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F1, GP Canada, Ferrari giù dal podio. Tutta colpa di Raikkonen?

Arrivabene se la prende con Raikkonen: “Abbiamo buttato via il podio”. Ma la gara di Montreal è piena di segnali a due facce, come la rimonta di Vettel, e di dubbi sull’efficacia immediata e futura dei gettoni spesi. Interrogativi tipici dei grandi passaggi di crescita.
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Non le manda a dire, Maurizio Arrivabene. "Non ci sono scuse, questo è un podio buttato via" ha detto a caldo in tv. "I podi possono sembrare noiosi, ma scendere è peggio. Così non va bene". Destinatario, nemmeno troppo nascosto, del Maurizio furioso è naturalmente Kimi Raikkonen. Il suo weekend riassume le contraddizioni di una settimana strana per il Cavallino, uno di quei passaggi di crescita che si possono comprendere in fondo solo col passare del tempo.

Crescita a metà – Mentre i gettoni spesi per aumentare la potenza, recuperati a seconda delle stime e delle indiscrezioni tra gli 8 e i 15 cavalli, migliorano le velocità di punta, è l'affidabilità che stavolta latita. Chiedere, per credere, a Vettel, che nel suo sabato tutt'altro che qualunque finisce non solo dietro Alonso e tagliato in Q1, ma anche penalizzato di altre cinque posizioni. E' un weekend, come tutti i passaggi di crescita, che stravolge logiche e gerarchie, che spariglia destini e fortune. Così, se la sostanza di un Raikkonen a due facce rimane inalterata, è la forma a lanciare messaggi diversi. Nelle prime prove del Mondiale, ha sempre dato il meglio in gara e lasciato rimpianti per le posizioni perse in qualifica, un po' per sfortuna, un po' per arrendevolezza. Stavolta, proprio alla luce delle lezioni di questa stagione, il terzo posto in griglia sembrava suggerire un orizzonte rampante per il Cavallino. E invece Iceman si ferma quando il gioco si fa duro, non riesce mai a insidiare Hamilton e Rosberg, ma su un circuito veloce come Montreal c'era anche un po' da aspettarselo, va in testacoda nel primo giro con le gomme nuove dopo la seconda sosta e si lascia scavalcare anche da Bottas. Un anno dopo, stesso posto, stessa scena per Iceman che anche dodici mesi fa ha avuto un identico inconveniente, sia nelle libere sia in gara, dovuto a un problema di settaggio della power unit. Stavolta, l'impressione è di un errore umano, troppo umano, una gomma che scivola sui cordoli sempre molto insidiosi a Montreal e gli fa perdere undici, fatali secondi. L'errore vanifica il cambio di strategia, il secondo stint con le supersoft accorciato per venire incontro alla leggerezza della SF15-T che impatta meno sulle gomme, ma nonostante tutto anche nel finale non guadagna abbastanza sul connazionale della Williams, che su un tracciato favorevole ritrova spunto, smalto, e le velocità di punta più alte della giornata.

La rimonta di Vettel – La Ferrari, che ha il record di piazzamenti a podio in Canada, 32. non era mai restata fuori dai primi 3 quest'anno. I progressi, che hanno tanto soddisfatto Marchionne alla vigilia, ci sono, non si può negare. E si vedono, si sentono, si toccano nella rimonta di Vettel che ha avuto il punto emotivamente più alto nel duello con Alonso. L'asturiano, ancora a zero punti quest'anno, è esploso quando via radio gli hanno detto di rallentare e cercare di risparmiare carburante. "Non funziona niente! Già guido come un dilettante, non mi potete chiedere pure di rallentare" sbotta. E quando si vede nello specchietto la monoposto di chi ha preso il suo posto sulla Ferrari che con disprezzo ha lasciato perché scontento di arrivare secondo, quando vede arrivare l'erede di Schumacher che al Cavallino ha iniziato meglio di chiunque altro, tira fuori almeno l'orgoglio del guidatore che proprio non ci sta a passare del tutto da dilettante. Certo, gli oltre 30 kmh di gap di velocità si vedono non appena Vettel attiva il DRS sul rettilineo d'arrivo, momento plastico, icastico, di un passaggio di consegne, di una scelta che fa tornare alla mente l'adagio popolare sul destino di chi lascia la via vecchia per la nuova. Larga è la foglia, stretta è la via che passa per la maturità, ma non deve più attraversare altre strade, Vettel, prima di poter essere chiamato campione. Le due soste anticipate rispetto alla concorrenza pagano, la strategia funziona, i gettoni spesi comunque un vantaggio lo danno, altrimenti non sarebbe stato possibile risalire dal 18° al 5° posto, regalo di Grosjean a parte. "Ci aspettavamo di progredire" ha aggiunto Arrivabene. "Vettel ha fatto una grandissima gara, devo dire, ma non basta perché comunque sarebbe arrivato dietro alle Mercedes e non va, bisogna andare avanti".

Marchionne delinea il futuro – Di progresso ha parlato alla vigilia anche Marchionne, che ha disertato il viaggio a Berlino per la finale di Champions League per essere nel paddock a Montreal. “La mia presenza qui è da vedere come un incoraggiamento al team. La squadra mi ha dato tutto quello gli ho chiesto, quello che non è stato fatto è perché si sono dei limiti fisici, ed altri limiti imposti dal regolamento attuale della Formula Uno. Ma la squadra ha reagito bene, non le abbiamo azzeccate tutte, ma questo fa parte dello sport. Miglioreremo andando avanti” ha detto il presidente, che si è detto favorevole alla reintroduzione dei rifornimenti, proposta che però i top team hanno bocciato. Quel che resta, dunque, è una Ferrari con le domande di chi si avvicina a un rito di passaggio. E le risposte, anche per Raikkonen che si sta giocando il rinnovo del contratto, cantano nel vento.

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