Ferrari, 1,7 miliardi spesi e zero titoli: perché Marchionne sfiducia Montezemolo
"Montezemolo? Nessuno è indispensabile. I risultati economici di Montezemolo sono molti buoni, ma nel caso della Ferrari un manager deve essere valutato anche per i risultati sportivi: sono sei anni che non vinciamo, abbiamo i migliori piloti del mondo e non possiamo partire tra il settimo e il tredicesimo posto”. L'attacco di Marchionne, che arriva alla vigilia del consiglio d'amministrazione e con la Ferrari che sta per chiudere il bilancio migliore della sua storia, parola di Montezemolo, fa partire il redde rationem nell'anno del bilancio record per il Cavallino.
I numeri della crisi – I numeri della crisi sportiva della Ferrari sono impietosi. La Ferrari non vince da 27 gare, un’astinenza lunga come non si vedeva dai 17 Gran Premi tra il successo di Alesi in Canada nel 1995 e il trionfo di Schumacher in Spagna nel 1996. Non è il periodo nero peggiore della storia, perché tra l'affermazione di Prost, sempre in Spagna nel 1990, e il sigillo di Berger in Germania nel 1994 passarono 59 gare. Ma se quel primato rimane lontano, nei numeri e nel tempo, può far solo piacere. Si fa sempre più forte la sensazione che la Ferrari, per la prima volta fuori dal podio a Monza dopo cinque anni, sia destinata a chiudere la prima stagione interamente senza vittorie dal 1993. E la rassegnazione di Alonso, salito sul podio solo due volte quest'anno, lui che dal 2002 non ha mai chiuso un anno con meno di tre piazzamenti in top-3, fotografa una scuderia che si ritrova in una selva oscura e ha smarrito la via per uscire a riveder le stelle. “Speranze di vincere quest'anno? Nessuna. Purtroppo questa è la situazione. Il venerdì sembriamo vicini agli avversari, il sabato e la domenica la realtà ci mostra la distanza dagli avversari. Miglioramenti? Impossibile prevederlo. Di sicuro non ci sono ricette magiche per cambiare le cose in due settimane”.
Troppe spese, zero titoli– Eppure la Ferrari gode di uno status privilegiato nell'elite delle scuderie dello Strategy Group, cui va la fetta maggiore dei diritti tv in base all'ultimo Patto della Concordia: essendo l'unica ad aver preso parte a tutte le edizioni del Mondiale di Formula 1, infatti, dalla spartizione dei proventi prende più soldi di tutti. E nei sei anni cui fa riferimento Marchionne, ha speso più di tutti. Proviamo a fare due conti. Nel 2008, l'anno dell'ultimo titolo, il Mondiale costruttori, per un'indagine della StageUp-Sport&Leisure Business la Ferrari è risultata la scuderia più efficiente in termini di costi-vittorie, con 8 successi costati 41 milioni ciascuno: un dato da cui si ricava un budget stagionale di 320 milioni. Già nel 2011, però, il Business Book GP che ogni anno analizza le spese delle squadre impegnate nel mondiale, dimostrava quanto la crisi economica si facesse sentire anche nel circus della Formula 1. La Ferrari rimaneva la squadra con più ricca, con un budget però ridotto a 210 milioni di euro viste le difficoltà nel mantenere le stesse condizioni contrattuali del passato con gli sponsor. L'anno successivo, la stessa pubblicazione rivelava un budget di 207 milioni. I numeri tornano vertiginosamente a salire nell'ultimo biennio. Da un'analisi al New York Times sui dati diffusi lo scorso agosto da Autosport Magazine, la Ferrari ha beneficiato nel 2013 di quasi 298 milioni di euro, e quest'anno la disponibilità ha superato i 400 milioni. Dunque, in base a questi dati che, come detto, vanno considerati come indicatori di massima, si può stimare un investimento intorno agli 1,7 miliardi tra il 2009 e il 2014.
