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F1, GP Canada: come si guida a Montreal

Il circuito di Montreal, intitolato a Gilles Villeneuve, è un tracciato veloce con qualche brusca frenata. Fondamentale la gestione del carburante. L’asfalto non è abrasivo ma ha poco grip. Celebre il “Muro dei Campioni” all’ultima chicane.
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Lunghe accelerazioni e brusche frenate. Il circuito di Montreal, un misto tra cittadino e permanente intitolato a Gilles Villeneuve dal 1982, ha il tempo sul giro più rapido della Formula 1. Su un asfalto con poco grip, sottopone a forti stress il motore, che lavora a pieno regime per il 55% del giro (a Monza arriva al 70%) e richiede ai piloti di amministrare bene le accelerazioni, soprattutto in uscita dai tornanti e dalle chicane, per mantenersi entro la soglia consentita di consumo e di flusso del carburante. Date le caratteristiche del tracciato, è difficile recuperare energia dalle frenate, dunque l'attenzione si concentra sul MGU-H, l'unità che consente di ricavare potenza supplementare dai gas di scarico.

La sede – Il Gp del Canada su corre sull'isola artificiale di Notre-Dame, sul fiume St. Lawrence, nel Parco Jean Drapeau, che porta il nome del sindaco responsabile dell'organizzazione dell'Expo del 1967 a Montreal. Per quell'evento, è stata allargata la vicina isola di Sainte-Hélène ed è stata costruita la Biosfera, che ancora campeggia sullo sfondo di molte inquadrature nel corso del GP. Per una buona metà, dal tornante fino a oltre la pit lane, il circuito costeggia la vasca che ha ospitato le prove di canoa e canottaggio alle Olimpiadi del '76.

Guida al tracciato – La prima frenata è già notevole, si stacca a 50 metri dall'ingresso in curva e si passa dalla settima alla terza, e si scende ancora di una marcia per affrontare la Virage Senna, a destra. Si arriva così alla chicane destra-sinistra in cui bisogna sfruttare tutta l'ampiezza della pista, cordoli compresi, e passare a qualche centimetro dai muri per avere la linea ottimale in uscita. La curva 5, una svolta a destra ad ampio raggio, porta alla chicane sinistra-destra (curva 6 e 7) da affrontare in seconda, che immette nel rettilineo opposto a quello di partenza. La chicane delle curve 8 e 9 è molto simile alla prima del tracciato e, dopo un piccolo passaggio a sinistra, i piloti entrano alla curva 10, L'Epingle, un tornante stretto in prima marcia. L'uscita dall'ultima chicane è forse il punto più celebre del circuito: è il muro con la scritta “Bienvenue au Québec”, “Benvenuti nel Quebec”, meglio noto come “Il Muro dei campioni”.

Il muro dei campioni – Tra i primi a stamparsi contro il celebre “Muro” nella storia recente c'è Derek Warwick, che ha finito in anticipo le qualifiche nel 1988 al volante della Arrows. Già in derapata all’ingresso della curva 12, ha fatto perno col muso sul cordolo interno e si è girato schiantandosi col posteriore. Dinamica diversa, stesso esito per Jacques Villeneuve nel 1997: perde il controllo del posteriore in ingresso di curva e finisce in testacoda sulla bandiera del Québec nel circuito dedicato al padre. Vincerà comunque il titolo mondiale quell'anno, ma ripeterà un incidente abbastanza simile due anni dopo, una volta passato alla BAR. Proprio nell'edizione 1999 il Muro prende il nome con cui lo conosciamo oggi, perché tre campioni del mondo, Damon Hill, Michael Schumacher e Ricardo Zonta, all'epoca campione in carica della FIA GT. Nella storia del Gp si sono schiantati, tra gli altri, JarnoTrulli, Gerhard Berger, David Coulthard, Rubens Barrichello, Nick Heidfeld, RalfSchumacher, Jenson Button, Juan-Pablo Montoya, Kamui Kobayashi e, da ultimi, Sebastian Vettel nel 2011 e Pastor Maldonado nel 2012. Due le dinamiche di impatto più frequenti. Uno schianto laterale, che inizia con l'urto della posteriore destra, dovuto a un eccessivo sovrasterzo in accelerazione, o l'impatto frontale con un angolo inferiore ai 45 gradi, in genere dopo un salto mal calcolato sul cordolo alla chicane precedente.

Requisiti – Il circuito non richiede un elevato carico aerodinamico, anche se proprio per questo i piloti non dovrebbero indulgere troppo in correzioni di traiettoria con lo sterzo. Fondamentali saranno le sospensioni, per garantire rapidità nei cambi di direzione, stabilità in frenata e abbastanza trazione nelle curve lente. È un circuito che pesa molto sui freni, come Monza, in cui con le nuove regole la gestione del carburante sarà ancora più importante: con il vecchio regolamento, le strategie a una o due soste hanno pagato sempre bene. L'asfalto non è particolarmente abrasivo e l'aderenza tradizionalmente cresce con il passare dei giorni. Per questo, Pirelli ha scelto di portare gomme morbide e super-soft.

Curiosità – Il circuito è accessibile tutto l'anno. Prima e durante il GP, viene usato per passeggiare, per pattinare, per andare in bicicletta e godersi la spettacolare vista del fiume Saint Lawrence. Essendo poi l'unica strada sull'isola di Notre-Dame, il limite di velocità è di 30 km/h.

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