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Ferrari, il meglio è nemico del buono

Il momento della seconda sosta di Vettel e la scelta delle Soft si rivelano infruttuose. Ma dimostrano il coraggio di osare della Ferrari, più competitiva e vicina alle Mercedes nelle prestazioni. Non resta che difendere il secondo posto nel Mondiale costruttori e pensare al 2017.
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L'ottimo è nemico del bene. Nella massima di Don Bosco si rispecchiano la gara e la stagione della Ferrari. Nel momento decisivo, quello di scegliere momento e mescole alla seconda sosta, Vettel aspetta fino al 34mo giro, uno più di Hamilton, opta per le soft e lascia ogni speranza di podio. C'è insieme il coraggio di osare e la consapevolezza, troppo facile a posteriori, che come il Romeo che canta la sua serenata da strada, è solo la scelta di tempo ad essere sbagliata.

La ricerca della perfezione – Di sicuro, e di questo gli va dato atto, nella gestione di Arrivabene quasi mai la ricerca della perfezione diventa un alibi per non agire. Anzi. L'ambizione, la paura e la voglia si impastano in un'iperattività convulsa che coinvolge vertici della gestione sportiva, direttori, strategie, piloti. Tutti sulla corda, tutti in discussione, Vettel compreso. Tutti alla ricerca di uno spiraglio, di una luce che giustifichi il blasone di un Cavallino poco rampante nell'era dell'ibrido. E in una stagione, in una gara, mai così ibrida, mai così sospesa fra ottimismo e frustrazione, in equilibrio variabile fra palco e realtà.

Funzionano le novità – Su una delle piste più tecniche del Mondiale, sulla carta a tutto vantaggio delle Mercedes, dove la power unit ha un peso determinante, la Ferrari che già si era avvicinata sul giro secco alle Frecce d'Argento, mantiene velocità di punta inferiori di appena 3-4 kmh mentre le Red Bull, nella parte finale di gara, ne pagano anche una decina. Funzionano le novità aerodinamiche presentate nella zona anteriore, con le soluzioni già viste e rimandate a Sepang e un pilone di sostegno dal disegno diverso per direzionare meglio i flussi nella zona bassa del telaio e massimizzare l'efficienza del corpo vettura.

Potenziale inespresso – E il sorpasso "vero", senza DRS e aiutini vari, all'esterno dopo la Spoon, alla staccata che anticipa la 130R, di Vettel su Ricciardo è una dichiarazione di intenti, una corrispondenza di desideri e ambizioni che si veste di nuovi colori dopo i rimbrotti di Arrivabene. “In generale ho un rapporto molto, molto aperto con Maurizio" dichiarava ieri, "mi piace il modo in cui ci relazioniamo, se c’è qualcosa che non mi va gliene parlo apertamente, e altrettanto fa lui. Tutti e due vogliamo vincere delle gare. Detto questo, ci sono stati gran premi in questa stagione in cui non sono stato contento per quanto ho dato, e sono il primo a saperlo. E’ stata una stagione con alti e bassi, e a volte i risultati che abbiamo ottenuto non sono stati all’altezza del nostro potenziale”.

The time was wrong – Suzuka, da questo punto di vista, non fa certo eccezione. Il sorpasso iniziale e tutta la condotta di gara veicolano il segno di una Ferrari di nuovo competitiva, che nonostante la doppia penalizzazione in griglia si mette subito all'inseguimento delle Frecce d'Argento. La gara di fatto si decide al 29mo giro. Rosberg si ferma e monta le dure. A quel punto Vettel è secondo, ha di fronte due scelte: può "copiare" il tedesco, rientrare subito e confermare le dure, oppure può ritardare un po' lo stint centrale e rischiare per il finale le soft, sapendo poi di dover farle durare per una ventina di giri sull'asfalto abrasivo di Suzuka. Il team farà la scelta più rischiosa, cerca il meglio. "Stavamo cercando di avvicinarci a Max. Eravamo sempre un pochino più veloci e io stavo gestendo le gomme" commenta Vettel. "Eravamo abbastanza vicini per provare l'undercut, ma poi lui è andato ai box e non aveva nessun senso seguire la sua strategia, perché avremmo avuto la stessa mescola fino alla fine della gara e non ci sarebbe stato modo di superarlo. Era molto più sensato azzardare, anche se abbiamo avuto un po' di sfortuna con il traffico ed abbiamo perso la posizione su Lewis. Con il senno di poi avremmo potuto fare meglio, ma sul momento ci sembrava la scelta più giusta". Doveva avere il coraggio di osare, la Ferrari.

Le soft non vanno – Ha inseguito il meglio, ma non ha ottenuto nemmeno il bene. Ottiene l'ottava gara fuori dal podio nelle ultime dodici. Prima del pit stop, Vettel aveva 21 secondi di vantaggio su Raikkonen, al traguardo saranno solo 8. E' la scelta di tempo che cambia la storia. Quel giro o due più del dovuto con le Hard fanno rientrare il tedesco dietro a Hamilton. Vettel è ancora propositivo e non conservativo, sa che quello è il momento per cercare l'attacco a Hamilton ma troppo la gomma nei primi passaggi dopo la sosta. Un degrado che pagherà nel finale. E il giro più veloce del tedesco non fa che confermare il livello di un potenziale ancora inespresso: e qualcuno dirà che partire dalla seconda fila, senza penalizzazioni, avrebbe fatto tutta la differenza del mondo.

Deluso Raikkonen – "Sono partito bene però non avevo spazio per andare più avanti, quindi sono rimasto bloccato" ha ammesso Raikkonen. "E' stata una grande delusione, perché penso che la vettura qui fosse molto competitiva. Ovviamente non essendo in mezzo al traffico ed avendo un po' più di aria pulita avremmo potuto sfruttare meglio il nostro ritmo. Oggi purtroppo è andata così e non è stata una situazione ideale".

Così, invece, il Cavallino guarda la Mercedes festeggiare il terzo titolo costruttori di fila con quattro gare d'anticipo. E pensa già al 2017, a una nuova primavera da aspettare ancora. Come i treni a vapore, di stagione in stagione, questo inverno passerà.

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