F1, quando il GP d’Austria parlava italiano
L'Austria entra nella geografia della Formula 1 il 23 agosto 1964. Si corre sul circuito di Zeltweg, ricavato nell'aeroporto militare di Aspern, oggi Aeroporto Hinterstoisser, vicino alla cittadina di Spielberg (niente a che vedere con la fortezza in cui Silvio Pellico ha scritto Le mie prigioni). Lorenzo Bandini, che l'anno prima ha vinto la 24 Ore di Le Mans, è la seconda guida della Ferrari dietro John Surtees, che poche settimane prima ha vinto al Nurburgring con il compagno di squadra al terzo posto.
La prima di Bandini – A Zeltweg, dove l'anno prima Brabham aveva vinto una corsa non ufficiale, l'asfalto è sconnesso e parecchie monoposto devono abbandonare la gara per rotture alle sospensioni o allo sterzo. In qualifica, Graham Hill sulla BRM è l'unico a scendere sotto la barriera dell'1.10. Bandini parte solo settimo, ma ha un ottimo e dopo poche tornate si ritrova terzo, dietro Surtees e l'americano Dan Gurney, il primo pilota a usare il casco integrale e ad aver lanciato la moda dello champagne sul podio, al primo anno in Brabham dopo esperienze non troppo positive in Ferrari e in BRM. A metà gara sono usciti Surtees (rottura della sospensione posteriore), la Lotus di Jim Clark e Gurney, con la sospensione anteriore in pezzi: Bandini è in testa al GP. Al giro 59 Phil Hill perde il controllo della sua Cooper e si schianta sulle barriere, la vettura prende fuoco ma lui ne esce illeso. Bandini, passandogli accanto, non pensava certo che si sarebbe ritrovato nella sua stessa situazione tre anni dopo, con un esito drammaticamente diverso. Bandini vince il suo primo e unico GP in Formula 1. Quella del 1964 resta l'unica edizione corsa nel vecchio aeroporto militare, perché con il debutto della leggenda Jochen Rindt, che sarà campione del mondo postumo nel '70 dopo l'incidente mortale a Monza, si comincia a lavorare alla costruzione del nuovo Osterreichring, che è poi diventato A1 Ring ed è ora il Red Bull Ring dopo il restyling voluto dal neo proprietario Dietrich Mateschitz.
La gara della vita di Brambilla – Diluvia a Zeltweg il 17 agosto 1975. Il weekend è iniziato sotto una cattiva luna. Durante le prove Mark Donohue, americano della March del team Penske, perde il controllo alla prima curva per lo scoppio di una gomma e si schianta contro le barriere. Due addetti alla pista muoiono all'istante, il pilota viene portato in ospedale per rimuovere un grumo di sangue dalla zona cerebrale, entra in coma e perde la vita tre giorni dopo senza essersi risvegliato. Nonostante la pioggia, gli italiani sono tanti sulle colline, sono arrivati per sostenere le Ferrari di Niki Lauda e Clay Ragazzoni, Lella Lombardi, unica donna al via in F1, e Vittorio Brambilla, “il gorilla di Monza”, che corre con la March 751 arancione sponsorizzata dalla Beta Utensili, praticamente poco più di una Formula 2. Insieme al fratello Tino, pilota di buon livello pure lui, viveva poco distante dall'autodromo e amava preparare macchine e motori, è un meccanico, un elaboratore, che va in pista con le mani sporche di grasso. Campione italiano di Formula 3 nel 1972, Brambilla ha conquistato proprio a Zeltweg, l'anno prima, il suo primo punto mondiale, e in quel 1975 parte ottavo. In prima fila ci sono i due grandi rivali Niki Lauda e James Hunt. La Ferrari ha dovuto cambiare le gomme perché fanno parte dello stesso lotto di Goodyear esploso sulla macchina di Donohue che il produttore ritira per precauzione temendo difetti di fabbricazione. Vengono montate gomme nuove, ma inizia a piovere, e si cambia ancora. La gara parte con 45 minuti di ritardo, sotto una pioggia che non perdona, con gomme da bagnato per tutti. Alla prima curva Depailler sorprende tutti e si ritrova terzo. Hunt passa Lauda, che corre con l'assetto per l'asciutto, dopo 15 giri ma deve presto rallentare perché il motore della sua Hesketh non è affidabile. Nel caos delle soste ai box, Brambilla naviga sui saliscendi dell’Osterreichring con l'esperienza del capitano di lungo corso e giustifica appieno quel soprannome che si porta dietro e che poi sarà di Ayrton Senna, “il mago della pioggia”. Supera Lauda, infila Hunt al secondo affondo, è in testa e ci rimane fino al 29mo giro, quando il direttore di gara sospende la corsa. Brambilla vince, e festeggia con le due mani alzate al cielo: così però la March va in testa coda e danneggia il musetto, che per anni sarà esposto come trofeo nell'officina di famiglia. Prende la metà dei punti, ma fa festa il doppio per la sua prima e unica vittoria in Formula 1, il primo successo per un pilota italiano dal trionfo di Ludovico Scarfiotti a Monza nel 1966.
Il sigillo di De Angelis – Non piove a ferragosto del 1982. Le qualifiche del GP d'Austria, tredicesima prova del Mondiale, sono dominate dalla Brabham-BMW, al primo anno col motore turbo: Piquet parte in pole con Patrese secondo. Terzo Prost, staccato di oltre un secondo. Quarto Tambay sull'unica Ferrari in griglia. La Rossa, infatti, dopo l'incidente mortale di Villeneuve, ha perso anche Didier Pironi, favorito per il titolo, durante le prove del GP di Germania a Hockenheim. Sul rettilineo prima del Motodrom, Pironi è dietro la Williams di Derek Daly, che esce dalla traiettoria. Pironi pensa che voglia dargli strada e accelera. Ma Daly sta solo sorpassando la McLaren di Prost, che procede pianissimo nella pioggia. Nascosta nella nuvola d’acqua, Pironi non può evitare il connazionale e letteralmente decolla. Eviterà l’amputazione, ma non tornerà più a correre. La Ferrari non fa in tempo a trovargli un sostituto a Zeltweg. Al settimo posto in griglia c'è il romano Elio De Angelis, alla quarta stagione in F1, la terza in Lotus (morirà in un incidente durante i test a Le Castellet nel 1986). De Cesaris, Giacomelli e la Williams di Daly si scontrano al primo giro. Patrese passa Piquet ma si ritira al 27mo giro con il motore in fumo. Il brasiliano si è fermato qualche giro prima, in anticipo sui tempi, e ha colto impreparati i meccanici, per cui è rientrato in pista solo dopo 34 interminabili secondi. La sua gara dura solo fino al 32mo giro. Al comando va Prost, ma dopo 48 tornate una turbina lo tradisce. A cinque giri dalla fine, De Angelis è in testa davanti a Rosberg, che però gli mangia mezzo secondo a giro. La sua Lotus numero 11 ha qualche problema al motore, forse per colpa dello scarso afflusso di benzina, ma dopo un ultimo giro eroico De Angelis vince al fotofinish per 125 millesimi sul papà di Nico Rosberg, che a fine stagione diventerà campione del mondo malgrado una sola vittoria, al GP di Svizzera corso a Digione. Elio alza il pugno felice e commenta raggiante: “La mia macchina era larga, tanto larga… non poteva proprio superarmi”.