Spesa per vittoria – In questo periodo, la Ferrari ha vinto 12 Gran Premi: uno con Raikkonen a Spa nel 2009, gli altri 12 con Alonso (Bahrain, Germania, Italia, Singapore e Corea nel 2010; Gran Bretagna nel 2011; Malesia, Europa e Germania nel 2012; Cina e Spagna l'anno scorso). Dunque, ogni vittoria di questi ultimi cinque anni e mezzo è costata, si può dire, circa 142 milioni, 100 in più del 2008.
La posizione di Montezemolo – Montezemolo, però, che ha portato 8 titoli costruttori e vinto sei mondiali piloti da presidente della Ferrari, non ci sta a essere messo alla porta. Entrato in scuderia nel 1973 come assistente di Enzo Ferrari e responsabile della Squadra Corse, ha portato tre titoli costruttori di fila (1975-1977) e i due mondiali di Niki Lauda nel 1975 e nel 1977, anno in cui Montezemolo lascia la Ferrari per rientrare nel 1991 da presidente, carica che mantiene tuttora, e amministratore delegato, che ha ricoperto fino al 2006. “Quando nel 2000 Michael Schumacher riuscì a conquistare il suo primo titolo erano 21 anni che Maranello non vinceva un campionato mondiale. Ormai è finita un’epoca. La verità è che la Ferrari è americana”. E proprio dall'America, in un incrocio di destini forse casuale e forse no, sono arrivati i migliori risultati economici recenti, anche grazie all'attività dell'attuale team principal Marco Mattiacci, che ha avuto un ruolo centrale nell'espansione del marchio Ferrari in Usa. Forse non è un caso che il divorzio, se divorzio sarà, venga annunciato alla vigilia della grande festa che la Ferrari sta preparando per i suoi sessant'anni a Los Angeles, dove arriveranno 600 modelli da tutti gli States e sarà presentata una nuova limited edition che più limited non si può, prodotta in soli dieci esemplari. Montezemolo, più volte indicato come possibile presidente della nuova sociertà Alitalia-Etihad che ha contribuito a creare con la sua mediazione, deve risolvere anche il nodo Ntv, la società per il trasporto ferroviario ad alta velocità che ha fondato nel 2006 e non ha ancora raggiunto il pareggio di bilancio, arrivando ad accumulare perdite per 156 milioni di euro e un debito complessivo di 781 milioni. Secondo indiscrezioni, la società sarebbe vicina ad annunciare la messa in mobilità per 300 dipendenti sui 1000 totali già sottoposti al contratto di solidarietà, un aumento di capitale la ristrutturazione del debito attraverso una conversione del credito in azioni o uno stralcio parziale dei debiti.
Che ha in mente Marchionne – L'eventuale allontanamento di Montezemolo sarebbe il punto finale della rivoluzione Fiat targata Marchionne, come ha spiegato a formiche.net Ugo Bertone, ex inviato della stampa, direttore del settimanale Borsa&Finanza, ora firma del Foglio e di Libero. “Ferrari, al pari Hermès, Gucci o Cartier, gode di un vantaggio quasi incolmabile nel mondo del lusso” ha spiegato. “Per difendere quest’immagine in questi anni la strategia concordata con il Lingotto è stata quella di stendere un cordone sanitario per isolare Maranello dall’immagine negativa di Fiat”. Oggi però, la Fiat non esiste più, nemmeno come sigla. E Ferrari rappresenta il più prestigioso dei brand amministrati dalla FCA, destinato ad aprire il mercato del lusso anche per gli altri marchi luxury del gruppo come Maserati. Perciò addio all'indipendenza. “La Fiat dell’Avvocato, di cui Luca Cordero di Montezemolo è l’ultimo simbolo, finisce qui. Il ruolo pubblico di Fca nella realtà italiana è e sarà un altro: meno interventista, meno mondano, meno sportivo. Meno tutto, ma con l’ambizione di far contar di più le ragioni dell’industria”.