsterdam, quotata a Milano e a Wall Street, una scelta che ancora oggi attira critiche e consensi in egual misura.

La rinascita Ferrari e il ritorno dell'Alfa Romeo in F1

Un personaggio trasversale, capace di guidare un gruppo sull'orlo del fallimento fino ad essere un gigante dell'auto conquistando il Nuovo Continente, uomo immagine apparso sulla copertina del "Time" e simbolo della rinascita Ferrari in Formula 1 così come del ritorno di un marchio storico come quello dell'Alfa Romeo, assente dalle corse dagli anni '80. Ironico, diretto, per anni accanito fumatore, aveva un vezzo al quale non rinunciava mai, il suo maglioncino blu, segno di riconoscimento come e quanto l'orologio che l'Avvocato Gianni Agnelli portava rigorosamente sul polsino. In ciascuna delle sue case negli Stati Uniti, in Svizzera e a Torino ha oltre 30 maglioncini blu tutti uguali, che indossa in ogni occasione al posto della giacca e la cravatta, usate in tre soli casi eccezionali; la prima quando si presenta alla stampa, quando va in Senato a riferire – dove la giacca e la cravatta sono obbligatorie –  e alla presentazione dell'ultimo piano industriale dello scorso primo giugno, a Balocco, per celebrare la promessa mantenuta in caso di raggiungimento del debito zero, una delle tante sfide vinte. Un uomo che, pur senza fare promesse, ha saputo mantenere sempre la parole data e che, a un anno dalla sua scomparsa, il mondo dell'auto non ha nessuna intenzione di dimenticare.

Il presidente e amministratore delegato di Ferrari, Sergio Marchionne
Il presidente e amministratore delegato di Ferrari, Sergio Marchionne
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