GP del Belgio: Spa-Francorschamps, l’università della F1
Spa-Francorschamps è l'Università della Formula 1. Per vincere qui servono coraggio, tecnica, sensibilità di guida e soprattutto completezza. Lo storico circuito nella foresta delle Ardenne è sempre stato popolare, già dall'originale conformazione triangolare. La prima corsa, nel 1922, si è corsa su un tracciato di 14 chilometri sulle strade che collegavano Malmedy, Stavelot e Francorchamps. Nato da un'idea di Jules de Their, proprietario del giornale "La Meuse", e del presidente del RACB (Royal Automobile Club Belgium) Henri Langlois Van Ophem, ospita nel 1924 la prima 24 Ore di Spa-Francorchamps e l'anno successivo la prima gara per vetture di Formula Grand Prix. E' uno dei sette tracciati che hanno ospitato la prima edizione del Mondiale di F1 nel 1950 (Fangio vinse quel primo GP), uno dei quattro ancora in calendario insieme a Silverstone, Monaco e Monza.
Sprezzo del pericolo – Alla fine degli anni '30, per renderlo uno dei circuiti più veloci d'Europa, si aggira la sezione dell'Ancienne Douane (dove un tempo c'era un custom office dell'impero tedesco negli anni '20) con una combinazione di ripide curve in salita che diventerà il Radillon, una delle curve più celebri del Mondiale. Prima degli anni '70 si correva senza vie di fuga o particolari sistemi di sicurezza. “Se finisci fuori pista, non sai mai che potresti colpire” diceva il pilota jackie Oliver. Non a caso, solo negli anni '60 si registrano 10 incidenti mortali. È un decennio di sangue che si apre con lo schianto in cuo resta gravemente ferito Stirling Moss in prova e le due morti in gara di Chris Bristow e Alan Stacey nel giro di un quarto d'ora. Nel 1966, Jackie Stewart si cappotta, si rompe diverse costole e inizia a premere per convincere i piloti a boicottare il circuito, iniziativa che si realizzerà nel 1969. Nemmeno l'inserimento di nuove barriere di sicurezza l'anno successivo evita per un decennio lo spostamento del GP a Nivelles e a Zolder, dove rimane fino al 1982, fino alla morte di Gilles Villeneuve, per tornare a Spa nel 1983 e definitivamente dal 1985.
La nuova pista – Nel 1994, dopo lo shock per le morti di Senna e Ratzenberger a Imola, viene rallentata la chicane del Ratillon, teatro dell'incidente mortale di Stefan Bellof nel 1985. Più volte, dal 2002 al 2007, è stata ridisegnata la chicane Bus Stop con conseguente spostamento della pit lane. Gli ultimi interventi hanno coinvolto anche il tornante della Source e allungato leggermente il tracciato che ora misura 7,004 km.
Prima parte veloce – La prima parte, relativamente “facile” si apre con la frenata della Source, uno dei punti in cui si può cercare l'attacco e il sorpasso: qui saranno fondamentali precisione e controllo alla partenza per guadagnare posizioni evitando collisioni. Si passa attraverso il lungo rettilineo in discesa che porta al Radillon Eau Rouge, una combinazione sinistra-destra-sinistra in leggera salita. Prima questo tratto richiedeva vere e proprie acrobazie, ora i piloti possono gestire le forze di compressione verticali e le accelerazioni laterali tenendo il piede sull'acceleratore per tutta la curva e tutto il successivo rettilineo del Kemmel: si viaggua in pieno, in questo tratto, per circa 20 secondi.
La sezione più guidata – Il secondo settore, più lento, inizia con la chicane delle Combes, una doppia destra-sinistra da affrontare in terza, e prosegue con la curva 9, a destra, da prendere a 160 kmh. Dopo un breve rettilineo in discesa, in un tratto di carreggiata piuttosto stretto in cui due monoposto affiancate entrano a fatica, si arriva al lungo tornante Bruxelles, a destra, con i piloti chiamati ad accarezzare l'acceleratore in uscita di curva per prepararsi al successivo tornante a sinistra, a 90 gradi, da affrontare in terza marcia, a 150 kmh. Basta poi una leggera frenata per percorrere al meglio la Pouhon, una lunga curva a sinistra che immette nel rettilineo in salita verso le due curve del Campus: l'ideale è frenare a 75 metri dalla prima, a sinistra, per affrontare al meglio, in terza, la seconda in direzione opposta. Si scende poi verso la Stavelot, svolta a destra a 90° che si può percorrere a 140 kmh e segna il limite del secondo settore. In questa parte centrale l'assetto diventa la variabile cruciale, anche perché le monoposto viaggiano a basso carico aerodinamico e nei passaggi più lenti la sensibilità di guida fa la differenza.
Al massimo verso l'arrivo – Nel terzo settore si torna a viaggiare al massimo. La curva 16 si affronta praticamente senza frenare, con il gas aperto all'80% della potenza massima, e si continia in accelerazione per le due veloci curve a sinistra che spezzano il rettilineo del Blanchimont. Il tracciato si chiude con la chicane del Bus Stop, trasformata con l'ultima modifica in uno dei punti migliori della pista per ritardare all'ultimo la staccata e tentare il sorpasso in vista del rettilineo d'arrivo.
Le gomme – La chiave sarà gestire l’enorme quantità di energia scaricata sugli pneumatici, da ogni direzione. Lo stress sulla struttura e la spalla delle gomme è infatti la più alta del Mondiale: all'Eau Rouge, dove i motori viaggiano al massimo, la compressione negativa arriva a toccare quota 1G e la forza laterale sfiora i 5G. Pirelli, per la prima volta dal 2011, ha scelto una composizione "morbida": porta infatti le medie e le soft. La P Zero White medium, infatti, è una mescola che assicura elevate prestazioni anche a basse temperature, frequenti a Spa. La P Zero Yellow soft, invece, è una mescola ‘high working range’. Una scelta che privilegia la versatilità d'uso, anche in relazione al basso carico aerodinamico che influenza le frenate e aumenta il rischio di bloccaggio delle ruote e “spiattellamento” degli pneumatici.
SPA-FRANCORSCHAMPS: LA SCHEDA
Primo GP: 1950
Giri totali: 44
Lunghezza della pista: 7.004 km
Distanza percorsa: 308.052 km
Giro record: 1:47.263 – S Vettel (2009)