Da Valentino Rossi a Michael Schumacher, ecco i campioni che hanno guidato sia auto che moto
Il fascino della velocità, per i campioni, è un richiamo al quale è quasi impossibile non rispondere: a dimostrarlo, ancora una volta, è stato Lewis Hamilton che ha testato – con tanto di scivolata – la Yamaha sulla pista di Jerez, insieme al pilota Alex Lowes, che partecipa al mondiale Superbike. Il campione inglese, dopo aver conquistato il suo quinto mondiale in Formula 1, si è voluto concedere un'escursione nel mondo delle moto, passando così dalle quattro alle due ruote; un percorso, quello fatto dal britannico, che lo accomuna a tanti altri campioni che, prima di lui, avevano già deciso di compiere il grande salto – anche solo per qualche test – passando dalle moto alle auto e viceversa.
John Surtees, l'eroe dei due mondi
L'esempio più importante è quello rappresentato da John Surtees, l'eroe dei due mondi, capace di trionfare sia nel mondiale di motociclismo sia in quello di Formula 1. Dopo aver conquistato 3 titoli nella classe 350 negli anni '50 e quattro in 5 stagioni in sella alla MV Agusta, ecco che la Lotus gli offre un sedile; un'occasione da cogliere al volo per il britannico che non se lo fa ripetere due volte e si cala nell'abitacolo. I primi anni sono difficili, qualche podio lo conforta, ma è nel 1964, grazie alla Ferrari, che diventa un vero e proprio eroe: in Messico, infatti, Surtees diventa campione del mondo, l'unico nella storia delle corse a riuscirci. "Le gare che ricordo sono soprattutto quelle che non ho vinto, mi infastidiscono. Fui molto dispiaciuto, ad esempio, di non aver conquistato la 24 Ore di Le Mans dopo essere stato in testa per oltre 20 ore, ma alla fine sono stato fortunato ad aver condotto una vita che mi ha consentito di fare ciò che amavo" dichiarò qualche anno prima della sua morte. Un pensiero che potrebbe accomunare la maggior parte degli sportivi.
Valentino Rossi, una tentazione chiamata Ferrari
Un campione del mondo su due ruote e la Ferrari, un binomio che ha rischiato di ripetersi anche in epoca piuttosto recente; chissà come sarebbe stato l'universo dei motori, infatti, se Valentino Rossi avesse ceduto alle lusinghe della Rossa lasciando il motomondiale gettandosi a capofitto nel mondo della Formula 1. Il pesarese ci andò vicino in diverse occasioni: la prima, nel 2004, quando il Dottore girò a Fiorano con un casco di Michael Schumacher per non dare nell'occhio impressionando perfino il campione tedesco. Poi quella che sembrava essere la volta buona: "All’inizio ci provai per scherzo, mi piaceva, ma dopo i primi test iniziai a fare sul serio. Nel 2006 ero ormai ad un passo dal provarci al volante della Ferrari" raccontò lo stesso Rossi. Anche nel 2009 il pesarese rischiò di mollare tutto per sostituire Massa, ne parlò anche con i vertici della scuderia italiana, ma alla fine non se la sentì di tradire il suo primo amore abbandonando la speranza di guidare per il Cavallino e lasciando tutti i tifosi ad immaginarsi ciò che poteva essere e invece non è stato.
Schumacher e il richiamo delle due ruote
Si può essere sette volte campioni del mondo di Formula 1 e sentire comunque il bisogno di cimentarsi con le due ruote: è quello che è successo a Michael Schumacher che, dopo i trionfi prima con la Benetton Renault e poi con la Ferrari, decise di lasciare il volante per stringere nei pugni due manopole. Prima i test con la Ducati Desmosedici e con la Yamaha, poi le giornate sul circuito ungherese del Pannoniaring con la Honda CBR 1000 RR del Team Holzhaue, fino al gran debutto in una gara di Superbike tedesca. Il pilota più vincente nella storia della Formula 1 partecipò a una vera e propria gara sul circuito di Oschersleben chiudendo la prima manche al 28° posto e cadendo nella seconda. Un'avventura che, se ancora ce ne fosse bisogno, il tedesco alla storia della velocità.
Cairoli al volante della Toro Rosso
Dal fango alle verdi colline austriache: è questa la storia di Tony Cairoli, nove volte campione del mondo di motocross, che non ha saputo dire di no al test offerto dalla Red Bull e disputato proprio sulla pista di proprietà dell'azienda che produce bibite energetiche insieme a Marc Marquez e Dani Pedrosa. Una giornata per testare la propria abilità in un contesto inusuale per lui che, però, ha riscontrato notevole successo. "Un’esperienza fantastica e devo dire che è molto più facile il passaggio dalle moto alle macchine" sono state le sue parole. Oltre alla Formula 1, però, nella mente del siciliano, un posto speciale è occupato dai rally, sua grande passione che lo porterà ancora una volta al Monza Rally Show; per ora è solo un hobby, ma lo stesso pilota ha ammesso che, magari in futuro, non è da escludere un passaggio dalle due alle quattro ruote.
Jorge Lorenzo con le Frecce d'argento
Non poteva certo esimersi dal grande salto Jorge Lorenzo; lo spagnolo, che ha fatto dello spirito competitivo – prima con Valentino Rossi e più recentemente con Andrea Dovizioso – uno dei suoi punti forti, ha colto al volo l'occasione di testare una delle macchine più importanti della storia della Formula 1, la super Mercedes dominatrice dell'era ibrida. Correva l'anno 2016 quando, sulla pista di Silverstone, il maiorchino impugnò il volante: "Sono andato molto veloce, più del debutto di Hamilton e Rosberg con quella macchina. Probabilmente avevano trovato un asfalto freddo. Me l'aspettavo più difficile" le sue parole dopo quell'esperienza che però rimase un caso isolato; la Mercedes, infatti, non propose mai al maiorchino di fare il grande salto lasciando alle moto Lorenzo. I suoi tempi sul giro, evidentemente, non devono aver convinto fino in fondo a Brackley.