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GP Italia, un giro di pista a Monza

Monza è la casa della velocità. E’ il circuito meno tortuoso del Mondiale. Richiede 2781 cambi di marcia. Si gira con il piede sull’acceleratore per il 67% del tempo sul giro. Pirelli ha scelto le medie e le soft: l’anno scorso aveva portato le dure.
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Monza è la casa della velocità. Si tratta infatti della pista su cui si mantengono le medie più alte del Mondiale, oltre 244 kmh di media, e la più bassa tortuosità. È un tracciato a basso carico ma completo, con quattro tratti ad alto scorrimento e due curve lente (la variante del Rettifilo), due curvoni affascinanti come la curva Biassono e la Parabolica e due chicane per sorpassare. Due anche i punti dove sfruttare l’ala mobile, lungo il rettilineo delle tribune e tra il Serraglio e la Variante Ascari. Fondamentale sarà la resa della power unit, visto che Monza è il circuito che pesa di più sul motore: il 67% del tempo sul giro, infatti, si percorre con l’acceleratore al massimo. Motivo per cui la Mercedes ha speso sette gettoni per migliorare ulteriormente il propulsore.

Settore 1 – La prima curva dista 620 metri dalla pole position. La nuova procedura tutta manuale di partenza richiede un perfetto setup per evitare il pattinamento sull’asfalto non troppo abrasivo alla variante del rettifilo, con la staccata dai 350 agli 80 kmh, dall’ottava alla prima in meno di tre secondi e mezzo. La variante del rettifilo, una stretta chicane sinistra-destra esalta le vetture con un assetto che possa massimizzare la trazione in uscita sfruttando anche i cordoli per raggiungere la massima velocità in uscita. Si prosegue poi verso la Curva Biassono, o Curva Grande, la lunga svolta a destra che immette nel bosco e si percorre a 304 kmh in settima. È il primo passaggio impegnativo, che impone alle monoposto di resistere ad un’accelerazione laterale prolungata superiore ai 2G. Un passaggio che completa il primo settore.

Settore 2 – Si giunge così alla variante della Roggia a quasi 340 kmh, una sequenza sinistra-destra che richiede una potenza in frenata di quasi 2500 kW. La staccata ricarica la batteria di oltre 330 kJ. Dalla variante, cui si entra a 107 kmh, si esce a quasi 95 km per proiettarsi in seconda marcia verso le due Curve di Lesmo, a destra. Dopo l’allungo si arriva alla prima staccata piuttosto decisa, una frenata breve da cui si esce a 149 kmh, in quinta. Una breve accelerazione porta alla seconda staccata di Lesmo, un po’ più aperta: qui si scala dalla sesta alla quarta e si esce a poco meno di 140 kmh secondo le simulazioni della Wintax. Le vetture entrano così nel secondo tratto ad alta velocità e dopo la Curva del Serraglio possono tornare a usare l’ala mobile passando sotto il ponte per arrivare alla Variante Ascari a cavallo dei 340 kmh.

Settore 3 – Siamo a uno dei punti cruciali per i sorpassi. Si tratta di una successione di tre curve in rapida sequenza, una combinazione sinistra-destra-sinistra che rappresenta la seconda frenata impegnativa del tracciato (2475 kW). Segue un tratto di accelerazione, da affrontare in quarta marcia, per uscire sul rettilineo opposto alle tribune, in leggera discesa, che immette sulla Parabolica. Qui si rallenta dai quasi 340 kmh ai 165 in sesta, con una decelerazione in frenata di 5,2G. In uscita, sarà importante cercare la traiettoria esterna per alzare il numero dei giri senza aumentare l’angolo di sterzo e poter così entrare sul Rettifilo Tribune con la più elevata velocità per tentare un sorpasso con l’ala mobile o l’effetto scia, che consente un incremento della punta massima di velocità anche di 16 kmh.

Le chiavi – Il tracciato di Monza è piuttosto impegnativo per il raffreddamento dei freni, con le quattro staccate impegnative e la necessità di evitare un eccessivo raffreddamento dei dischi. Poco sollecitata la trasmissione, con soli 2750 cambi di marcia per completare la distanza di gara e l’ottavo rapporto utilizzato per quasi un terzo del tempo sul giro. Ma il basso carico aerodinamico permette un significativo risparmio sul carburante. Possono infatti bastare 91 kg di benzina per portare a termine il gran premio.

Le gomme – Le gomme saranno però i veri osservati speciali del weekend. Pirelli ha scelto le due mescole più morbide, come in Australia, Cina, Bahrein, Ungheria e Belgio, mentre l’anno scorso aveva privilegiato le Hard alle Soft. Secondo le simulazioni, il gap di prestazioni dovrebbe rimanere tra gli 8 decimi e gli 1,4 secondi. Di gomme è tornato a parlare Sebastian Vettel, dopo lo scoppio dello pneumetico a Spa e l’indagine del fornitore ufficiale che ha escluso danni strutturali e invitato le scuderie a rispettare i limiti e le indicazioni fornite sulla durata massima di ogni singolo treno di gomme. "Non è accettabile un'esplosione a quella velocità” ha detto il tedesco, “ma Pirelli ha comunque svolto la sua inchiesta e spiegato l'accaduto. Ha gestito la situazione e la direzione presa è quella giusta. E credo che ci saranno miglioramenti immediati, come accadde due anni fa dopo i problemi di Silverstone”. Il fornitore milanese avrebbe anche suggerito ai team di aumentare leggermente la pressione degli pneumatici. Ma l’innovazione, criticata da Lewis Hamilton, andrebbe a ridurre il grip in trazione e richiederebbe ai tecnici di modificare gli assetti per compensare e a utilizzare sospensioni più morbide delle attuali.

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