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Dieselgate, Volkswagen si dichiara colpevole

L’ammissione davanti a un tribunale Usa per tre capi d’imputazione nell’ambito di un patteggiamento annunciato lo scorso gennaio. Lo scandalo emissioni è già costato 24 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti mentre si infittisce la guerra interna al gruppo che minaccia azioni legali nei confronti di Piëch nonché la sua esclusione dal board di Porsche.
A cura di Valeria Aiello
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Cospirazione, ostruzione della giustizia e introduzione di merci importate nel Stati Uniti per mezzo di false dichiarazioni: questi i tre reati federali relativi alle violazioni delle emissioni per cui Volkswagen si è dichiarata colpevole negli Usa. La dichiarazione di colpevolezza è arrivata venerdì 10 marzo, davanti al tribunale distrettuale di Detroit nell’ambito del patteggiamento di 4,3 miliardi di dollari annunciato lo scorso gennaio. Come parte dell’intesa, previsto il rafforzamento dei controlli sulla conformità dei propri modelli, inclusa la nomina di un ente indipendente che vigilerà sul rispetto della normativa per i prossimi tre anni.

Volkswagen si dichiara colpevole

“Vostro onore, Volkswagen si dichiara colpevole per tutti e tre i capi di imputazione – ha detto in aula l’avvocato della casa automobilistica, Manfred Doess, presentando la dichiarazione con cui il gruppo si è dichiarato colpevole di frode nei confronti del Governo, di aver ostacolato la giustizia nascondendo i “defeat device” e distruggendo le prove e di come aveva aggirato i test sulle emissioni sui veicoli importati dal 2009. La dichiarazione di colpevolezza è stata accettata dal giudice distrettuale Sean Cox che al termine dell’udienza, durata 70 minuti, ha chiesto più tempo per esaminare l’accordo, data la “gravità dei reati”. Cox ha fissato l’udienza di condanna per il 21 aprile alle ore 9:30. Il patteggiamento permetterà al gruppo di evitare potenziali sanzioni comprese tra i 17 e i 34 milioni di dollari per l’importazione di circa 590mila veicoli turbo diesel che hanno che hanno violato le leggi federali che regolano le emissioni negli Stati Uniti.

24 miliardi nei soli Usa

Da quando Volkswagen ha ammesso di utilizzare software per ingannare i test sulle emissioni negli Stati Uniti, lo scandalo è già costato 24 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti, inclusi gli accordi legati ai motori 2.0 Tdi, seguiti dall’intesa per propulsori 3.0 V6 Tdi, il risarcimento die clienti e il riacquisto dei veicoli inquinanti, la compensazione dell’impatto ambientale nonché gli investimenti da destinare a programmi in progetti su veicoli a zero emissioni. Il dipartimento di Giustizia ha inoltre già condannato due manager dei sette ritenuti colpevoli della vicenda. Gli altri cinque si trovano in Germania dove le autorità stanno portando avanti le indagini.

Guerra interna al gruppo

A tal proposito, Volkswagen ha minacciato azioni legali contro l’ex presidente della casa di Wolfsburg, Ferdinand Piëch, difendendo Martin Winterkorn, dopo che lo storico patriarca dell’azienda nelle scorse settimane aveva accusato davanti ai magistrati i massimi dirigenti della società sostenendo che fossero a conoscenza della manipolazione delle emissioni, chiamando in causa anche l’odiato cugino Wolfgang Porsche. Secondo quanto riportato dalla Bild am Sonntag le famiglie vorrebbero rimuovere lo storico patriarca anche dal consiglio di sorveglianza dell’azienda. Il Cds di Porsche sarà rinnovato il prossimo 30 maggio e la lista dei nomi, secondo quanto riportato da Automotive News, dovrebbe essere decisa entro la metà di aprile.

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