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GP Spagna: come si guida in Catalunya

Il tracciato è conisciutissimo dai piloti che hanno completato qui i test invernali. Non sollecita troppo power unit e freni. Sotto pressione le gomme: Pirelli fa debuttare le Hard. La curva 1 e la 9 le due frenate più pesanti. Si gira con la farfalla aperta per il 67%.
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Il circuito  del Montmelò non ha segreti per i piloti. L'impianto L’impianto permanente a una ventina di chilometri a nord-est di Barcellona, capitale della comunità autonoma catalana, che ospita il GP di Spagna dal 1991, è una delle sedi fisse per i test invernali. Impegna, il telaio e premiare il carico aerodinamico, richiede trazione nel settore conclusivo. Non favorisce i sorpassi, ma consente di valutare la bontà della vettura in tutte le sue parti. Non sollecita troppo motore e cambio, tuttavia i lunghi curvoni e l’asfalto abrasivo sottopongono a forti sollecitazioni gli pneumatici: non a caso Pirelli farà debuttare le gomme Hard. Nel GP in cui la Williams celebra i quarant'anni di presenza nel Mondiale, la Red Bull smentisce le indiscrezioni secondo cui si sarebbe vista una versione innovativa della RB13 con un maggior peso progettuale di Adrian Newey nella generazione del carico aerodinamico. E la Formula 1 aspetta di vedere per la prima volta un miglior tempo in qualifica superiore di cinque secondi rispetto alla pole del 2015, secondo una stima basata sul miglior crono di Raikkonen nei test, ponderata però da due fattori: si correva con una temperatura più fredda e con le Supersoft, che non saranno a disposizione in gara.

Un giro di pista

Dalla linea di partenza al punto di corda della prima curva passano 762, 279 metri, la distanza più lunga del Mondiale. I piloti si trovano subito ad affrontare una delle tre staccate principali del tracciato, che inaugura una sorta di chicane a media velocità. Si può ritardare la staccata per entrare nella prima curva e mantenersi all'esterno per ritrovarsi così con una traiettoria più favorevole alla seconda, che si percorre in accelerazione. "Non puoi sbagliare niente nelle prime due curve" sottolinea Ocon, "altrimenti potresti pagarla cara alla curva 3" che rappresenta una delle più grandi sfide del tracciato. La curva Renault, a destra, dove il motore tradì Hakkinen all’ultimo giro favorendo il successo di Michael Schumacher nel 2001, sollecita i piloti con forze gravitazionali di 4G, "E' un ottimo allenamento per il collo" commenta Verstappen, e li mette alla prova con la lunga percorrenza e il raggio variabile. Si percorre in leggera salita, con un'accurata erogazione progressiva del gas e il rischio di sovrasterzo in uscita.

Un breve rettilineo conduce alla curva 4, la Repsol, la seconda staccata del circuito, simile alla Parabolica di Monza, che coincide con il punto più alto del tracciato. Un breve rettilineo conduce alla curva 4, la Repsol, la seconda staccata del circuito. Simile alla Parabolica di Monza, coincide con il punto più alto del tracciato: si arriva a 290 kmh e si entra in curva in terza marcia, a 130 kmh. Si prosegue poi in discesa verso la lenta curva 5 (Seat), a sinistra, e la 6, che invece si percorre in piena accelerazione, per poi ritrovarsi in uno dei punti chiave del tracciato. Il rapido cambio di direzione sinistra-destra, aperto dal tornante in salita della Wurth, e la Campsa. Qui, dove Heikki Kovalainen andò a schiantarsi sulle barriere nel 2008, si frena con una decelerazione di 5G e si rischia il sovrasterzo verso il punto di corda. La Campsa immette nel rettilineo più lungo del tracciato, su cui si può usare l'ala mobile, ma il disturbo aerodinamico già in uscita di curva rende difficile prendere la scia. Il rettifilo porta alla Caixa, la terza importnte frenata del circuito, e alla combinazione della 11 e della 12, una chicane sinistra-destra di media velocità. La parte finale, ridisegnata da Tilke per aumentare la sicurezza, è caratterizzata dalla 13, una veloce a destra, e una lenta chicane sinistra-destra che determina la velocità all'ingresso del rettilineo dei box. La facile curva New Holland, verso destra, guida al rettilineo di arrivo.

