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GP Singapore: un giro di pista a Marina Bay

E’ il circuito più impegnativo del Mondiale, con 13 frenate e 23 curve, più che in ogni altra pista. E’ il secondo più lento della stagione, dopo Monaco e i freni sono sollecitati per 22″5 a giro. Si usa la prima nel 24% del tempo.
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Il circuito più impegnativo del Mondiale. Marina Bay presenta 23 curve, il numero più alto dell’intero calendario, e il secondo giro più lento della stagione dopo Monaco. Saranno fondamentali raffreddamento e flussi d’aria, soprattutto per evitare il surriscaldamento dei freni, viste le 13 staccate ravvicinate, di cui solo una davvero impegnativa. L’asfalto è piuttosto irregolare, come nella maggior parte dei tracciati cittadini, e con poche vie di fuga.

Le gomme – Per questo, Pirelli ha scelto le mescole più morbide del range, la medium e la soft, che lavora perfettamente a 30-35 gradi, temperatura abituale anche di notte a Singapore. Le due tipologie di pneumatici, spiega il direttore motorsport Paul Hembery, “sono in grado di offrire il massimo grip meccanico e un rapido warm-up, che sono le due chiavi per il successo su questa pista. Per pianificare la giusta strategia, i team e i piloti devono considerare molti fattori: l’insolita evoluzione della temperatura di pista, il grande divario di prestazioni tra le due mescole, la necessità di risparmiare carburante dovendo percorrere una distanza di gara molto lunga, così come l’elevata probabilità di safety car, che sinora ha caratterizzato ogni gara di Singapore”. In questi giorni, aggiunge, “stiamo definendo con FIA una procedura più chiara che possa consentire ai team di seguire più facilmente le prescrizioni in materia di utilizzo degli pneumatici. Si tratta di un punto importante per evitare malintesi ed evitare quanto accaduto a Mercedes a Monza”.

Settore 1 – La prima curva, intitolata a Benjamin Henry Sheares, il secondo presidente di Singapore, è una delle più rapide del tracciato. Posizionata a soli 280 metri dal via, richiede uno scatto perfetto: sarà fondamentale, con le procedure manuali di partenza, evitare il pattinamento delle gomme posteriori. Si arriva così in vista della prima combinazione sinistra-destra-sinistra fino alla curva 4, dove si trova il detection point per l’attivazione dell’ala mobile. Le prime insidie arrivano alla curva 5, un cieca a sinistra che si affronta passando dai 260 ai 130 kmh, in terza, con la possibilità di usare il DRS in uscita. Dopo la leggera piega a destra (Curva 6) a 300 kmh lungo Raffles Boulevard, i piloti si preparano alla staccata del Memorial Corner, così chiamata perché in prossimità di un cimitero civile della Seconda guerra mondiale. È la più dura frenata del circuito, da 2.000 kW, che permette di passare da 320 kmh ai 125 in seconda e chiude il primo settore.

Settore 2 – La curva 8, a destra, è un punto ideale per tentare il sorpasso. Si esce a quasi 90 kmh e ci si apre a sinistra alla Curva 9, anche qui con un muro in uscita che non consente troppe deviazioni dalla traiettoria standard, e al rettilineo che costeggia il municipio e porta verso la Singapore Sling. Questa curva, che prende il nome dallo storico cocktail di Singapore, prima del 2013 era una sequenza di tre pieghe strette dai cordoli alti, ma ora è più convenzionale, meno pericolosa e fa aumentare un po’ la velocità media del circuito. Con una breve accelerazione si arriva alla stretta chicane modificata prima di questa edizione per favorire lo spettacolo. Sull’Anderson Bridge, infatti, le vetture passeranno sul lato sinistro rispetto al senso di marcia, invece che sul destro come in passato, per poi raccordarsi al vecchio disegno alla Curva 13, a questo punto più impegnativa. "Mi aspetto che queste novità possano consentire maggiori opportunità di sorpasso" ha detto Jonathan Giesecke, responsabile tecnico per quanto riguarda il tracciato. Sarà fondamentale trovare il giusto punto di frenata in questa curva che chiude il secondo settore, per avere la migliore velocità lungo il rettilineo che porta alla 14.

Settore 3 – E’ una curva secca, a destra, che segna il punto più lento del percorso: si passa dai 300 ali 80 kmh con una frenata da 1800kW. Si prosegue poi nella parte finale con una successione di tre chicane a media velocità, tutte con percorrenza fra i 100 e i 180 kmh, sempre con asfalto irregolare, fino alla curva 22, secondo detection point per l’ala mobile, che si può utilizzare sul rettilineo dei box, anticipato dopo la prima edizione perché il differenziale di velocità tra chi entrava ai box e chi no avrebbe potuto creare disagi. Secondo le stime Wintax, in questo punto il DRS vale un incremento di velocità di 7 kmh.

Le chiavi – Su un circuito così, con una velocità media di 170 kmh e solo il 45% del tempo sul giro con il gas aperto, i freni saranno una variabile cruciale. Secondo le simulazioni Magneti Marelli, i dischi sono sollecitati per 22”5 a giro, più che in qualsiasi altra pista del Mondiale. Di conseguenza, considerato anche l’elevato carico aerodinamico, il tracciato risulta decisamente gravoso per la trasmissione. Per completare la gara, infatti, servono 4313 cambi di marcia (il secondo dato più alto dopo il Bahrain): particolarmente sfruttata la prima, impiegata per il 24% del tempo, safety car a parte. Un combinato disposto di caratteristiche che rende critico il consumo di carburante. Sono infatti necessari 97 kg di benzina per finire la gara, proporzionali a parità di velocità media agli 84 necessari per percorrere i 260 km del GP di Monaco. Qui però si registra la più elevata capacità di recupero di energia in frenata, per un totale di 4237 kJ per giro.

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