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Dalla Mito alla Panda, le 5 storie più curiose sui nomi delle auto

Ogni casa automobilistica segue una sua logica nella scelta del nome da dare alle proprie vetture: c’è chi si ispira alle forme dell’auto, chi la associa a un animale, altri ancora a una città. Ecco alcune tra le storie più assurde legate ai nomi dei veicoli in circolazione.
A cura di Matteo Vana
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Ogni automobile porta con sé una storia da raccontare. Uno degli aspetti più importanti di una vettura, oltre alle caratteristiche tecniche, è racchiuso nel nome: sono tante le auto che avrebbero potuto chiamarsi in maniera diversa e, magari, avere fortune diverse. Ogni casa automobilistica segue una sua logica: c'è chi si ispira alle forme dell'auto, chi la associa a un animale, altri ancora a una città o a un personaggio importante. Particolare è la storia dell'Alfa Romeo Giulietta, raccontata nel libro "I nomi delle automobili", scritto dal linguista Enzo Caffarelli; la vettura, infatti, deve il suo nome a una serata in cui erano presenti i vertici dell'azienda  e la signora De Cousandier, moglie dell'ingegnere Leonardo Sinisgalli. Durante l'occasione un uomo intratteneva gli ospiti con poesie e, rivolgendosi agli uomini di Alfa Romeo, disse: "Siete sette romei e ora avete anche una Giulietta". Non solo l'auto del Biscione, però, ha una storia da raccontare.

Un omaggio alle città dei motori

La piccola sportiva del Biscione deve il suo nome a due città italiane che hanno fatto la storia dell'automobilismo: Milano, sede dell'Alfa Romeo, e Torino, dove viene assemblata. Dettaglio ancora più rilevante è che l'autostrada che collega le due città è proprio quella su cui l'Alfa Romeo faceva sfrecciare i suoi prototipi. In origine, però, era stato scelto un nome ben più forte: avrebbe dovuto chiamarsi, infatti, Furiosa, proprio per esaltare le caratteristiche sportive dell'auto. A deciderlo era stato un sondaggio online promosso dalla stessa casa, ma alla fine venne scartato. Troppo lungo e troppo estremo per una semplice utilitaria tanto da ripiegare su un'acronimo come appunto Mito.

Un'assonanza fastidiosa con la Twingo

La Panda, negli anni '80 e '90, ha dominato la scena diventando una vera e propria icona. Nei primi anni duemila, poi, è tornata alla ribalta con un nuovo look, deciso dalla Fiat: proprio questo restyling è quello che ha la storia più incredibile. Nei piani della casa torinese, infatti, doveva chiamarsi Gingo, un nome voluto proprio per staccarsi da quella vettura in grado di fare la storia. L'assonanza con un altro modello già in commercio, la Renault Twingo, però, modificò i piani della Fiat che, a un mese dal lancio, decise di intraprendere la strada della continuità chiamando così la neonata – pronta a sostituire la Seicento –  Panda. Proprio i tempi così ristretti costrinsero l'azienda a modificare in fretta e furia targhette e libretti di manutenzione, ma alcune decine di Gingo vennero messe in commercio diventando così vere rarità da collezione.

La vecchia generazione Panda resta sul mercato e continuerà ad essere prodotta in Polonia. Prezzi contenuti a partire da 9.050€. Disponibile anche la versione Climbing 4X4 in attesa della nuova serie.

La prima vettura di Obama

La vettura che venne prodotta dal 1978 al 1988 ha una storia particolare. Commercializzata non solo in Italia, la Fiat Ritmo dovette cambiare nome a causa di problemi con la traduzione. Per il mercato americano, infatti, quello in uso nel nostro paese non era il più indicato: nello slang statunitense la sua dicitura richiama al ciclo femminile. Si decise quindi di optare per un più classico "Strada"; il modello piacque agli americani, soprattutto ai giovani. Tra di essi c'era anche Barack Obama, ex presidente degli Stati Uniti, che, in un incontro col Presidente del Gruppo Fiat, John Elkann rivelò come proprio la Strada sia stata la sua prima macchina.

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Un "fallimento" annunciato

Non sono solo le aziende italiane ad aver avuto problemi con il mercato estero. Ogni nazione ha le proprie abitudini e i propri modi di dire, quello che in un paese può essere visto come un nome qualsiasi in un altro può essere sinonimo di sfortuna: è proprio quello che è successo alla tedesca Opel Cascada. Esportata in Spagna, infatti, la casa di Rüsselsheim am Main, si vide costretta a modificare il suo nome in Opel Cabrio. In spagnolo il termine "cascada" richiama alla caduta, al fallimento; non proprio il massimo se si vuole sperare nella buona riuscita dell'operazione.

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Mitsubishi Pajero, problemi con la lingua

C'è sempre lo zampino dello spagnolo dietro il cambio nome di uno dei modelli più famosi di casa Mitsubishi, il Pajero. La off-road, che si avvale della mano di Pininfarina, in Spagna viene venduta con il nome Montero: questo perché il termine pajero viene associato all'autoerotismo maschile. Un biglietto da visita non lusinghiero per una vettura che fa della potenza il suo marchio di fabbrica. Una volta venuta a conoscenza della cosa la casa giapponese ha preferito correre ai ripari modificando il nome dell'auto in maniera più consona.

Nuova Mitsubishi Pajero Sport
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