F1, GP Spagna: il Mondiale si decide in casa Mercedes, polemiche sulle gomme Pirelli
Non c'è solo il risultato. Non c'è solo la quarta doppietta Mercedes consecutiva, come non accadeva dal 1955. Tra Hamilton e Rosberg c'è una competizione interna, una sfida anche mentale, c'è un gioco di pressioni e di fiducia che sarà il motivo principale di una stagione forse già finita, se mai davvero iniziata. Il divario tra le Mercedes e le altre è al limite dell'imbarazzante, e l'unica domanda che dopo cinque GP rimane senza risposta è: chi dei due vincerà il Mondiale? In Spagna Hamilton ha firmato il sorpasso sul compagno di squadra, che non è riuscito a difendere i 4 punti di vantaggio in classifica. Ha celebrato così la vittoria numero 26 in carriera e superato nella classifica all-time Jim Clarke e Niki Lauda, che gli ha dato uno strappo in aereo dopo il GP di Cina. E' il terzo pilota britannico capace di vincere quattro GP consecutivi dopo Damon Hill a cavallo tra le stagioni 1995 e 1996 e Jenson Button nel 2009.
Hamilton/Mercedes – La sfida in famiglia è tanto tecnica quanto psicologica. Hamilton, che si era lamentato della monoposto in qualifica, ha lavorato fino a notte fonda per trovare il giusto set-up e fare in modo che l'asso estratto dalla manica all'ultimo giro ieri non fosse vanificato in gara. Come in Bahrain, la Mercedes sceglie due strategie diverse per i due piloti. Nella prima parte Rosberg rimane in pista due giri più a lungo del compagno di squadra e, come Vettel, opta per le medie nel secondo stint di gara. Il britannico, che invece mantiene le medie piazza uno strepitoso giro veloce in 1.31.214 e riesce a stargli davanti per un paio di secondi, che è la minima “distanza di sicurezza” anche per chi insegue: rimanere troppo vicini riduce il carico aerodinamico e fa consumare prima le gomme. L'ingegnere gli dice che, perché la strategia funzioni, deve almeno raddoppiare il vantaggio. Chiedi e ti sarà dato, sembra rispondere Hamilton, che scende sotto il muro dell'1.30. Ma Rosberg, con le gomme dure, mantiene il distacco intorno ai 3 secondi mentre il britannico si lamenta via radio dell'eccessivo sovrasterzo e del posteriore fin troppo instabile: un piccolo gioco mentale per mettere pressione al compagno di squadra che certamente riceverà quelle informazioni dai box ma vede Hamilton allontanarsi? Il britannico si ferma ancora al giro 43 e monta le dure per il tratto finale, con Rosberg staccato di 3.7 secondi: "Voglio aggiornamenti a ogni giro" chiede agli ingegneri ai box. Le comunicazioni sono sempre più tese. "Com'era il mio tempo prima della sosta?" vuole sapere Hamilton. "Era buono", gli rispondono. "E allora perché mi avete richiamato ai box?" chiede con un malcelata insoddisfazione. "Perché ti manteniamo sulla strategia ottimale". La sosta si prolunga oltre 4 secondi, che per la F1 moderna, in cui non si fa rifornimento di benzina, non è esattamente rapida. "Quanto tempo abbiamo perso?" insiste Hamilton. "Non preoccuparti, Rosberg ne ha perso di più nel traffico". In effetti, il tedesco si ferma un paio di giri dopo ma al rientro il distacco tra le due Frecce d'Argento è di 4.8 secondi. Rosberg però spinge bene, piazza il giro veloce e dimezza il divario: il tedesco guadagna nelle prime tre curve ma perde qualcosa nel terzo settore.
