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F1: Daniil Kvyat, il russo che viene da Roma

Il russo Daniil Kvyat è diventato il più giovane pilota a punti nella storia della F1. Prodotto del programma di sviluppo Red Bull, da sette anni vive a Roma, vicino piazza Barberini. Compirà 20 anni il 26 aprile. Ha guidato il suo primo kart a 15. E’ un vero campione di precocità.
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Dalla Russia con furore. Primo pilota a passare dalla GP3 alla F1, alla prima gara Daniil Kvyat è diventato il più giovane di sempre ad andare a punti, a 19 anni 10 mesi e 18 giorni, 25 giorni in meno di Vettel quando arrivò ottavo a Indianapolis nel 2007. Nato a Ufa, papà imprenditore (“Sinceramente non so cosa faccia. Ha qualche business piccolo tra Roma e Mosca”), mamma casalinga (“Mi aiuta molto quando sono a Roma. Cioè, quasi mai, sono sempre in giro con il team”), Kvyat compirà 20 anni fra quattro giorni, il 26 aprile. È arrivato in Formula 1 tra grandi perplessità. Ha “fatto le scarpe” a Antonio Felix Da Costa, terzo in Formula Renault 3.5 nel 2013, e al figlio di Carlos Sainz, che pure aveva l'importante sponsorizzazione di Fernando Alonso. Hanno detto che la Toro Rosso avesse scelto Kvyat solo per ragioni di business e di immagine, in vista del primo GP di Russia nella storia del Mondiale, che Putin ha fortemente voluto a Sochi, il resort tropicale dove sta facendo costruire una villa monumentale e ha ottenuto di organizzare le Olimpiadi invernali. Ma ha impiegato davvero poco a far cambiare idea ai critici. "Nella F1 non bisogna solo essere veloci, bisogna essere veloci quando serve. Come nella vita. E ora, qui, ci sto io".

LA BIOGRAFIA Daniil è diventato pilota quasi per caso, a 15 anni. “Ho provato un kart a noleggio. Mi è piaciuto subito. Ho iniziato così ad andare sempre più spesso e mi sono appassionato, fino a diventare professionista”. Già da tre anni, viveva a Roma. Qui ha frequentato le scuole medie e il liceo linguistico (parla quattro lingue), e qui continua a vivere, vicino a piazza Barberini, e a frequentare appena può la Trattoria del Tritone. “In Italia non avete piloti di F1 ma avete una grande tradizione di corse e motori. Da voi sono diventato un pilota” ha spiegato Kvyat, che tifa per la Roma ed è un grande ammiratore di Francesco Totti. Ha debuttato con le monoposto nel 2010, quando è entrato nel programma di sviluppo per giovani piloti della Red Bull, che ha prodotto quattro dei 10 più giovani piloti a punti nella storia della F1. Due sono rimasti meteore, Sebastien Buemi e Jaime Alguersuari, l'altro ha vinto gli ultimi quattro Mondiali e ha riscritto tutti i primati di precocità. I primi risultati arrivano nel 2011, in Formula Renault: secondo posto nella serie nordeuropea, con 7 vittorie su 20 gare, terzo nel campionato europeo, con successi di prestigio a Spa e al Nurburgring, e nelle finali della serie britannica.

L'anno successivo vince il suo primo titolo, la Formula Renault 2.0 Alps. Nel 2013 si cimenta nel campionato europeo di F3 e nella GP3, in cui trionfa senza particolari problemi nella scuderia MW Arden, di proprietà di Chris Horner e Mark Webber. Viene così nominato test driver della Toro Rosso, che guida nelle prove libere in Usa e Brasile: prima, era salito su una F1 solo nei test per giovani piloti a Silverstone a luglio.

IL PRIMO GP – Kvyat ha riconosciuto che alcune delle nuove regole “non hanno molto senso”, ma questa Formula 1 gli piace. “Quando guardavo le macchine di F1 sul rettilineo di Monza da ragazzino, andavano a 330. Quest’anno andranno a 360 e anche di più. Ad ogni rivoluzione si perde e si guadagna qualcosa. L’importante è guidare”. E guidare gli riesce davvero bene. L'ha dimostrato in Australia, non solo per la capacità di andare a punti, ma nel tentativo di sorpasso a Kimi Raikkonen. Avrebbe potuto cedere alla voglia di rischiare troppo, come tanti debuttanti che cercano di attaccare piloti di maggior fama, e invece ha gestito bene accelerazione e sovrasterzo alle curve 11 e 12, ha amministrato al meglio il comportamento della monoposto nel settore finale, e provato l'attacco solo al giro successivo, alla curva 3. Lo diceva in fondo che bisogna essere veloci solo quando serve. Non a caso, il suo modello di riferimento è Michael Schumacher, “sempre all’altezza della situazione”, ha detto a Repubblica. “L’importante è avere l’intelligenza e la duttilità di adattare il proprio stile di guida alle esigenze della F1. Che cambiano di anno in anno. Hamilton è uno che lo sta facendo molto bene”. Ed è solo l'inizio per Kvyat, che ha la determinazione di chi non vorresti mai trovarti davanti come avversario. “Mi sono sempre posto obiettivi molto elevati. Se vai a punti nella prima gara, di certo vuoi ottenere di più in futuro. Mi piacerebbe arrivare molto in alto in classifica a fine stagione”

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