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F1, Rubens Barrichello pilota della Caterham ad Abu Dhabi?

Nell’attesa di capire se il 42enne brasiliano affiancherà Kobayashi nell’ultimo round stagionale, uno dei dipendenti licenziati lancia l’allarme per pezzi non sicuri e riciclati sulle monoposto del team di Leafield.
A cura di Valeria Aiello
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All’ufficializzazione del titolare Kamui Kobayashi per il ritorno nel GP di Abu Dhabi della Caterham si erano susseguite diverse ipotesi sul secondo pilota che avrebbe affiancato il giapponese nel round dello Yas Marina Circuit. La rescissione del contratto con il team anglo-malese di Marcus Ericsson in seguito ai problemi finanziari che hanno coinvolto la scuderia di Leafield aveva lasciato spazio ai nomi di Andrè Lotterer e Roberto Merhi fino ad una presenza rosa, quella di Alice Powell. Ma al rifiuto del tedesco dell’Audi del mondiale WEC, il nome dello spagnolo della Formula Renault 3.5 sembrava essere quello più accreditato anche in virtù di una clausola presente nel contratto stipulato con la Caterham per cui, qualora i titolari Kobayashi o Ericsson non potessero prendere il via in un GP, lo spagnolo sarebbe subentrato al loro posto. Ma come rivelato dalla Bild, un altro nome sarebbe in lizza il secondo sedile: quello di Rubens Barrichello.

Barrichello secondo pilota della Caterham?

Come è noto, Rubens Barrichello in virtù delle sponsorizzazioni trovate, aveva già pronto il sedile della Caterham per ultime tre gare di questa stagione prima che il fallimento del team non gli permettesse di compiere questo inatteso ritorno. Dietro alle voci di un suo “grande addio” alle corse ad Abu Dhabi si nasconde tuttavia un enorme disagio sul rientro della Caterham ad Abu Dhabi dal momento che il crowfounding adottato per assicurarsi il denaro necessario per schierare le vetture sulla griglia di partenza secondo molti avrebbe creato un danno di immagine alla Caterham stessa. In attesa di comprendere quale sarà la scelta del team di Leafield e di capire se la livrea della monoposto sarà rappresentativa di chi ha contribuito alla raccolta fondi, uno dei 230 dipendenti licenziati ha espresso la sua preoccupazione in vista proprio del round finale.

”Pezzi riciclati e non sicuri”

Della mancanza di pezzi di ricambio ne aveva parlato anche Kamui Kobayashi su Facebook, quando a Sochi aveva rivelato, tra la notte di venerdì e sabato, della riparazione in extremis fatta alla sospensione con una tecnica di fortuna: “Spaventoso, la scorsa notte è stato trovato un difetto su una sospensione. Non avevamo il ricambio così è stato riparato ‘avvolgendolo’ nel carbonio. È stato testato, ma correre così fa un po’ paura. Voglio andare a casa!”. A comunicare alla stampa che una situazione analoga potrebbe verificarsi anche il prossimo weekend, uno dei 230 dipendenti licenziati che a PitPass ha raccontato di un agghiacciante retroscena: “Quello che è avvenuto di recente è stato il recupero di alcune componenti danneggiate” spiega l’uomo. “Quello che loro ora hanno sulla macchina sono delle parti ricavate da vecchi pezzi” sottolineando che la pratica riciclare pezzi che in altri team sarebbero spazzatura oppure prendere pezzi da parti in magazzino recuperando quelle che sono migliori per assemblarle anche se danneggiate sia una prassi in voga già da tempo. “Molte di queste parti saranno montate a tarda notte, quando non ci sono ispezione né NDT (Controlli Non Distruttivi), né prove con ultrasuoni o crack test” conclude, lasciando intendere la sua assenza negli Emirati.

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