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Innovazione e lavoro di squadra: così è rinata la Ferrari

Il trionfo di Vettel in Australia è la vittoria di tutta la Ferrari. E’ il successo di Arrivabene, che rinuncia a James Allison e cambia l’organizzazione del team. La rivoluzione produce una macchina nata bene, con tante soluzioni originali. Ma il lavoro è solo all’inizio.
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Quando sente l'odore della vittoria, Vettel diventa imbattibile. È la sua forza e insieme il suo limite. Si intristisce, si spegne se la macchina non è all'altezza delle aspettative. Ma quest'anno, già dai test che evidentemente, a posteriori, erano più eloquenti di quanto ipotizzato, ha tirato fuori gli occhi della tigre e lo spirito del campione. Ha partecipato a tutti i test Pirelli per le gomme più larghe a novembre, un fattore probabilmente non secondario a Melbourne. Su una pista certo sempre atipica, e per questo non del tutto indicativa di una stabile inversione di tendenza nelle gerarchie del Mondiale, Vettel si è trovato molto più a suo agio sulla SF70H di Raikkonen. E soprattutto la Ferrari ha lavorato meglio di tutti con le gomme, tanto da portare Hamilton, nonostante tempi in progresso nel primo stint, ad anticipare la sosta e abbandonare le ultrasoft per le soft, degradate nei sei giri passati dietro Verstappen. “E’ stato un grande giorno per noi. La squadra ha lavorato duro in pista così come in sede” ha dichiarato Vettel. “E’ una sensazione bellissima. “Grazie mille”, non c’è molto di più da dire. Gli ultimi mesi sono stati molto intensi, è stato difficile prendere il giusto ritmo. Ma è solo l’inizio e c’è molto lavoro da fare. E’ solo il primo passo di un lungo cammino. E’ fantastico vedere la gente sorridere”.

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La riscossa di tutta la squadra

Il tedesco, scrive Giorgio Terruzzi sul Corriere della Sera, “ha spazzato via le ombre che vagavano dentro e attorno la sua anima agitata (…) Un intero repertorio rosso cupo, cancellato da una macchina nata bene, capace di confortarlo nei giorni nebulosi dei test, di riattivare ogni connessione con il talento nel giorno della prima sfida”. La Ferrari, racconta Vettel, non ha guardato né a destra né a sinistra dopo una stagione con undici podi e nessuna vittoria. Ha guardato solo avanti, fino al primo successo dal GP di Singapore del 2015. Ha sacrificato James Allison, ha impostato una filosofia di organizzazione orizzontale, fatta di coinvolgimento e coordinamento, di squadra e non di geni isolati. Ha dimostrato che si può vincere anche senza portare Newey a Maranello.

Gina, il nome che Vettel ha dato alla SF70H

“Oggi abbiamo ottenuto un buon risultato, che avrebbe potuto essere ottimo portando anche Kimi sul podio” ha detto Arrivabene. “Alla presentazione della SF70H l’avevamo definita “la Ferrari di tutti”: per questo il successo di oggi rispecchia lo sforzo di chi ha lavorato duramente, nei mesi scorsi, sia a Maranello che in pista”. La rivoluzione industriale è diventata rivoluzione progettuale, si è trasformato nel matrimonio mancato negli ultimi anni fra aerodinamica e meccanica. L'unione ha fatto la forza, ha prodotto “Gina”, il nome che Vettel ha dato alla sua SF70H, una macchina piena di spunti originali e non solo di soluzioni nate con un occhio a Maranello e un occhio a Stoccarda, a carpire i segreti delle Frecce d'Argento.

Ferrari vs Mercedes: tutte le differenze

La Ferrari, è storia, ha un passo più corto delle Mercedes, allungate fino a 3691 mm, di 100-120 millimetri. Anche questo a Melbourne ha consentito una maggiore direzionalità e un consumo più gentile delle gomme, e potrebbe costare qualcosa a Shangai o sulle piste segnate da curvoni veloci dove i piloti del Cavallino dovranno con ogni probabilità operare più correzioni di volante per restare in traiettoria. Una soluzione possibile grazie al disegno della pancia, meno influenzata ora dal flusso d'aria dalla ruota anteriore, e dalla capacità di mantenere ottimale invece l'aria che serve a raffreddare la power unit. Ed è qui, nel cuore e nel primo motore di ogni sogno Ferrari che, senza più vincoli e gettoni, a Maranello i tecnici hanno firmato i cambiamenti maggiori.