L'unico duello – La corsa non è certo entusiasmante come il GP del Bahrain. Si accende solo per il duello Bottas-Ricciardo al settimo giro. “Se non riesci a passarlo subito, da’ uno sguardo alle gomme e prenditi un po’ di distanza per raffreddarle” dicono all'australiano della Red Bull via radio. Ricciardo allora forza la mano e attacca il finlandese all'interno alla prima staccata, ma Bottas resiste ed esce meglio alla seconda curva, mantenendo la terza posizione. Ricciardo, che fatica a stargli dietro, nonostante il DRS, perché il finlandese è molto veloce in uscita dall'ultima curva, è costretto a obbedire all'ordine di scuderia. L'australiano, comunque, completa il sorpasso alla prima sosta (Bottas si ferma quattro giri dopo) e a metà gara ha un vantaggio di quasi 12 secondi. Dai box, in ogni caso, gli dicono di continuare a spingere perché “le gomme non saranno un problema”.
Gomme sotto accusa – In un GP dove è difficile superare, prevedibilmente è la strategia a fare la differenza: quasi tutti scelgono le due soste, anche se questo riduce un po' le velocità di punta, perché le caratteristiche del tracciato non consentono facilmente di recuperare posizioni. In ogni caso, tutti usano per gran parte del GP le gomme medie, che iniziano a surriscaldarsi un po' troppo verso metà gara. Anche perché, come hanno dichiarato tra gli altri Alonso e Grosjean prima della gara, la mescola portata dalla Pirelli è un po' troppo dura, un po' troppo conservativa e l'aderenza è troppo bassa. Una scelta obbligata, si è difeso venerdì il responsabile sport Paul Hembery, visti i nuovi regolamenti della Formula 1.
Ferrari – Ha vinto partendo quarto nel 2011, ha chiuso secondo nel 2012 e dominato l'anno scorso. Ricordi lontani per Fernando Alonso al Montmelò. L'asturiano è di nuovo costretto a lottare come un ballerino di fila, a lasciare le luci della ribalta a rivali con monoposto più veloci e performanti. Per la prima sosta, i meccanici lo richiamano Alonso due giri prima di Raikkonen, che riesce a rimanere davanti all'asturiano, frenato dal traffico nel primo giro con le gomme nuove. Dopo un terzo di gara, Raikkonen riesce a raggiungere Grosjean. Iceman ha attaccato alla prima frenata, ma è arrivato leggermente lungo con il francese che è riuscito ad avere un migliore spunto in accelerazione. Grosjean, però, gira troppo lento e in un paio di giri viene superato sia da Raikkonen sia da Alonso, che completa il sorpasso passando all'esterno alla prima curva anche con l'aiuto del DRS. Lo spagnolo, che nelle ultime tornate ha la gomma anteriore sinistra quasi distrutta, finisce sesto, davanti al compagno di squadra. Ed è particolarmente deludente che le due Ferrari siano finite dietro anche a Sebastian Vettel, partito 15mo (retrocesso di cinque posizioni perché costretto a cambiare il cambio rotto all'inizio della Q3) e quinto sotto la bandiera a scacchi. Il tedesco, di cui già circolano foto ironiche con fumetti come “Quanto mi manca Webber”, il compagno di squadra di cui sembra aver ereditato tutte le sfortune, ottiene il massimo dalla sosta anticipata e dalla scelta delle gomme dure per il secondo stint di gara. Nel finale va anche all'attacco del quarto posto di Bottas, cui riesce a rosicchiare anche un secondo a giro.
Futuro – In tutto il weekend, e questo è un segnale da non sottovalutare, si è parlato più di futuro che di presente. C'è stata più attenzione per il mercato piloti, il possibile addio di Alonso alla Ferrari, e tecnici, soprattutto la trattativa per portare a Maranello Adrian Newey. Si è parlato delle "sound box", le scatole da montare sugli scarichi per aumentare la percezione del rumore dei motori che saranno provate dalla Mercedes solo nei test dopo il GP, della rivoluzione in casa Caterham, dopo il licenziamento del direttore tecnico Mark Smith, sostituito da un triumvirato che riferirà direttamente al team principal Cyril Abiteboul, e della visita (attesa? solo prevista?) di Geen Haase alla Lotus. Haas ha ottenuto la licenza per la American Team, ma il debutto della nuova scuderia potrebbe essere rinviato al 2016. Haas ata già trattando con Dallara per la fornitura dei telai e potrebbe cercare di acquistare la Lotus, o la stessa Caterham, entrambe in difficoltà finanziarie, per avere una partnership operativa in Europa.