F1,GP d’Italia: i segreti di Monza, la casa della velocità
“Monza è la casa della velocità. Cambiano le monoposto, le regole, i piloti, ma quando corri all’Autodromo la legge è una sola: trovare le migliori condizioni per gestire condizioni limite più vicine ai 400 che ai 300 chilometri all’ora”. Parola di Jean Alesi, che quelle condizioni le ha vissute da pilota e ora le affronta da consulente tecnico Pirelli. Secondo le simulazioni, si raggiungeranno punte più alte di 20 kmh circa rispetto al record di velocità dell'anno scorso, i 341,1 kmh toccati da Gutierrez l'anno scorso. “Penso che dipenderà dal livello di resistenza che ogni team riuscirà ad ottenere, ma mi aspetto che siano molto più alte rispetto allo scorso anno” ha spiegato il direttore tecnico della Lotus, Nick Chester. “Si potranno raggiungere i 360 kmh in rettilineo, a seconda di come verrà sfruttato l’effetto scia con il DRS aperto”. Lontani, comunque, dal primato dei 370 kmh fatti segnare da Kimi Raikkonen nel 2005, ultimo anno dei motori V10.
Gomme dure – “Più un circuito è veloce, più diventa impegnativo per le gomme a causa dell’accumulo di calore che tutte queste forze determinano” ha ricordato il direttore Motorsport Pirelli, Paul Hembery. “Le vetture corrono con un carico aerodinamico molto basso a Monza, per massimizzare la velocità di punta sui rettilinei. Questo ha un effetto sulle gomme: con un ridotto carico aerodinamico le monoposto tendono a scivolare di più; inoltre, si possono avere dei bloccaggi delle gomme nelle zone di frenata”. Per questo, in uno scenario da alto stress, Pirelli ha optato per le due mescole più dure dell'intera gamma 2014: la P Zero Orange hard e la P Zero White medium. In queste condizioni ha concluso Hembery, “il lavoro numero uno per il pilota diventa salvaguardare al massimo gli pneumatici posteriori. Per riuscirci serve un assetto che garantisca buona trazione in uscita dalle chicane, altrimenti le gomme posteriori si usurano rapidamente e a quel punto anche la frenata si allunga molto, con danni terribili a livello di tempo sul giro. Ma non basta. A quelle velocità pazzesche, quando si va a frenare si innesca l’effetto ‘lift’: si sente la vettura come se si sollevasse dall’asfalto. È una sensazione esclusiva di Monza: in certi momenti diventa difficile anche tenere la monoposto dritta in rettilineo”.
Le prime curve – E si rischia l'effetto lift già alla prima curva, la Variante del rettifilo. I piloti arrivano lanciati a oltre 340 kmh verso una frenata estremamente intensa che li porta ai 70-80 kmh per affrontare questa “esse” strettissima, una combinazione di curve destra-sinistra a 90 gradi. Si arriva poi in accelerazione alla Biassono, il Curvone, una curva lunga a destra da 300 metri di raggio che si percorre in pieno senza alcuna di difficoltà e segna il confine del primo settore.
Dalla Roggia alla Variante Ascari – Dopo quasi un chilometro in accelerazione, comprendendo anche il curvone, arriva un'altra lunghissima frenata fino ai 110-120 kmh per la variante della Roggia, una esse sinistra-destra lenta ma meno stretta della prima variante, che presenta cordoli alti e vie di fuga asfaltate con dissuasori di velocità per evitare l'eccessivo taglio della traiettoria. A 200 metri dall'uscita della Roggia ci si immette nella prima curva di Lesmo, a destra, da percorrere a circa 180 kmh, che precede la seconda curva di Lesmo, a sinistra, più lenta della prima. Fino al 1994, era insieme alla Parabolica il punto leggendario del tracciato: si arrivava in accelerazione, anche a 300 kmh, e percorrerla in pieno era la sfida che solo i migliori superavano. Poi, gli interventi del 1995 l'hanno trasformata in una curva stretta, lenta e cieca, in cui i piloti in entrata non vedono il punto di corda. Da qui è tutto un rettilineo, interrotto solo dalla curva del Serraglio, una piega leggera e in discesa, dal raggio particolarmente ampio, fino all'ingresso della variante Ascari che apre il terzo settore. È il cambio di direzione più veloce della Formula 1, una combinazione sinistra-destra-sinistra a 200 kmh che immette sul rettilineo opposto ai box.
La nuova Parabolica – La Parabolica è da sempre la curva simbolo del GP d'Italia, brand che vale 3,8 miliardi di euro e genera un indotto di quasi 30 milioni, dal futuro però sempre più incerto. Da quest'anno, nella prima edizione con Ivan Capelli nel ruolo di presidente dell'Aci Milano, ha una veste diversa. Ha sempre la stessa pendenza, la stessa lunghezza, lo stesso raggio via via crescente che permette di affrontare l'ultima parte in accelerazione cercando il cordolo esterno per entrare alla massima velocità sul rettilineo d'arrivo. Non avrà più, però, la celebre via di fuga di sabbia e ghiaia, che è stata asfaltata. Adesso i piloti potranno anche concedersi qualche rischio in più, magari un'uscita in più, sapendo di non avere all'orizzonte solo l'inevitabile scontro con le barriere. L'intervento, ha spiegato Charlie Whiting, “ci è stato richiesto per motivi di sicurezza dalla Fia e dai piloti, come è successo su altri circuiti. Sappiamo che non sarà più così penalizzante se un pilota esce di pista, ma è il prezzo da pagare per una sicurezza maggiore. Sia il sottoscritto che i piloti pensiamo che ne valga la pena”. Monza, dunque, è la storia, la storia, è la folla oceanica sotto al podio, quel podio così speciale per Fernando Alonso. E' un circuito che richiede investimenti importanti ai team, chiamati a strutturare la macchina in maniera specifica per questo tracciato. Un circuito che non può sparire dalla geografia della F1. Perché i soldi non possono essere l'unica cosa che conta.