Il nuovo motore

Lo 062 è un motore molto diverso dal 2016, con pressioni di sovralimentazione più basse, con una gestione più razionale del recupero dell'energia e probabilmente con un significativo miglioramento del carburante. L'estrattore posteriore più grande e un S-duct, il convoglio che evita le turbolenze sotto il telaio, dalla forma innovativa, certificano la cura dei dettagli e il valore del lavoro di tutti. “Era ora. Sono contento per la squadra e i nostri tifosi che non ci hanno mai abbandonato. Era da circa un anno e mezzo che aspettavano questa vittoria. E’ stata un’emozione sentire nuovamente suonare l’inno italiano” ha detto il presidente Marchionne. “Sebastian ha fatto una grande gara, e sono sicuro che Kimi sara’ presto lì a lottare con il compagno. Ed è naturalmente un successo da condividere con tutta la squadra, sia in pista sia a Maranello, perché solo il lavoro di gruppo permette di raggiungere traguardi importanti”.

Aerodinamica, cosa è cambiato

La rinascita del Cavallino, dunque, passa anche per nuove regole che si sono rivelate decisamente inadatte a raggiungere l'obiettivo da tutti sbandierato come ragione principale del cambiamento. Il nuovo regolamento avrebbe dovuto produrre più spettacolo, e invece ha condotto solo a disegnare monoposto dal valore ingegneristico altissimo, con talmente tanta aerodinamica da rendere molto più difficile mantenere la scia, come ha imparato a sue spese Hamilton bloccato dietro la muscolare difesa di Verstappen, e i sorpassi anche in regime di DRS sono rimasti un fiore non colto. I due lampi finali di Perez, da applausi, non cambiano però la sostanza di una tendenza cui già Aldo Costa si era opposto un paio di anni fa e che gli stessi piloti lasciavano intravedere con qualche timore dopo i primi test.

Il vento del cambiamento

La Ferrari, questo sì, ha saputo leggere e interpretare il vento del cambiamento a giudicare dalla prima gara. Ma la storia recente della scorsa stagione deve insegnare, ancora una volta, che i cavalli da corsa li vedi al traguardo e non alla partenza. Anche la SF16H sembrava una vettura nata bene, salvo poi perdersi strada facendo quando dopo ogni upgrade aerodinamico il distacco dalle Mercedes e dalle Red Bull sembrava aumentare anziché diminuire. La vera sfida sarà appunto questa, rispondere alla contromosse delle rivali, riuscire a difendere il vantaggio competitivo costruito a Melbourne e mantenere Vettel, primo ferrarista in testa al Mondiale dal 2012, lì davanti quanto più possibile. Perché la concorrenza fa bene allo spettacolo, fa bene anche alla Mercedes. Fa sicuramente benissimo alla Ferrari, che dopo il successo ha toccato in Borsa il valore più alto da quando è stata quotata scorporata dalla FCA. Niente, nell'economia dell'immateriale, conta e vale di più di una vittoria in Formula 1.

Riflettori puntati verso la Cina

La festa avrebbe potuto essere completa, sottolinea Arrivabene, se Raikkonen avesse centrato il podio. Ma Iceman, meno a suo agio di Vettel e in ombra rispetto a un Bottas veloce, motivato a dimostrarsi subito degno di Rosberg per ottenere il rinnovo del contratto, è sembrato quasi non voler correre troppi rischi, non mettere in pericolo un quarto posto comunque di valore per la squadra. “La monoposto” conclude il team principal, “si è comportata benissimo in pista: era ben bilanciata e il rendimento costante della gomme ci ha aiutato a mettere in atto una strategia aggressiva. Questa è solo la prima gara del campionato: ne mancano ancora 19 e ad ogni Gran Premio dobbiamo mantenere alta la concentrazione, evitando di distrarci e guardando già da oggi avanti, al prossimo Gran Premio in Cina. Un passo alla volta, senza proclami. Si scrivono così le grandi destinazioni.

 
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