Vettel chiamato alla rimonta mondiale su Hamilton, per il tedesco una missione (quasi) impossibile
Il termometro dell'umore, per Sebastian Vettel, segna -40; tanti, infatti, sono i punti che separano il tedesco della Ferrari dalla vetta del mondiale occupata attualmente da Lewis Hamilton che, con la vittoria di Singapore, ha dato forse lo strappo decisivo per portare a casa il quinto titolo di una carriera che, gara dopo gara, sta assumendo sempre più i contorni della leggenda. Dovrà essere forte il tedesco per non far aumentare questo divario già a partire dalla Russia per avere nelle mani il proprio destino: allo stato attuale, infatti, se il ferrarista dovesse vincere tutte le sei gare rimanenti – anche in caso di arrivo di Hamilton sempre alle sue spalle – sarebbe campione del mondo. Roba quasi da fantascienza anche se la storia della Formula 1 insegna che le rimonte, anche quando sembrano impossibili, avvengono.
I precedenti del 2010 e 2012, il tedesco sa come si fa
Dovrà tirare fuori tutto ciò che ha Vettel che, nel recente passato, è riuscito a portare a termine rimonte che sembravano disperate. Nel 2010, infatti, il tedesco, allora al volante della Red Bull, si trovava a 31 punti proprio da Hamilton quando si erano corse 13 gare sulle 19 in calendario, diventati poi 25 da Alonso su Ferrari ad appena 3 GP dalla conclusione. Una situazione che sembrava ormai tagliare fuori il tedesco dalla lotta per il titolo, ma le due vittorie consecutive a Interlagos e Abu Dhabi – e una buona dose di fortuna – portarono Vettel a conquistare il primo titolo mondiale della propria carriera con 4 punti di vantaggio sullo spagnolo. Meglio ancora fece nel 2012 quando i punti da recuperare sempre su Alonso erano 44 a metà stagione; grazie a 4 vittorie e 7 podi nelle ultime 10 gare, però, il tedesco riuscì a superare il ferrarista vincendo con 3 punti di vantaggio. Stavolta, però, con solo 6 gare, Vettel sa che dovrà superare anche se stesso.
Da Hunt a Raikkonen, ecco le grandi rimonte della F1
In passato, però, c'è chi riuscì a compiere imprese maggiori rispetto a quella che si troverà ad affrontare nelle prossime gare il pilota della Ferrari. Rimane nella storia il recupero – favorito però dal terribile incidente che coinvolse Niki Lauda – di James Hunt che lo portò a vincere il campionato del mondo nel 1976. All'epoca i criteri di assegnazione erano diversi ed adattandoli a quelli moderni l'inglese non sarebbe riuscito a superare il pilota austriaco che, a 7 gare dal termine, poteva vantare un vantaggio di 35 punti. Decisivo, infatti, si sarebbe rivelato l'ottavo posto in Canada ottenuto da Lauda, ma rimane comunque il fatto che, in virtù della condizione eccezionale che si verificò, Hunt riusci a recuperare ben 96 punti al suo avversario. Un'altra impresa che appartiene al passato è quella compiuta da Raikkonen nel 2007; anche in questo caso i criteri di assegnazione dei punti erano diversi – con il vincitore che prendeva 10 punti – ma il finlandese andò a superare Lewis Hamilton proprio in occasione dell’ultima gara in Brasile, nonostante si trovasse staccato di ben 17 lunghezze al penultimo appuntamento. Anche Prost, nel 1986, sembrava ormai spacciato ma riuscì a recuperare su Mansell laureandosi campione del mondo. La storia alimenta le speranze di Vettel, ma quella che attende il tedesco è una scalata complicatissima: starà a lui dimostrare che, nonostante le probabilità di riuscita siano bassissime, la missione può trasformarsi da impossibile a fattibile.