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Formula 1: quanto vale davvero la Ferrari 2017?

La SF70H appare più vicina alle Mercedes. E’ una macchina nata bene, affidabile e convincente con tutte le mescole provate a Barcellona. Si vedono i primi effetti delle nuove regole e dello sviluppo libero dei motori. Ma è davvero superiore alle Frecce d’Argento come dice Lauda?
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“Tra le nuvole vedo uno spiraglio di sole”. Luca Cordero di Montezemolo, nell'intervista concessa ad Autosprint, testimonia il cauto ottimismo che si respira in casa Ferrari. Al settantesimo anno di storia, il Cavallino tutto italiano si dimostra, almeno dalle prime impressioni, quantomeno in grado di lottare per giocarsi il titolo. Certo, i tempi contano fino a un certo punto, ma il giro record di Raikkonen, unico a scendere sotto l'1.19, conferma l'impressione di una Ferrari nata sotto una buona stella. In scadenza di contratto, a dieci anni dal suo titolo iridato, l'ultimo per un pilota in Rosso, Iceman smentisce l'idea del Drake che i piloti padri girino un secondo più lenti. Con un secondo figlio in arrivo, Raikkonen appare più come il vino buono, col tempo migliora. E l'uscita di pista nell'ultima giornata non adombra una sessione positiva ben al di là del giro più veloce. «Avremmo potuto spingere anche di più, ma non era questo l'obiettivo. Possiamo ancora migliorare molto, ma il feeling con la macchina c'è» ha commentato Iceman, il più veloce anche l'anno scorso nei test, con premesse però ben diverse e basi più fragili. Il problema elettrico, subito risolto, alla sua vettura ha rappresentato l'unico inconveniente negli otto giorni di test in cui le Ferrari hanno percorso 956 giri, per 4450 chilometri, con due sole power unit (e meno simulazioni di gara rispetto alle Mercedes).

Vettel: siamo ai livelli di dieci anni fa

Abbiamo percorso tanti chilometri, è a questo che servono i test, a farsi un’idea – ha detto Vettel -. Siamo meglio preparati rispetto a un anno fa, abbiamo seguito il nostro programma e fatto progressi, ma c'è ancora spazio per migliorare.

Il tedesco, dopo le tre vittorie e i 13 podi del 2015, ha visto l'anno scorso le alte aspettative sciogliersi in una nuvola rossa di dubbi, di frustrazione, di nervosismo sempre più a stento nascosto. La nuova Ferrari, figlia di una diversa filosofia organizzativa del team e dei regolamenti rivoluzionati rispetto all'anno scorso, gli piace.

Più o meno siamo ai livelli di prestazione di dieci anni fa, con tanto carico aerodinamico ma anche con parecchio peso in più. Sono anche più ‘fisiche’, a fine giornata si sente la fatica, ma questo è normale alla prima uscita dopo la pausa invernale. Più o meno abbiamo visto quello che ci aspettavamo: macchine più veloci in curva e più lente in rettilineo, per via della resistenza aerodinamica. Ma anche tanto divertenti da guidare.

Macchine che, però, con le gomme larghe che si degradano meno (Pirelli vorrebbe che ci fosse un gap intorno al secondo tra una mescola e l'altra) e il design imposto dal nuovo regolamento tecnico potrebbero rendere ancora più difficile prendere la scia e sorpassare. Motivo per cui Greg Maffei, presidente e CEO di Liberty Media, vorrebbe introdurre un salary cap come nella NFL e modificare il DRS per aumentare lo spettacolo. E chissà che l'acquisto da parte del Cavallino di una percentuale delle quote della F1 non possa aiutare.

Ma è in pista che la Rossa ha squadernato il meglio delle sue possibilità. "Questa Ferrari è più semplice da guidare e aiuta i piloti. Si è capito dai test sul bagnato, in cui ha mostrato di avere un buon telaio" ha spiegato Jacques Villeneuve alla presentazione dei palinsesti di Sky. Una base buona che ha reagito bene a tutti gli interventi di micro-aerodinamica e alle modifiche via via testate al Montmelò, dalle ali al fondo modificato nell'area dell'estrattore, dall'S-duct alle due diverse configurazioni dell'ala posteriore.

