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F1, Gp Russia: storia di un sogno durato un secolo

Bernie Ecclestone è riuscito a riportare la F1 in Russia solo nel 2014, un secolo esatto dopo l’ultima corsa. Ma è dagli anni Settanta che cullava il sogno di far sfrecciare le monoposto a Mosca.
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“Putin è il tipo di leader che mi piace, fa sempre quel che dice. Dovrebbe governare l'Europa”. Così parlò Bernie Ecclestone, che nel 2014 ha completato il suo sogno iniziato già negli anni Settanta: portare la Formula 1 in Russia. E ha regalato a Putin un circuito che gira intorno agli impianti olimpici di Sochi, dove si è fatto costruire una dacia da Mille e una notte realizzata da un architetto italiano che in Russia ha accumulato una fortuna, il trevigiano Lanfranco Cirillo.

Russia e motori: gli albori – La tradizione motoristica in Russia risale al 1913. Erano gli anni delle “Grandes épreuves” annuali in Francia, a Le Mans e dei pionieristici gran premi a Guadarrama, in Spagna. La fama delle corse raggiunge anche San Pietroburgo, la capitale dell'impero russo. Il tracciato è il più semplice possibile, una sorta di rettangolo con rettilinei lunghi anche 30 chilometri e curve a 90 gradi. Il risultato è il migliore possibile per l'orgoglio dei Romanov: è la prima, e finora unica, doppietta russa nella storia dei Grand Prix e della Formula 1. Trionfa Georgy Suvorin su una Benz 29/60 PS, davanti a Ivan Ivanov e il francese René Nothombe. Un anno dopo, appena due mesi prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, è il tedesco Willy Scholl a conquistare San Pietroburgo, ancora su una Benz, e a impedire il successo del russo Stepan Ovsyannikov. Terzo arriva Eugenio Beria d’Argentine, nipote della casata cui si deve la ferrovia del San Gottardo. Beria è pilota e azionista della Società  Anonima Aquila Italiana, evoluzione dell'officina torinese aperta nel 1905 dal marchese Giulio Pallavicino, appassionato di automobili e rappresentante per l'ltalia dell’inglese Brown Cars, e dall ingegnere Giulio Cesare Cappa. Dopo la scompsrsa di Pallavicino, però, la banca Marsaglia rileva la società: la produzione migliora, per eleganza e rendimento non comune del motore, e l'Aquila si mette in luce alla Targa Florio, alla Parma-Poggio di Berreceto, al Giro di Francia. La Grande Guerra e la Rivoluzione d'ottobre, però, spegneranno la passione per i motori per un secolo.

Il sogno di Ecclestone – Bernie Ecclestone avrebbe voluto riportare la F1 in Unione Sovietica già alla fine degli anni Settanta. Nel 1978, l'allora presidente della FOCA inizia a giocare a carte scoperte sulla base dei dati dell'agenzia svizzera Publimotoring. Le statistiche rivelano che nell'Europa dell'est la passione per i motori è enorme: 150 mila spettatori hanno seguito il GP di Cecoslovacchia, a Brno, e a Leningrado in 100 mila hanno assistito al GP di Russia di motocross, che è diventato il più visto della stagione. Il piano di Ecclestone sembra concretizzarsi cinque anni dopo. “Caro Bernie, tutto bene per il Gran Premio di Formula 1 a Mosca, il 28 agosto 1983”, si legge nel telegramma inviato il 13 ottobre 1982 dal rappresentante della FOCA in Unione Sovietica, Mario Galanti. Ecclestone e Mosley sono riusciti a convincere Leonid Breznev, il segretario generale del Pcus, e il direttore del Kgb Jurij Andropov. Si racconta che abbiano promesso cifre astronomiche: pecunia non olet, insomma, nemmeno nell'Urss. Una serie di sponsor garantirebbero la copertura finanziaria per 1,8 milioni di un gran premio che si dovrebbe svolgere elle strade attorno all'Università di Mosca. Ma forse Ecclestone qualche dubbio ce l'ha ancora, perché il 28 agosto 1983 c'è già in calendario il GP d'Olanda. Quel tutto bene, alla fine, si rivela solo un accordo verbale. La morte di Breznev, sostituito dallo stesso Andropov nel novembre 1982, fa il resto. I sovietici non vogliono asfaltare la Piazza Rossa e il primo GP in una nazione della Cortina di Ferro si correrà tre anni dopo in Ungheria.

