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F1, squalifica Ricciardo. Red Bull: “In appello vinceremo”

“Non abbiamo superato i limiti di flusso di benzina in Australia” dice Chris Horner, capo della scuderia, a Sky Sports. “Il nostro sensore è più affidabile di quello omologato e Ricciardo non può essere punito perché abbiamo ignorato i dati ufficiali”. L’appello si discuterà a Parigi il 15 aprile.
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Il 14 aprile la Corte d'Appello della FIA discuterà il ricorso della red Bull sulla squalifica di Dani Ricciardo a Melbourne. Chris Horner, capo della scuderia, ha rivelato la strategia difensiva. “Siamo estremamente fiduciosi” ha dichiarato a Rachel Brookes di Sky Sports, “non abbiamo violato il regolamento”. Ricciardo è stato squalificato perché, si legge nella decisione, avrebbe superato più volte il limite di flusso di benzina, fissato a 100 kg/h, e per aver scelto di fidarsi delle misurazioni di un flussimetro, il sensore che misura il flusso di carburante agli iniettori, diverso da quello omologato dalla FIA. Horner contesta la decisione nel merito e nel principio.

MERITO – “Non abbiamo superato il 100 kg/h”, il limite stabilito dall'articolo 5.1.4 del regolamento tecnico, sostiene Horner. Tutto il caso ruota su un aspetto centrale, su cui però la FIA non ha fatto del tutto chiarezza: come si misura il flusso di benzina? La Federazione Internazionale ha omologato un sensore a infrarossi, usato anche nel Mondiale Endurance, molto contestato dalle scuderie perché darebbe misure con margini di errore superiori all'1%, che è il massimo consentito per l'omologazione. La stessa FIA, che già dopo le prove libere aveva modificato la frequenza delle misurazioni, dimezzandola da 10 a 5Hz, nella decisione sulla squalifica di Ricciardo ha spiegato che i team possono anche usare i propri sensori, a patto però da calibrare i risultati e renderli, di fatto, equiparati a quelli ottenuti con il flussimetro omologato. “Qui abbiamo da una parte un sensore che va un po' alla deriva e non dà misure corrette e dall'altra abbiamo un flusso di benzina che conosciamo, che è stato calibrato e che non è cambiato nell'intero arco del weekend e che non va mai oltre il limite consentito. La nostra tesi è semplice: non abbiamo violato il regolamento tecnico, non abbiamo superato il limite consentito di flusso, e il sensore omologato, come ci auguriamo di dimostrare, è inaffidabile”.

PRINCIPIO Dei sensori di flusso si parla negli articoli 5.10.3 e 5.10.4 del regolamento tecnico. I flussimetri omologati “devono misurare direttamente la pressione, la temperatura e il flusso di benzina che arriva agli iniettori” (5.10.3); inoltre, “solo un flussimetro omologato FIA può essere montato su ciascuna monoposto e deve essere posizionato interamente all'interno del serbatoio” (5.10.4). La Red Bull sostiene che il sensore omologato era montato sulla vettura di Ricciardo, e dunque di non aver disobbedito alle regole. I regolamenti però non dicono, e qui entriamo nelle questioni di principio, è se il sensore omologato deve essere l'unico strumento per determinare il superamento del limite di 100 kg/h. Lo dice una direttiva tecnica del 1 marzo 2014: “Il sensore omologato sarà lo strumento di misurazione primario del flusso di carburante e sarà usato per verificare l'obbedienza agli articoli 5.1.4 e 5.1.5 dei regolamenti tecnici della Formula 1”. Non è nel regolamento tecnico, dunque, è in una direttiva tecnica. Cambia una parola, ma fa tutta la differenza del mondo. Perché le direttive tecniche non hanno la forza dei regolamenti, ma rappresentano solo l'interpretazione che il delegato, in questo caso Charlie Whiting, dà dei regolamenti. Horner ha dalla sua due precedenti a sostegno della sua tesi. Il caso dei doppi diffusori della Brawn nel 2009, che ad aprile la FIA ha giudicato legittimi dopo i ricorsi delle altre scuderie nel primo GP stagionale, e la sentenza dell'anno scorso sui test “segreti” della Mercedes con la Pirelli a Barcellona. Casi che hanno confermato un aspetto centrale: violare una direttiva tecnica non può portare a una squalifica. "Come abbiamo visto allora” ha detto Horner, “la direttiva è l'opinione del delegato tecnico, e niente più. Noi dobbiamo obbedire ai regolamenti: non dobbiamo superare i 100 kg/h e non l'abbiamo superato”.

CONCLUSIONI – Dunque, tutto si riduce al numero. Anche se viene riferito nella sentenza della FIA, l'aver montato un sensore diverso da quello omologato, e l'essersi affidata alle misurazioni del proprio flussimetro ignorando i valori del sensore a ultrasuoni, non può e non deve essere una prova a carico di Ricciardo e della Red Bull, anche se per i “colpevolisti” sarebbe un indizio della violazione intenzionale del regolamento. “Quando sei di fronte al dilemma di avere un sensore ufficiale che non ritieni affidabile, e un flusso di benzina che invece consideri totalmente affidabile, e stai correndo con un motore già con meno potenza rispetto ai rivali, che fai” ha concluso Horner, “credi alle informazioni inattendibili del sensore ufficiale?”. Il caso è tutto qui. Se la Red Bull riuscirà a dimostrare che il suo sensore dà valori più corretti del flussimetro a ultrasuoni omologato, avrà grosse possibilità di vincere l'appello. E la FIA si troverebbe di fronte a uno scandalo difficile da risolvere. Per questo, secondo alcuni, tra cui Giancarlo Minardi, la Red Bull avrebbe addirittura sacrificato intenzionalmente Ricciardo in Australia per aprire questo caso di principio contro la FIA. E intanto, a Sepang i problemi potrebbero ripresentarsi. Le scuderie hanno in programma di discutere con la Federazione prima della gara per evitare controversie simili. “Speriamo di avere un sensore che funzioni” ha detto Horner, “sono sicuro che è nell'interesse della Red Bull e di tutte le scuderie”.

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