Lauda: la Ferrari va come sui binari

La settantesima creatura di Maranello preoccupa un po' la concorrenza, Mercedes in testa. Le Frecce d'Argento, unico team a superare i 5000 chilometri percorsi a Barcellona, contrariamente all'anno scorso hanno girato con tutte le mescole e fatto segnare i migliori tempi con le più morbide della gamma Pirelli. Nella prima apparizione di James Allison in casa Mercedes, arrivato al posto di Paddy Lowe, la W08 ha mantenuto le migliori velocità alla speed trap ma per Hamilton "la Ferrari potrebbe essere la favorita e non possiamo perderli di vista". Anche per Niki Lauda la SF70H è in cima alla lista delle favorite, "è come sui binari. Stanno affrontando il loro programma di test come abbiamo fatto noi negli anni scorsi", ha detto ad Auto Motor und Sport. Dichiarazioni che, comunque, vanno pesate, interpretate, lette sopra, sotto e fra le righe. Certo, fra i tre top team (Ferrari, Mercedes e una Red Bull semplice, innovativa, veloce ma non così affidabile a Barcellona) e le altre c'è un secondo e mezzo di differenza.

Ma i tre team candidati al titolo quanto sono distanti? Meno dell'anno scorso, suggerirebbero i test, anche se è presto per pensare o ipotizzare un sorpasso del Cavallino. E forse i veri valori non si vedranno nemmeno a Melbourne. Quel che è certo, come ha ripetuto più volte lo stesso Toto Wolff, è che la Mercedes e la Formula 1 hanno bisogno di un avversario da battere per dare valore ai propri successi e aumentare, di rimbalzo, anche le vendite sul mercato delle auto da strada. Perché è anche, o forse soprattutto, a questo che serve la Formula 1. E se un vero rivale non c'è, allora bisognerebbe inventarlo.

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Tanta fiducia e basso profilo

In Ferrari il trucco lo conoscono. La scuderia, tutta italiana dopo la promozione di Sassi e Binotto, mantiene un basso profilo senza indulgere in facili illusioni da prima volta, senza farsi troppo accecare dai primi spiragli di sole che hanno acceso di speranza gli otto giorni catalani. "Non importa dove ci troviamo, non si fanno punti adesso – ha smorzato i toni Vettel -. Si deve guardare oltre e c'è ancora molto lavoro da fare". Di sicuro, il team principal Arrivabene, che ha da poco festeggiato i suoi sessant'anni, si trova davanti una prospettiva leggermente diversa rispetto alla scorsa stagione. L'eliminazione dei gettoni e la liberalizzazione della ricerca e dello sviluppo almeno a livello di power unit ha restituito alla Ferrari almeno uno dei punti di forza della stagione d'oro del Cavallino, dopo che gli altri pilastri (la galleria del vento, le possibilità quotidiane di test nei due circuiti di proprietà di Fiorano e del Mugello, un rapporto privilegiato con il fornitore di pneumatici) sono stati via via abbattuti dalle successive riforme regolamentari. Riaperto lo svilippo dei motori, elemento propulsivo nella filosofia di Enzo Ferrari, il salto di qualità si vede.

La stagione 2016 è da dimenticare, ma so che abbiamo le persone giuste nel posto giusto per fare al meglio – ha detto il presidente Marchionne -. La stagione 2017 è piena di incognite, per questo evito di fare previsioni. Quello che posso promettere è che combatteremo, e che abbiamo l’unità, l’impegno e la passione per tornare al top.

Un percorso che non si può esaurire nel giro di una notte, o di una stagione. Per questo dal salone di Ginevra Marchionne ha annunciato che rimarrà alla presidenza della Ferrari fino al 2021, anche dopo l'uscita dalla FCA, e non solo perché altrimenti non maturerebbe l'ultima tranche di incentivi. Il piano ha orizzonti più ampi, e punta a fare del Cavallino un marchio leader nel settore del lusso, non più esclusivamente legato all'automobile, per farne crescere il valore in Borsa. Un valore che però passa necessariamente per l'uscita dalla prigionia del sogno. Passa per una Ferrari di nuovo speciale, di nuovo bella e vincente. Passa per un Mondiale da protagonista.

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