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F1, GP Canada: fallimento Ferrari, l’affidabilità non paga

Le Ferrari di Alonso e Raikkonen sono troppo lontane per approfittare della prima piccola crisi Mercedes. Ancora una volta, Alonso deve ammettere i troppi problemi, di velocità e di aerodinamica. Una macchina che non consente di lottare, che non permette di sognare.
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La Ferrari proprio non c'è. Anche nella prima giornata di difficoltà delle imprendibili Frecce d'Argento, le Rosse si costringono a una corsa di retroguardia, nella pancia del gruppo, senza acuti se non il sorpasso di Alonso a Bottas a dieci giri dalla fine. L'asturiano ha guadagnato una posizione rispetto alla settima di partenza solo grazie all'incidente tra Massa e Perez all'ultimo giro, ma certo non può bastare a chiudere un GP chiave con un bilancio positivo. Le modifiche aerodinamiche e al design della power unit si sono viste, ma i risultati, al di là delle effimere e illusorie soddisfazioni del venerdì, non si sono rivelati all'altezza delle aspettative.

Attese deluse – Aspettative alzate nelle scorse settimane dalla stessa scuderia di Maranello, che aveva promesso un deciso cambio di passo proprio a partire da questa gara. Purtroppo le occasioni per guadagnare posizioni oggi c'erano. Ma le occasioni le puoi cogliere se sei lì, come l'ha colta Ricciardo su una pista che avrebbe dovuto vedere un altro scontato dominio Mercedes. Ma le Rosse non hanno mai mostrato il giusto bilanciamento, non sono mai state lì dove sarebbe servito, subito dietro i migliori. “Abbiamo avuto tanti problemi” ha commentato un affranto e tutt'altro che loquace Alonso ai microfoni della Rai. “Primo il passo gara non era quello che volevamo, viaggiavamo molto lenti soprattutto nella prima parte del GP. Nella seconda le cose sono un po' migliorate, ma quando devi battagliare, quando ti trovi in un gruppo ti serve velocità e noi ne abbiamo troppa poca”. Ancora una volta, dunque, una Ferrari affidabile, anche più affidabile delle Mercedes, che hanno registrato il secondo ritiro stagionale con Hamilton. Ma una Ferrari troppo più lenta delle Frecce d'Argento, e di nuovo sopravanzata anche dalla McLaren, dalla Force India, e a lungo dalle Williams. Una perdita di competitività difficilmente spiegabile e ancor meno giustificabile, un segno che non vorremmo fosse di resa a una stagione nata male e già abortita nei pensieri, nelle parole, nelle opere e soprattutto nelle omissioni di una scuderia incapace di trovare soluzioni, di sviluppare una monoposto con troppe cose da cambiare.

Incomunicabilità – Anche oggi le scelte non hanno pagato, come quella di un cofano motore meno rastremato di quello scelto dalle Red Bull che, con un motore sulla carta vicino a quello delle Rosse in termini di punte di velocità, ha portato due uomini sul podio e firmato la prima vittoria mondiale per un propulsore ibrido non-Mercedes. Il futuro diventa a questo punto sempre più difficile da definire, sia per Alonso, che potrebbe lasciarsi tentare da altre sirene, sia per un Raikkonen mai a suo agio sulla F14T. Alla vigilia del GP, la squadra ha deciso di affiancare al suo ingegnere di pista Angelo Spagnolo, che si concentra su dati e strategie, David Lloyd per migliorare le comunicazioni tra Iceman e il muretto. Raikkonen, che nelle ultime due stagioni aveva avuto come ingegnere di pista Mark Slade, al suo fianco già ai tempi della McLaren, in Ferrari aveva lavorato con Chris Dyer prima e con Andrea Stella poi. La coppia, però, è scoppiata abbastanza subito e non a caso la scelta di aggiungere Lloyd è arrivata dopo il tamponamento subito da Chilton in regime di safety car a Montecarlo, in quanto il finlandese non si sarebbe reso conto che la Marussia aveva ricevuto il via libera per sdoppiarsi.

Obiettivi – Un futuro sul quale pesa una domanda irrisolta dall'inizio del Mondiale, la cui risposta era diventata ineludibile già a Monaco. Qual è la reale ambizione della Ferrari, vincere o partecipare? Il bivio davanti al quale da troppi anni la Rossa si trova, il guado di una scuderia affidata a gestori di uomini e risorse costretti a fidarsi degli ingegneri, degli specialisti, dei progettisti, che evidentemente non stanno fornendo le soluzioni più adatte, comincia a pesare. Soprattutto, pesa la necessità di reinventarsi, in quanto la chiave del successo Ferrari, la base del vantaggio competitivo che ha reso il Cavallino Rampante un sogno per tutti i piloti, è sempre stato il motore. Ma oggi questo vantaggio è diventato un limite, perché l'esperienza e il know how sui propulsori ibridi di casa Mercedes rappresentano oggi l'esempio a cui guardare. E in materia di telai e soluzioni aerodinamiche avveniristiche, la Red Bull rimane un passo e forse due davanti a tutti. La sfida di inseguire gli avversari, di colmare un gap noto e uno ignoto praticamente senza poter svolgere test durante il Mondiale è un'impresa praticamente impossibile. Ma la Ferrari non può più permettersi di restare a guardare le nuove stelle che brillano nel firmamento della Formula 1, non può più accontentarsi di qualche exploit isolato e minore e di tante gare anonime come nell'era Barnard.

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