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Ferrari: “Top class is back”

Podio alla prima gara. Vittoria alla seconda. Vettel fa meglio di Schumacher al debutto in Ferrari. L’aria è cambiata, la rivoluzione targata Arrivabene e Allison sta dando i suoi frutti. Un superbo Kimi Raikkonen completa una giornata da ricordare.
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Una domenica di passione e resurrezione. Podio alla prima gara, trionfo alla seconda. Nemmeno Michael Schumacher aveva ottenuto quanto Sebastian Vettel al suo esordio in Ferrari. I fili della storia si riannodano, e non solo per la comune provenienza. Anche il primo di Schumi era un anno di rifondazione. La Ferrari veniva da stagioni amare, come il 2014, e allora come oggi dominava una squadra sola, con la Williams nel ruolo che ora è della Mercedes. E come diciannove anni fa, l'aria di rivincita la vedi, la senti, la tocchi. La vedi nell'abbraccio di Vettel al ds Rivola dopo le qualifiche, nelle strette di mano con i meccanici. La senti nel "grazie, forza Ferrari" urlato con la felicità di chi realizza il suo sogno a fine gara. La senti nell'entusiasmo contagioso di James Allison, figura chiave al comando come Ross Brawn nell'era Schumi, in quel suo "Numero 1. Top class is back" che a fine gara dice tutto. Dice che un'epoca è finita, che una porta si è chiusa e un portone si è aperto. Dice che a Maranello è cambiato tutto, che la scuderia è tornata nel solco della storia, per risultati, per investimenti, per stile, per organizzazione interna.

Destini – Un ritorno così immediato, così rapido, una rivoluzione così radicale da portare a una vittoria già alla seconda gara era difficile, praticamente impossibile, da pronosticare. E pur con la prudenza che mai si deve perdere nel guardare ai primi risultati stagionali, l'incontro Vettel-Ferrari sembra già di quelli "made in Heaven". Vettel arriva dalla sua peggior stagione in carriera, senza pole e senza vittorie. La Ferrari arriva dalla peggior stagione della storia recente, la prima senza vittorie dal 1994. Due destini che si uniscono e segnano un percorso profondissimo. Un percorso che sta beneficiando dei problemi delle Williams, con un concept di ricerca della massima trazione che non dà il meglio nei primi circuiti in calendario, e della confusione che regna in casa Red Bull, segnale più che probabile della difficoltà, sottovalutata, nel gestire il post-Newey e i rapporti sempre più tesi con la Renault. E il doppiaggio di oggi è, al momento, il più lampante indicatore del cambio di gerarchie, di un centro di gravità che si sta spostando. E se diventerà permanente, lo scopriremo solo vivendo, sempre che la Red Bull riesca a passare i crash test per il muso corto e introdurre tutto il pacchetto di innovazioni aerodinamiche collegate.

Front-runner – Da Sepang, la Ferrari torna a casa con un almeno due certezze che fino a qualche giorno fa rientravano nel cassetto delle speranze, delle aspettative, delle premesse e delle promesse. Innanzitutto, la SF15-T una macchina che non pesa troppo sulle gomme: Vettel che gira sui tempi di Hamilton con pneumatici gravati da otto tornate in più con l'asfalto bollente a 60 gradi è più di una coincidenza. E la reazione confusa in Mercedes, la diversificazione di strategia decisa in corsa, le comunicazioni apprensive via radio al campione del mondo, le tensioni che serpeggiano e sempre meno si contengono nel motor-home della scuderia campione di tutto l'anno scorso, è il vero punto a favore del Cavallino in questo secondo GP della stagione. Di una stagione che ha perso proprio il gran premio di Germania, con una corsa in meno e quasi certamente con un motore in più per le squadre e i piloti, un altra piccola vittoria strategica di medio-lungo periodo della Rossa. E poi, last but not least, la Ferrari ha ritrovato un front-runner, un pilota che fa di tutto per guardare il resto del gruppo attraverso gli specchietti, e un po' come Schumi sa esattamente cosa fare per arrivarci e, aspetto ancora più importante, per rimanerci. Un ottimizzatore di risorse, che tira fuori il meglio da quel che ha a disposizione, che una volta in testa non perde la testa, non rischia, non sbaglia. Più "Professore" che mattatore, più Prost che Villeneuve, è l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. La scelta migliore possibile, tra le opzioni realistiche a disposizione, per il post-Alonso. Una scelta che si sta rivelando più vincente che mai.

Superbo Kimi – In realtà, le certezze di questa domenica pre-pasquale a Maranello son tre. Perché Sepang restituisce un Kimi Raikkonen come da tempo non si vedeva. Sfortunato come nemmeno il "Paperino" Massa degli anni d'oro, bloccato da Ericsson in qualifica (errore di avvio del motore? errore strategico? sfiga?), toccato da Nasr al primo giro e costretto a percorrere più di metà pista senza una ruota prima di imboccare la corsia dei box, il suo quarto posto vale decisamente doppio. Al secondo GP, Iceman ha eguagliato il suo miglior risultato del 2014. Ma nella sua interpretazione di gara c'è molto più di questo. C'è una rimonta a suon di giri veloci che ha sbaragliato la concorrenza imbottigliata a metà gruppo, c'è l'attacco a Rosberg e un duello col vice-campione del mondo che illumina e incoraggia. C'è un pilota diverso, che finalmente si sente perfettamente a suo agio, perché sente una macchina che gli risponde e gli corrisponde. Dallo stile di guida, traspare la motivazione, la gratitudine, la voglia di restituire, di dimostrare, la sensazione di essere di nuovo parte di qualcosa di grande, e non più solo ballerino di fila. "Top class is back".

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