F1, GP Russia: Ecclestone ordina il silenzio durante l’inno russo
C'è una prima volta per tutto. Bernie Ecclestone, amico di Vladimir Putin, ha ordinato alle squadre e a tutto il personale dei team di fare silenzio durante l'esecuzione dell'inno nazionale russo prima della partenza del GP di Sochi. Nell'email inviata dalla FOM si legge che sulla griglia dovrà esserci "silenzio assoluto. La Formula 1 è considerata uno degli sport meno educati in relazione a quanto succede durante l'esecuzione degli inni e le lamentele da parte dei tifosi, del pubblico e delle istituzioni politiche sono troppo pesanti per essere ignorate". Anche le squadre, ma per ragioni ben diverse, hanno chiesto un momento di silenzio più lungo per onorare Jules Bianchi, che sta lottando tra la vita e la morte in ospedale in Giappone.
Radio a rischio – Il domenicale tedesco Bild am Sonntag ha aggiunto che sulla griglia di partenza del GP sarà presente proprio Vladimir Putin accompagnato da Ecclestone e dal Re del Bahrain, protetto da 30 guardie del corpo e da eccezionali misure di sicurezza: oltre ai 500 militari che presidiano l'area, di cui 180 nella zona della tribuna centrale, si prevede anche la possibilità di disturbi alle frequenze per evitare il rischio di attivazione di ordigni esplosivi a distanza. Disturbi che potrebbero condizionare anche l'attività delle tv, perché metterebbero fuori uso anche microfoni e telecamere, e le comunicazioni radio dei team.
Putin e Sochi – Il circuito si snoda lungo il villaggio che ha ospitato i Giochi invernali, l'opera che più di tutte nella storia russa recente porta il marchio di Putin. Costate 35 miliardi di euro, una cifra senza precedenti, le Olimpiadi hanno consentito al presidente di trasformare una periferia malconcia sulle coste del Mar Nero in un centro ultramoderno e cancellare l'eredità delle case basse e dei sanatori dell'epoca staliniana. Le curve del circuito disegnato da Tilke costeggiano lo stadio olimpico Fisht (il nome viene da una montagna del Caucaso) e il palazzo del ghiaccio Bolshoi, che vale 150 milioni, cattedrali per le quali il governo ha espropriato le case e i terreni di circa tremila persone e fatto piovere solo su Sochi una montagna di soldi in un momento complicato per l’economia. Putin ha tenuto il progetto sotto il suo diretto controllo per sette anni, è stato nei cantieri decine di volte, ha rimosso i costruttori che riteneva inaffidabili e firmato le carte per gli innumerevoli aumenti di budget. E oggi torna per ammirare il compimento di un altro sogno, un gran premio di F1 in Russia. Un sogno iniziato nel 1963, quando un GP dell'Unione Sovietica fu provvisoriamente inserito in calendario, e poi cancellato. A quanto pare, conclude sempre il Bild an Sonntag, avrebbe anche chiesto di consegnare i trofei sul podio, ma solo se "protetto da vetri antiproiettile".