F1, GP Giappone, dove si decidono i mondiali
Diluvia a Fuji domenica 24 ottobre 1976. E' la prima volta che il Mondiale di Formula 1 si decide in Giappone: la prima di 13, più che in ogni altra nazione.
1976: Hunt nella storia – La visibilità è pessima, prima si decide di non correre, poi alle 15.09, dopo un'ora e mezza si parte sotto una pioggia torrenziale. Dopo due giri, Lauda parcheggia la sua Ferrari. Mauro Forghieri gli suggerisce di dare la colpa a un problema elettrico, ma l'austriaco rifiuta. “Quanto è accaduto al Nurburgring non c’entra per nulla nella scelta che ho preso in Giappone. Semplicemente ho giudicato che fosse assurdo continuare a correre su quella pista, titolo in palio o meno”. Il titolo, è storia nota, lo vince Hunt, che prima protesta con i box per non averlo richiamato a cambiare le gomme, poi scopre di essere arrivato terzo e di aver vinto il suo primo e unico Mondiale. Il giro più veloce di quella pazza gara risulta ancora del debuttante Masahiro Hasemi, alla prima e unica presenza in F1, sulla Kojima, in 1.18.230. Ma è un falso storico. In quel passaggio, il 25mo, viene infatti superato da tre avversari. Il passaggio record è di Lafitte su Ligier. Ma il ricalcolo non viene omologato dalla FIA, che ancora oggi accredita un primato sbagliato.
1987: Mansell ko – Dopo 10 anni, la Formula 1 torna in Giappone, a Suzuka. Berger, su una Ferrari più veloce e più affidabile, firma pole position e vittoria. Il Mondiale si decide già prima delle qualifiche. Mansell ha un grave incidente nelle libere e riporta varie contusioni alla spina dorsale. Deve così tornare in Inghilterra e lasciare il titolo al compagno di squadra, Nelson Piquet.
1988: Senna vs Prost I – L'irruenza del re della pioggia, i calcoli del Professore. L'impresa, l'ingiustizia, la vendetta. Per tre anni, Suzuka è l'icona della rivalità che cambia la storia della Formula 1 moderna. Nel 1988 Senna centra la 13ma pole stagionale ma fa spegnere il motore in partenza e scivola al 14° posto. Ma cade la pioggia, e come a Montecarlo 1984 il brasiliano rimonta. Stavolta la gara va avanti e al 28° giro Senna passa Prost e vince il suo primo Mondiale grazie alla regola degli scarti, per cui si calcolano solo gli undici migliori piazzamenti stagionali.
1989: Senna vs Prost II – Alessandro Nannini ha vinto una sola gara in F1. Peccato che di quella corsa nessuno o quasi si ricorda del suo successo. Perché di quella corsa resta lo scontro Senna-Prost alla chicane a sei giri dalla fine. Il brasiliano cerca una luce dove luce non c'è, il Professore non lo fa passare e si ritira. Senna, spinto anche dai commissari, riprende, passa Nannini ma dopo il tragiardo viene squalificato. Prost vince il titolo e lascia la McLaren, passerà alla Ferrari. Senna torna in Brasile e per qualche mese medita di lasciare la F1. "Volevo staccare la spina e allontanarmi dalle corse. Ero disgustato non volevo correre in quel modo. Poi, grazie all'affetto della famiglia, sono riuscito a raggiungere nuovamente il giusto equilibrio e così decisi di continuare. Il problema più grosso fu quello di superare il rancore e la rabbia, sentimenti giustificati in un uomo che sente di aver subito un ingiustizia".
1990: Senna vs Prost III – Un anno dopo è di nuovo in pole a Suzuka, proprio davanti a Prost. Il primo, però, parte dal lato sporco della pista e il Professore è davanti all'ingresso della prima curva. Senna stampa il muso all'interno della curva, lo sperona e diventa campione del mondo. "Senna sapeva che era impossibile passare all'interno della curva visto che ero io davanti", spiega Prost. "Ma il suo obiettivo non era superarmi, era buttarmi fuori strada. Con lui ho chiuso, è un uomo che non vale niente. Per lui la vittoria è l'unica ragione di vita, è un pazzo pericoloso". Gelido il commento del brasiliano: “A volte le gare finiscono subito dopo il via e a volte a sei giri dalla fine…”.
