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Ferrari, sorrisi e rimpianti nel weekend di Monza

Arrivabene e Marchionne applaudono il secondo posto di Vettel e il lavoro di squadra. “Solo un suo errore”, commentano a proposito della pessima partenza di Raikkonen. Il gap dalle Mercedes, intanto, cresce anche in gara. Per il futuro, l’incontro con Horner e Marko potrebbe aprire nuovi legami con Toro Rosso e, chissà, anche Red Bull.
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E' la gara dei gialli e dei misteri. Che è successo alla partenza sulla Ferrari di Raikkonen? Che sarà della vittoria di Hamilton? Di chi sono colpe e responsabilità? A 40 anni dal titolo mondiale di Niki Lauda, l'edizione 2015 del GP d'Italia lascia solo domande e nessuna risposta. "Io ho fatto le cose normali per quanto ne so" ha detto Raikkonen, poi è entrato l'anti-stallo e avete visto tutti quello che è successo. Ho sprecato un'opportunità, poi abbiamo fatto una buona gara". Ma la colpa di chi è? Un errore umano del pilota o un settaggio sbagliato? Di sicuro, c'è solo che questo è il secondo gran premio con la cosiddetta partenza manuale, la nuova procedura con il “punto di attacco” della frizione (il bite-point, il momento in cui la frizione deve lasciare libero il motore di scaricare potenza a terra) lasciato alla sensibilità del pilota. Un meccanismo destinato a cambiare dal 2017, quando si tornerà a una frizione standard.

L'errore di Kimi – L'errore vanifica quello che avrebbe potuto essere un grande risultato, alla luce della spettacolare rimonta e dell'interpretazione arrembante che Iceman ha mantenuto per tutta la gara, mantenendo un passo non così distante dalle Williams e da Rosberg. Particolarmente bello e significativo il sorpasso all'esterno su Perez, che montava un motore molto simile a quello del vice campione del mondo, scoppiato a due giri dalla fine. Il presidente Marchionne, però, è convinto che la colpa della corsa in salita sia tutta del finlandese. "Peccato che Kimi abbia sbagliato in partenza" ha commentato a caldo, "deve essere stato un suo errore. Il secondo posto di Vettel è uno di quelli cui si ambiva, sfortunatamente l'altro non è arrivato". Parole di rammarico, di implicito rimprovero, arrivate dopo il rinnovo del contratto che lo stesso Marchionne solo ieri aveva definito "un atto dovuto" verso un grande pilota. Anche il team principal Maurizio Arrivabene non si discosta dall'interpretazione del presidente e ritiene che Raikkonen abbia "commesso qualche sbaglio con la pulsantiera".

Lavoro di squadra – Ci tiene, però, a elogiare il lavoro di tutto il gruppo, motivato da un pilota come Vettel, che ha sentito la gara come un italiano o un pilota cresciuto in Ferrari. "La nostra è una squadra unita, c'è un one team show" ha spiegato Arrivabene, felice per il secondo posto del tedesco, il pilota con più punti nella storia della Formula 1. In poco tempo, Vettel è diventato un grande uomo squadra, che passa molto tempo con i meccanici e ha ricreato un'atmosfera di entusiasmo e coesione persa negli ultimi tempi dell'era Alonso. Anche il tedesco, come Raikkonen, hanno registrato una pressione della gomma posteriore sinistra non compresa tra le soglie consigliate. Nel loro caso, però, in eccesso. E questo, anziché comportare un miglioramento delle prestazioni per effetto dell'accresciuta aderenza, va a detrimento della performance. E in effetti, nella prima metà di gara, Vettel ha accusato un certo scivolamento al posteriore, che può essere una conseguenza proprio della pressione più alta delle gomme, in quanto l'impronta lasciata a terra non è più quella ottimale.

Cresce il gap – Tuttavia, a voler essere realisti, la Ferrari non può nascondersi che il gap con le Frecce d'Argento non è diminuito, anzi. Se fino a qualche gran premio fa, il punto debole sembrava il giro lanciato in qualifica, con il Cavallino poi in grado di reggere il ritmo sul passo gara, adesso l'impressione, al di là dei 26 secondi di distacco da Hamilton, è decisamente diversa. E deve far riflettere soprattutto il finale di gara, quando il britannico, spinto dai commissari a girare quasi al limite per aumentare il gap in caso di una temuta penalità, ha forzato e ha preso qualcosa come tre secondi in tre giri, a dimostrazione che il margine delle Mercedes è ancora più elevato di quanto sia apparso finora, anche per effetto dei sette gettoni spesi dopo il GP del Belgio proprio per potenziare la power unit.

Quale futuro – A questo punto, con Rosberg già quasi fuori dalla lotta per il titolo Mondiale, il Cavallino può cominciare a pensare al futuro. E il rinnovo anche del contratto fino al 2018 con James Allison, soddisfatto del comportamento della quarta power unit Ferrari, è un segno positivo di continuità, di una progettualità di lungo periodo. L'anno prossimo, la scuderia si troverà davanti a un bivio, visto che dal 2017 i regolamenti cambieranno radicalmente il volto delle monoposto. Da una parte, Allison potrebbe decidere di presentare per il prossimo campionato una macchina radicalmente nuova, che si stacchi anche dalla SF15-T di cui Nikolas Tombazis, nell'intervista al Corriere della Sera, si è detto comunque "padre", dopo aver accusato la scuderia di aver fatto lavorare i progettisti in una galleria del vento senza i settaggi giusti e di iniziare a progettare le monoposto per la stagione successiva con colpevole ritardo. Una scelta che comporterebbe certamente un aumento dei costi e avrebbe un'efficacia molto ridotta nel tempo. Ma anche continuare a lavorare solo sulla power unit, con la prospettiva di un 2016 non troppo diverso da questo 2015 fatto di una subalternità rispetto alle Mercedes e di fugaci momenti di gloria, e magari di un 2017 di nuovo incerto, non è certo una prospettiva esaltante.

Matrimonio con Red Bull? – A meno che, la Ferrari, che sta limando i dettagli per offrire i motori alla Toro Rosso, non diventi davvero fornitore anche della Red Bull, che interromperà il rapporto con Renault, ormai a un passo dal ritorno in F1 come costruttore con l'acquisto della Lotus. Dietrich Mateschitz mantiene il suo orientamento e vorrebbe puntare dritto al sei cilindri Mercedes, che a quel punto dovrebbe rivedere il contratto "premium" con la Williams e decidere come rapportarsi a quello che potrebbe essere il suo principale antagonista per il Mondiale. Ma a Monza Christian Horner e Helmut Marko sono entrati nell'Hospitality della Ferrari per incontrare il presidente Sergio Marchionne e il team principal Maurizio Arrivabene. Solo una coincidenza? O c'è davvero uno spazio di trattativa?

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