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Auguri a Hermann Tilke, l’architetto della F1

Hermann Tilke, il signore dei circuiti, compie 60 anni. Una carriera iniziata nel 1986 con la progettazione della stradina d’accesso al Nurburgring. Nel 1995 arriva l’offerta per l’A1 Ring. E’ l’inizio di una carriera che lo trasforma nell’architetto di fiducia di Bernie Ecclestone.
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È iniziato tutto con una pista per automobiline Carrera. Ma non sono bastate certo le interminabili gare con il fratello a fare di Hermann Tilke il signore dei circuiti, l'architetto della Formula 1 moderna, che proprio nell'ultimo giorno del 2014 compie 60 anni.

Le corse – La sua “highway to Heaven” parte da una piccola stradina di accesso al circuito del Nurburgring. Tilke, allora neo-laureato ingegnere civile all'università di Aachen, la progetta nel 1986 per l'equivalente, allora, di 300 dollari. Ha già creato la sua compagnia, nel 1983: allora è solo un'azienda personale, che oggi dà lavoro a 350 ingegneri e architetti e uffici in tutto il mondo. È anche un pilota, all'inizio degli anni Ottanta. Ha cominciato con le corse in salita, prendendo in prestito l'auto della madre, cui teneva nascosta la ragione della sua richiesta. Presto passa alle auto da turismo e partecipa alla 24 ore del Nurburgring, nello stesso equipaggio di Alexander Wurz.

Il battesimo in Austria – È proprio Franz Wurz, il padre del pilota austriaco compagno anche di Michael Schumacher, a offrirgli la prima grande occasione della carriera: ridisegnare l'Osterreichring nel 1995. “Normalmente dalla prima bozza alla prima gara, passano diversi anni di duro lavoro” spiega. Contemporaneamente, realizza una nuova tribuna per il Nurburgring in soli 240 giorni, in tempo per l'edizione 1997 del Gran Premio: è il suo battesimo del fuoco. L'Osterreichring diventa un circuito in anticipo sui tempi: undici anni dopo, quando sarà acquistato da Mateschitz, patron della Red Bull, e rientrerà in calendario, non servirà nessuna modifica. L'Austria apre le porte della gloria al “Lord of the Rings”, il signore delle piste.

Sepang – L'allora primo ministro malese Tun Doktor Mahathir Bin Mohamad gli chiede di disegnare un circuito che sia anche una dichiarazione di intenti, la chiave per lanciare la campagna ‘Vision 2020’. Tilke progetta tribune che ricordano un fiore di loto e realizza quella che per molti rimane la sua creazione migliore. “Sepang era un progetto molto importante” ha spiegato Tilke. “Volevano mostrare al mondo che stavano diventando una nazione moderna, volevano qualcosa che gridasse Malesia. È così che sono arrivato a pensare a quella forma per le tribune. Ma in genere mi piace sempre progettare architetture che riflettano la nazione che ospita il circuito”.

Tilkodromi – Sepang ha tutte le caratteristiche di quelli che negli anni verranno etichettati come Tilkodromi. Oltre alla chicane destra-sinistra alla curva 1 e 2, suggerita da Michael Schumacher, ha una serie di curve lente, a 90 gradi, e i lunghi rettilinei, il vero tratto distintivo delle sue creazioni. Tuttavia, ogni tracciato dei suoi è diverso dagli altri. “Abbiamo talmente tante persone che lavorano ai vari progetti che le idee originali non mancano di certo” racconta. La conferma arriva da chi quelle piste le ha conosciute, Jenson Button, il più esperto tra i piloti al via nel Mondiale appena concluso. “Sono tutte piuttosto tecniche, perciò è difficile trovare la traiettoria ottimale in ogni settore. Sono tutte differenti, ed è sorprendente considerando che la mano è la stessa”. Dalla prima bozza alla prima gara, spiega, passano diversi anni. “Disegnare una pista è come un'avventura”, racconta. Si parte dall'ispezione del sito, dall'analisi della topografia, della direzione del vento, delle infrastrutture, delle caratteristiche del suolo. Poi inizia il lavoro. “La prima persona con cui parlo è Bernie Ecclestone, poi con il mio socio Peter Wahl e con le altre persone che lavorano con me. Mettiamo insieme tutte le idee e decidiamo come procedere”.

Critiche – Dopo Sepang, Tilke ha disegnato tra gli altri circuiti in Bahrain, Abu Dhabi, Shanghai, Istanbul, con la celebre curva 8 dai quattro diversi punti di corda, Valencia, Singapore, Sochi, caratterizzato dalla curva a raggio costante più lunga del Mondiale. E suoi saranno anche i tracciati del GP del Messico e di Baku che entreranno in calendario nel 2015 e nel 2016. In totale, ne ha progettati più di 50, e naturalmente non tutti piacciono allo stesso modo. “Alcune piste hanno più azione, altri meno. È così in ogni sport” ha commentato. Tuttavia, al di là del successo ottenuto con Sepang e il Red Bull Ring, Tilke è stato criticato per la configurazione di Sakhir, dello Yas Marina Circuit di Abu Dhabi, che Raikkonen non ha esitato a definire un circuito “di m…”, e del nuovo Hockenheim, ristrutturato nel 2002, considerati senza carattere, e con vie di fuga troppo ampie che non puniscono abbastanza gli errori dei piloti rispetto ai tracciati di vecchia generazione come Spa, Monza o Interlagos. “Quelle piste però” si difende, “sono state pensate per vetture più lente, che non hanno bisogno di tutto il carico aerodinamico richiesto oggi”. Un progettista, poi, oggi deve giocare sugli equilibri, deve bilanciare i gusti del pubblico, l'esigenza della velocità e dei sorpassi con gli elevati standard di sicurezza richiesti dalla FIA. “I fan chiedono spesso curve veloci” spiega, “che però sono controproducenti dal punto di vista dei sorpassi, perché la turbolenza prodotta dalle auto li ostacola. Nelle curve lente si può passare più facilmente, per questo il design migliore è avere una curva lenta, un lungo rettilineo e poi un'altra curva lenta”.

Perché solo lui? – Certo, la domanda rimane: è possibile che non ci siano altri architetti, altri studi a cui affidarsi? “Gli organizzatori dei nuovi gran premi possono rivolgersi a chi vogliono” ha spiegato Bernie Ecclestone, “ma io dico loro che così facendo finiranno per spendere di più perché Tilke ha tantissima esperienza e non commette errori”. Per questo, anche se non ha nessun tipo di contratto con il Formula One Management, è uno degli uomini più influenti nella storia recente della Formula 1. La mano che dà forma alla visione, alla versione di Bernie.

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