1991: il tris di Senna – C'è un altro ritiro a favorire il tris mondiale di Senna nel 1991. Il brasiliano arriva a Suzuka con 16 punti di vantaggio su Mansell, che deve assolutamente vincere se vuole tenere aperta la lotta al titolo. Ma la gara dell'inglese dura 10 giri: un'errore alla prima curva consegna il Mondiale a Senna che lascia la vittoria al compagno di squadra Berger.
1995: la prima di Schumi – L'ottava vittoria della stagione 1995, al GP del Pacifico sul circuito di Aida, rende Michael Schumacher il più giovane campione del mondo nella storia della Formula 1. Eppure dopo l'ultimo pit stop il tedesco, allora alla Benetton, inizia ad avere problemi al cambio quando deve scalare le marce: all'ultimo giro vede accendersi tutte le spie di allarme, ma la fortuna aiuta i vincenti.
1996: affari di famiglia – Nella battaglia tra figli d'arte, Damon Hill arriva all'ultima gara del Mondiale con nove punti di vantaggio su Jacques Villeneuve. Gliene basta uno per laurearsi campione. Ma Hill non si accontenta, e vince davanti a Schumacher e Hakkinen. Il titolo, però, l'ha già guadagnato al 37° giro, quando la ruota posteriore destra sulla Williams del canadese si stacca. Gli Hill diventano così l'unica coppia padre-figlio ad aver vinto il Mondiale.
1998: i rimpianti di Schumi – Due anni dopo Michael Schumacher, passato alla Ferrari, deve recuperare quattro punti su Mika Hakkinen ma spegne il motore in griglia e deve ripartire dall'ultima fila. Inizia una rimonta forsennata che lo porta al settimo posto già al terzo giro. Ma al 31° passaggio la sua ruota posteriore destra esplode e il finlandese può festeggiare.
1999: l'attesa Ferrari continua – Con l'incidente di Schumacher a Silverstone, è Irvine a giocarsi il Mondiale con Hakkinen. L'irlandese arriva all'ultima gara con 4 punti di vantaggio e resta in zona podio con un primo pit stop spettacolare da 6,3 secondi. Ma Hakkinen non dà segni di cedimento e vince gara e titolo. Irvine chiude solo terzo, dietro anche a Schumacher che grazie al secondo posto regala alla Ferrari il primo titolo costruttori dal 1983.
2000: finalmente Schumi – Dopo 14 anni, c’è ancora una data che i tifosi della Ferrari ricordano, l'8 Ottobre 2000. Michael Schumacher parte male, Hakkinen passa in testa. Al tedesco basterebbero comunque due secondi posti, a Suzuka e all'ultima gara in Malesia, per vincere il titolo. Ma Brawn estrae la strategia perfetta. Ritarda il pit stop di Schumi di 3 giri rispetto al finlandese, e all'uscita dai box il tedesco è davanti al rivale. Gianfranco Mazzoni, telecronista Rai, non contiene la gioia: “Sì, Michael Schumacher è Campione del Mondo. Riporta il titolo iridato a Maranello, 21 anni dopo Jody Scheckter. I colori dell’arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante”.
2003: oltre le colonne d'Ercole – E' il 2003 quando Michael Schumacher, che a Suzuka ha il record di vittorie (6) e di pole position (8), diventa leggenda. Gli basta un ottavo posto, nel giorno del trionfo di Barrichello davanti alle McLaren di Raikkonen e Coulthard, per celebrare il sesto titolo mondiale e andare oltre le colonne d'Ercole, oltre il limite dei cinque sigilli di Juan Manuel Fangio.
2011: il bis di Vettel – Deve aspettare Suzuka anche Sebastian Vettel per certificare il secondo mondiale consecutivo, nel 2011. Jenson Button, che si gioca le residue chance di titolo col tedesco, firma vittoria e giro più veloce. Ma Vettel, cui basta solo un punto, arriva terzo: il Mondiale è suo.
E quest'anno, quanta parte del Mondiale Hamilton e Rosberg si giocheranno a Suzuka?