Le gomme: debuttano le Hard

Pirelli presenta per la prima volta le mescole più dure della gamma, nell'ultimo gran premio con le allocazioni fisse e decise dal fornitore unico: sette set di morbide, 4 di medie, 2 di dure con un gap tra le Medum e le Soft più ridotto rispetto al secondo e mezzo misurato nei test. "Sebbene Barcellona sia un tracciato molto noto, le evoluzioni aerodinamiche delle vetture, ottenute con gli ultimi upgrade portati dalle squadre in Spagna, si tradurranno in un aumento non solo delle prestazioni e forse anche del livello di degrado rispetto ai test. Anche le temperature saranno più alte rispetto a quelle viste a febbraio” ha detto Mario Isola, responsabile Car Racing Pirelli. Anche per questo, su un tracciato che sollecita particolarmente l'anteriore sinistra e in cui ci si attende più di un pit stop, il fornitore unico ha optato per le mescole più resistenti.

Le chiavi

Il Montmelò non impegna in maniera esasperata la componente meccanica della power unit, meno stressata rispetto alle prime quattro gare stagionali. Recuperare energia, poi, è relativamente facile, grazie alle curve strette come la 10 e i cambi di direzione che permettono di attivare la MGU-K mentre il lungo rettilineo dei box permette alla MGU-H di non sollecitare troppo le batterie. Il set up della vettura richiede particolare attenzione nella ricerca del giusto equilibrio aerodinamico. L'alettone anteriore deve riuscire a ridurre il sottosterzo nelle prime tre curve e nell'ultimo tratto, anche per non degradare eccessivamente le gomme. Al posteriore, invece, è richiesto un carico paragonabile alle configurazioni per Sakhir. Vista la percorrenza nei test, i team e i piloti non potranno certo essere sorpresi, comunque, da una pista che non presenta particolari problemi per l'impianto frenante e in cui il consumo di carburante non risulta così estremo. Anche se quest'anno, secondo le stime sul sito della Formula 1, si girerà con la farfalla aperta per il 67% del tempo, il 20% in più della scorsa stagione.

Numeri e curiosità

Sono 46 le edizioni del GP di Spagna nel Mondiale di F1 dalla prima edizione del 1951 a Pedralbes. Dal 1991 si corre sul Circuit de Barcelona-Catalunya dove solo in cinque hanno vinto più di una voltta: Michael Schumacher è il re del tracciato con sei vittorie, Mika Hakkinen si è imposto tre volte, Nigel Mansell, Kimi Raikkonen e Fernando Alonso due. Schumi ha anche vinto con il più ampio margine nella storia del GP al Montmelò: nel 1995 ha preceduto l'allora compagno di squadra Johnny Herbert di 51,988 secondi.

Qui l'anno scorso Max Verstappen ha scritto la storia della F1. A 18 anni e 228 giorni, è diventato contemporaneamente il più giovane a condurre un GP, a finire sul podio e a vincere una gara, battendo il precedente primato di Sebastian Vettel. Verstappen è anche il primo olandese a imporsi in un GP, suo papà aveva firmato gli unici altri due podi per un orange di tutti i tempi nel 1994 con la Benetton, e il primo dopo Fernando Alonso (Ferrari, 2010) a trionfare nella prima gara disputata con un nuovo team.

Alonso è anche il pilota che ha percorso più chilometri in testa fra i partecipanti a questo Mondiale (692) ed è riuscito a vincere qui partendo dalla quinta posizione in griglia. Un primato su un tracciato in cui la qualifica è fondamentale. Sono 18, infatti, le edizioni vinte dalla pole position, e 23 complessivamente dalla prima fila.

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