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GP d’Italia, Ferrari: a Monza batti un colpo

“Siamo più competitivi ma non basta” ha ammesso Alonso. “Dobbiamo fare la gara dell’anno per il nostro pubblico”. Allison promette prestazioni come a Spa. E Mattiacci sogna il ritorno di Ross Brawn per il 2015.
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Non siamo mai arrivati qui così in difficoltà”. È un Fernando Alonso frustrato, quasi triste, ma non certo rassegnato quello che si prepara a sfidare le Mercedes a Monza. “Da 11 gare lavoriamo per tornare ad essere più competitivi. E lo siamo. Però non basta. Restiamo a un secondo e sei dalle Mercedes. Però dobbiamo fare la gara più bella dell'anno. Per il nostro pubblico”, e per la coppia di anziani che ga volato accanto a lui in aereo e che l'ha più volte ringraziato di correre per la Ferrari. È la quotidiana guerra tra la ragione e le ragioni del cuore.

Ineluttabilità – C'è un senso di ineluttabilità nelle parole dell'asturiano, che sente meno adrenalina con queste nuove macchine e ha promesso di restare al Cavallino, clausola o non clausola per liberarsi a fine anno, almeno fino al 2016. “La Ferrari ti dà altro oltre le vittorie. Bisogna sistemare molte cose, questo sì, ma con Mattiacci c'è la volontà di cambiare molto, di essere più aggressivi e questo rende più attraente l'idea di restare”. E' il senso di ineluttabilità che pervade tutta una stagione in cui per regolamento non si può intervenire sulle power unit, in cui si cristallizzano i valori e chi parte indietro non può che sperare negli errori altrui. “Essere in lotta ogni anno per il titolo” ha ammesso Alonso, “non ci ha permesso di notare alcune debolezze che avevamo in altre aree. Con il blocco dei test siamo stati lenti a reagire. Ormai è più una F1 da computer e simulatori. Abbiamo impiegato troppo a capirlo”. E purtroppo non bastano le ore al simulatore, che lo spagnolo usa molto più di Raikkonen (magari questo spiega la discrasia nelle prestazioni), per colmare il gap. “In più, a Monza c'è quel podio splendido, in alto sopra la folla. In quattro anni ho avuto la fortuna di salirci quattro volte” ha concluso. “Stavolta sarà molto difficile. Ma tutto può sempre succedere”. E chissà che non si ripeta il miracolo di Berger, che ha vinto a un mese dalla morte di Enzo Ferrari nell'anno dei 16 successi McLaren su 17 gare del Mondiale.

Ragione e cuore – La ragione, però, non conosce le ragioni del cuore. E la cifra della passione che trasformerà gli spalti in un tappeto pulsante di rosso Ferrari deve fare i conti con la realtà di un circuito iper-veloce, con appena cinque curve, nuova Parabolica compresa, che certo non esalta i lati migliori della F14T. “Le caratteristiche della pista” ha spiegato il direttore tecnico James Allison, “sono simili a quelle di Spa e questo ci fa pensare di disputare un weekend dignitoso, come in Belgio, prima di andare incontro al resto della stagione su piste che dovrebbero adattarsi meglio alla nostra vettura”. Certo non proprio un'iniezione di ottimismo. Ma la Realpolitik sembra la nuova parola d'ordine, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, della gestione Mattiacci. Cambiamenti graduali, una visione di lungo periodo che possiamo solo augurarci sia chiara e in grado di disegnare magnifiche sorti e progressive, ma senza la pressione delle scadenze, senza le promesse di risolvere tutti i problemi entro tempi che troppo spesso finiscono per rivelarsi irreali e implausibilmente stretti.

Work in progress – La Ferrari oggi è un work in progress, che durerà finché sarà necessario, perché i cambiamenti sono iniziati tardi e ancora non sono arrivati al cuore del problema, se mai di cuore ce ne sia uno solo. Hanno pagato Domenicali e Marmorini, il team principal e il capo motorista, non i progettisti cui Domenicali prima, e Mattiacci adesso, si sono affidati, e di cui si sono dovuti fidare non avendo competenze proprie per dettare direttamente le linee guida dello sviluppo della monoposto. Per ora si continua a lavorare sulle soluzioni tampone, sulle piccole grandi toppe come lo “scotch termico” per la migliore coibentazione degli scarichi che in effetti a Spa ha consentito almeno alle Rosse di giocarsela con le Red Bull e le Williams non solo al venerdì. Ormai, però, da Monza in poi, il finale di stagione deve servire a difendere il terzo posto nel Mondiale costruttori e mettere basi diverse per l'anno prossimo. Basi che potrebbero avere il nome del più gradito cavallo di ritorno in sella al Cavallino, Ross Brawn, l'artefice dell'epoca d'oro di Schumacher, la cui salute è in graduale ma costante miglioramento. L'anno scorso Brawn si è dimesso da team principal Mercedes e non ha mai davvero interrotto i contatti con la Ferrari. “Tutti vorrebbero che Ross potesse tornare a Maranello, chiunque sarebbe felice di avere nella propria scuderia qualcuno con la sua esperienza”, ha detto Mattiacci alla CNN. Cuore e ragione potrebbero finalmente incontrarsi. Di nuovo.

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