La Dorna – In piena era Gorbaciov, il progetto riprende vigore. È il 1988: la Dorna, agenzia di ispirazione italiana con sede in Liechtenstein, stringe legami con il Sovietinter Sport, un ente creato accanto al ministero per lo sport guidato da Gramov. La Dorna sta traducendo la perestrojka in politica sportiva. Porta tre calciatori sovietici in Occidente, Zavarov alla Juventus, Kidiatullin al Tolosa e Dasaev al Siviglia; crea per l'Alfa Lum una squadra di ciclisti sovietici neo-professionisti per il Giro d'Italia e firma lo storico contratto per il sorvolo del territorio dell'Urss per i Boeing della Korean Air Lines, la compagnia di bandiera sud-coreana, dopo che un aereo era stato abbattuto da un missile di Mosca. Del settore automobilistico alla Dorna si occupa Narciso Enrico Nai da Castellazzo Bormida. “Ci sono grandi possibilità — diceva alla Stampa di Torino nel 1989 — per le industrie italiane e di altri Paesi che vogliono aprire canali commerciali con l'Unione Sovietica, in particolare nel settore sportivo”. Al Sovietinter Sport l'idea di portare la Formula 1 in Unione Sovietica piace. Ma le difficoltà restano. “I sovietici, probabilmente per calcoli politici, vorrebbero che la corsa si svolgesse a Tallin, capitale dell'Estonia Noi, invece, pensiamo a Mosca, anche perché è l'unica città che abbia una ricettività alberghiera tale da consentire la sistemazione dell'enorme numero di persone al seguito di un Gran premio” aggiungeva. Non si farà, né a Tallin né a Mosca.

Gli anni 2000 – Putin, che ha poggiato molto sullo sport per ricostruire l'orgoglio nazionale nel mito della Russia imperiale, nel 2001 appoggia il progetto del Pulkovskoe Ring, un circuito da realizzare non lontano dall'aeroporto Pulkovo, che non sarà mai realizzato. Così come non vedrà mai la luce l'impianto di Nagatino Island, nell'area di Molzhaninovsky, nel distretto nord di Mosca. “Ecclestone voleva tenersi tutto: i diritti sulla vendita dei biglietti, sulle trasmissioni tv, sulla pubblicità” ha detto l'ex sindaco di Mosca Yuri Luzhkov. “Se avessimo accettato, avremmo ottenuto in cambio solo i fumi di scarico”. Ecclestone torna a parlare di Formula 1 in Russia a San Pietroburgo all'inizio del 2008, durante la cerimonia per i premi Laureus. Il presidente dell'Agenzia Federale per la Cultura Fisica e lo Sport, Vyacheslav Fetisov, suggerisce di guardare proprio a San Pietroburgo come possibile sede di un nuovo tracciato. Ma a settembre, il patron della F1 annuncia l'inizio dei lavori per un impianto a Fedyukino, nel distretto Volokolamsky, a un'ottantina di chilometri da Mosca. Conosciuto come il Moscow Raceway, disegnato da Tilke, è pensato per ospitare la Formula 1 e la MotoGP. Finora, però, qui si è corso solo in Formula Renault 3.5 e 2.0, prima gara in Russia dal 1914, nel Mondiale FIA GT1 e in Superbike. I tempi sono maturi. E nel 2010 Putin annuncia il contratto da 200 milioni di dollari per portare la Formula 1 a due passi dalla sua casa di vacanza preferita sul Mar Nero.

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