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Valentino Rossi senza limiti, sblocca il primo dieci e ricuce nel mondiale

Con un ultimo incredibile giro il pesarese doma Marquez e porta a 10 le vittorie a Barcellona. A quota 9 ci sono Jerez, Mugello ma anche Assen, dove si corre tra tre settimane. Secondo trionfo stagionale per il Dottore, sempre in Spagna. Quando fu bis, nello stesso anno è poi arrivato il mondiale.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi in piedi sulla moto, saluta "alla Lorenzo" al parco chiuso / Getty
Valentino Rossi in piedi sulla moto, saluta "alla Lorenzo" al parco chiuso / Getty

Una vittoria speciale con una dedica speciale. La seconda in questa stagione, sempre in Spagna. 114esima perla infilata all’ultimo giro, dopo una rimonta stratosferica, dopo un duello da cineteca, una lotta serrata, ultima impresa di un Dottore il cui bello sembra sempre che debba ancora venire. Un campione senza limiti, che ogni volta che vince, stupisce per la sua capacità di reinventarsi, un pilota dal talento unico, una persona con un’intelligenza fuori dal comune, un uomo capace di fare autocritica e rivedere se stesso e quello che non va.

Tutti in riga

Insaziabile Rossi, spazza i 4.655 metri di un circuito ridisegnato nell’ultimo settore, dopo il terribile incidente di Salom alla curva 12. Scattato dalla 5° casella in griglia per un ottavo posto iniziale, il campione di Tavullia mette tutti in riga in pochi giri, fino ad agganciare Lorenzo e Marquez, i due rivali più tosti, i due diretti avversari nel mondiale. Prima il sorpasso su Marquez, al settimo giro, poi l’attacco a Lorenzo in testa alla corsa, replicato alle sue spalle dal Cabroncito determinato a non togliergli il fiato al collo. Un primo tentativo, un secondo, poi un terzo con cui Marquez riesce a mettergli le ruote davanti. Quindi l’affondo di Rossi, al penultimo giro, epilogo di un duello pulito e giusta ricompensa dopo la delusione del Mugello.

Sbloccato il primo 10

Bis spagnolo per Rossi che a vincere a casa degli avversari ci ha preso gusto, dopo il trionfo di Jerez, cavalcata dalla pole a sette anni dall’ultimo trionfo in Andalusia. Sette anni dopo, anche a Barcellona. E ogni volta che nello stesso anno ha vinto a Jerez e Barcellona, a fine stagione è arrivato il mondiale (1997, 1999, 2001, 2002, 2005 e 2009). Ma il traguardo catalano ha anche dell’altro: è il numero 10, il primo dieci “che si sblocca” ha detto ieri. Le vittorie del Montmelò erano già arrivate in tutte le quattro classi, una in 125 nel 1997, due in 250 nel 1998 e 1999, una in 500 nel 2001 e 5 in MotoGP, nel 2002, 2004, 2005, 2006 e 2009, e per adesso, quella di Barcellona, è la pista dove ha vinto di più. Tra tre settimane, ad Assen, per la prima volta di domenica in barba alle tradizioni, non è detto che non sblocchi anche un secondo dieci, quel numero tondo, che evoca il terzo e unico dieci, il più importate, visto che il traguardo che insegue è quello del 10° titolo mondiale.

La differenza di Rossi

Rossi in classifica è terzo, a 22 punti di ritardo da Marquez, leader del mondiale, e 12 da Jorge Lorenzo che resta ancorato al precedente bottino per il tamponamento di Andrea Iannone, quando mancano 11 gare alle fine del mondiale. Lo zero del maiorchino e la vittoria di Rossi annullano il guaio del Mugello, mentre con la piazza d’onore Marquez porta a sei i podi in sette Gp finora disputati. Ma a Barcellona, a far risalire la Honda, sono state le varianti della pista dove girano le Formula 1, a scapito delle Yamaha che invece soffrono nelle curve da prima marcia. Marc ha provato a rendere la vita difficile ai suoi avversari ma gli ingegneri Yamaha, sabato notte, hanno rivoltato la M1 come un calzino, lavorando sull’erogazione a marce basse, sul controllo di trazione, sull’agilità della moto. E Valentino ha saputo fare la differenza. Con la vittoria in Catalunya, Rossi aggiunge un altro ingrediente alla nuova “zuppa” mondiale, portando a quota quattro i podi in questa stagione, inclusi il capolavoro di Jerez, i due secondi posti di Argentina e Le Mans che, con lo zero di Austin e Mugello, fanno 103 punti ancora tutti da gustare, tra conferme e delusioni che dopo 21 anni di battaglie hanno intatto quel sapore di talento sconfinato.

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