Dai caschi del Dottore al Dottore dei caschi, il passo è breve, anzi brevissimo. Solo 10 km separano Tavullia da Cattolica, la città del disegnatore di caschi più noto del mondo delle due ruote: il 54enne Aldo Drudi, che inizia la carriera di artista con Graziano Rossi, conosciuto facendo “su e giù per la Panoramica”, la strada che porta da Pesaro a Riccione. Da quell’incontro è cominciata una storia fatta di centinaia di creazioni, celebrative e non, in grado di emozionare i tanti appassionati del Motomondiale. Passando da Marco Lucchinelli a Kevin Schwantz, fino a Valentino Rossi, insieme al quale l’esperto disegnatore romagnolo inizia un percorso fatto di caschi con cui, per quanto belli o brutti, è sempre meglio non cascare.
Dell’italiano vero – Dalle serie speciali ai caschi storici, come quello soprannominato il casco “dell’italiano vero”, rivisitazione di quello che usava papà Graziano. Indossato al Mugello nel 2002, portò fortuna al pilota pesarese, che in quell’occasione vinse per la prima volta in sella ad una MotoGP il Gran Premio d’Italia. Un grande tricolore centrale e ventidue vignette che ironizzano su alcune caratteristiche di Rossi e degli italiani a suggellare il record di primo pilota a vincere in tutte le classi sul circuito toscano.
Questioni di cuore – Per Aldo Drudi il design dei caschi è sempre stata una sfida. Passare dall’idea al prodotto finito in tempi strettissimi, al massimo in una settimana. In ogni creazione Aldo ci mette l’anima e tantissimo impegno, perché si sa, Rossi e il Motomondiale sono una questione di cuore, come quello impresso sul un altro storico casco che il pilota pesarese indossò al Mugello nel 2007. Una gara fortunata in sella alla Yamaha, in cui Valentino fu autore, dopo una difficile partenza, di una rimonta “alla Rossi” che lo portò a centrare una vittoria in solitaria che gli valse sul tracciato toscano lo stesso numero di vittorie consecutive di Mick Doohan.
Il faccione – La serie di caschi speciali e, particolarmente fortunati, continua. Il faccione del 2008, il casco preferito dallo stesso Aldo Drudi, porta Valentino Rossi a vincere per il settimo anno consecutivo il GP d’Italia. L’idea di stampare lo stato d’animo che il pilota pesarese prova nel percorrere la Casanova-Savelli nasce da una lunga notte insonne. Drudi e Vale non riuscivano a pensare a nulla, tanto che Rossi aveva optato per una versione bianca con una grande scritta “Non mi è venuto in mente un c****”. Poi la luce, quella dell’alba: una lunga chiacchierata sulla pista e quella smorfia fatta al commento dell’emozione di quella velocissima chicane. Era nato così il nuovo casco che quella domenica porto Rossi a centrare il record di nove successi personali consecutivi sul tracciato toscano e di 91 vittorie complessive che valsero il record di secondo pilota più vincente di sempre, alle spalle di Giacomo Agostini.
L’occhio – Tra i più divertenti c’è quello indossato nel 2011, sempre al Mugello, con un enorme occhio azzurro su fondo bianco che, oltre a significare “Occhio che qui al Mugello ci si può fare male”, in riferimento all’incidente dell’anno precedente, starebbe anche a rappresentare che il pubblico del Dottore tiene il pilota pesarese “sott’occhio” ora che Rossi è per il primo anno in sella alla Ducati. Nonostante nel 2011 il risultato alla bandiera a scacchi non fu dei più entusiasmanti, il casco resta comunque uno dei più belli.
La tarta del Mugello – Tra le ultime opere d’arte, in termini di tempo, c'è quella portata in pista quest’anno al GP d’Italia. La tarta del Mugello è un omaggio all’animale a cui il Dottore è particolarmente legato da quando era bambino, tanto da averlo tatuato sul basso ventre. Con un tocco di ironia, Drudi aerografa la tartaruga a sottolineare quella “velocità” che manca per stare nel gruppo dei primi.
Tanti, tantissimi i caschi nati dalla mente di questo artista, dai più classici, ai più ironici fino a quelli che riprendono il tema del sole e della luna, a indicare il profilo dichiaratamente doppio del pilota italiano che più di ogni altro continua a far sognare milioni di fan. Un sole sorridente e quella luna, sempre incazzata, che da sempre si inseguono nel mito e nella leggenda, quella di Valentino Rossi.