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GP Thailandia: un giro di pista a Buriram, creatura di Tilke stretta e veloce

Dopo i test di inizio anno, i piloti hanno paragonato la pista di Buriram al Red Bull Ring o a Termas de Rio Hondo. Dodici curve segnano i 4554 metri di pista: possibile che si batta la velocità media più alta in gara, registrata in Austria. Per i tecnici Brempo è un tracciato impegnativo per i freni.
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Per la prima volta, la MotoGP arriva a Buriram, nella “città della felicità” in Thailandia, tappa fissa del Mondiale Superbike dal 2015. Il Chang International Circuit, inaugurato a ottobre 2014, è una delle tante creature dell’architetto tedesco Hermann Tilke. Il layout della pista, lunga 4554 metri, alterna rettilinei molto lunghi e frenate dure con curve da seconda e terza marcia in cui è fondamentale prendere il ritmo giusto. Sono dodici le curve complessive, come a Philip Island, due in più del Red Bull Ring cui i piloti, dopo i tre giorni di test in cui hanno familiarizzato con il tracciato, l'hanno accostato.

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Record possibili?

Secondo i tecnici Brembo che assistono il 100 per cento dei piloti della MotoGP 2018, il Chang International Circuit rientra nella categoria dei circuiti impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, valore identico a Jerez, Aragon e Brno. Ma è possibile che sull'asciutto si possano raggiungere velocità medie in gara comparabili a quelle registrate in Austria, 186.9 quest'anno, la più alta del Mondiale. Meno probabile che si possano superare i 356.5 kmh, il record di velocità di punta registrato al Mugello.

Cosa dicono i piloti

“E' un circuito stretto, è importante mantenere le linee giuste e avere trazione in curva” ha detto Dani Pedrosa dopo i test. I pareri, raccolti dal sito Red Bull, restano variegati. “E' più lento di quel che mi aspettassi” commentava Marquez, “con tante curve da fare in seconda o terza marcia: non sarà facile gestire le gomme”. Buriram, aggiungeva Dovizioso, “è una pista inusuale, non sarà facile abituarsi. Ci sono tre curve che sono virtualmente dei tornanti e il resto è abbastanza dritto”. La fluida successione di curve veloci piace a Maverick Vinales, più sospeso il giudizio di Valentino Rossi che comunque apprezza l'asfalto con buon grip. “A guidarci, sembra più l'Argentina che l'Austria. È abbastanza facile tecnicamente, ma è divertente”.

L'impegno dei freni

Le MotoGP, spiegano i tecnici Brembo, fanno ricorso ai freni in 7 delle 12 curve del tracciato, per 27 secondi a giro, con una media di decelerazioni massime leggermente superiori rispetto alle Superbike (1,31 g rispetto a 1,24) vista la superiore potenza dei motori che comporta più elevate velocità di punta. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi, il valore supera i 10 quintali, mentre lo sforzo sul giro arriva a 39 kg.

Un giro di pista

La prima curva, a destra e abbastanza arrotondata, comporta una frenata lunga 178 metri. In 3,6 secondi i piloti passano da 263 a 112 kmh con una decelerazione massima di 1,5 g. Bisogna frenare presto per avere poi la massima trazione e non perdere velocità lungo quello che di fatto è il rettilineo più lungo del tracciato, lungo un chilometro e interrotto solo da una lieve piega a sinistra che però si affronta in accelerazione. Si arriva così alla curva 3, un tornante molto stretto a destra. È la frenata più dura del tracciato, qui le MotoGP scendono da 316 a 77 kmh in 5,8 secondi durante i quali percorrono 282 metri. I piloti, sottoposti a una decelerazione di 1,5 g, esercitano un carico sulla leva di 6,3 kg, come riportano i dati Brembo.

Un lungo rettilineo immette verso la curva 4, a sinistra e ad ampio raggio, che si affronta con una frenata più corta e a velocità più elevata, dove però non si vede subito il punto di corda. I piloti escono a 190 kmh per affrontare un altro breve allungo che precede le curve 5 e 6. È quasi un curvone doppio a sinistra, che comporta una frenata brusca, da 202 a 89 kmh in 134 metri, da affrontare in piega continua un po' come avviene nelle due curve conclusive di Le Mans. In più, spiega Dovizioso nel video in cui presenta il tracciato sul sito della MotoGP, l'asfalto è sconnesso lungo la linea ideale all'esterno.

Un breve rettilineo e la veloce curva 7, a destra, in cui si scivola quasi senza frenare, anticipano due curve lente a destra e il settore più guidato del tracciato. Alla 8, i piloti arrivano a 230 kmh e percorrono la curva a 122 dopo una frenata di 3 secondi che prosegue per 142 metri. Il breve allungo successivo porta i piloti fino ai 168 kmh per la staccata della 9. In tre secondi scendono sotto i 100 km. Si arriva così alla lunga curva 10 a sinistra, in appoggio, prima dell’ultimo allungo e dell'ultima frenata. I piloti raggiungono i 265 kmh prima di scendere ai 69 con cui impostano la curva dopo una frenata lunga 5,1 secondi in cui percorrono 213 metri.

La scelta delle gomme

Il tracciato a 400 km dalla capitale sarà particolarmente esigente dal punto di vista degli pneumatici. Per questo Michelin ha deciso di portare quattro opzioni per le gomme posteriori: una soft, due medie e una dura, tutte asimmetriche a spalla destra rinforzata viste le sette curve a destra del tracciato. Tre, invece, le scelte disponibili all'anteriore, soft, media e dura, tutte a disegno simmetrico.

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“Qui portiamo gomme studiate apposta per questa gara, così come facciamo in Austria e in Australia perché sono circuiti atipici che richiedono pneumatici speciali” spiega Piero Taramasso, responsabile due ruote Michelin Motorsport. “Sono gomme studiate dopo le prove di febbraio e per la gara, i piloti avranno a disposizione due mescole medie differenti. Questo ci aiuterà scegliere la tipologia più idonea e a rendere definitivo il pacchetto per la prossima stagione. Sarà possibile che le piogge potranno mescolare le carte e stravolgere i nostri pian”. In questo caso, su pista bagnata i piloti potranno scegliere soft e medie anteriori (simmetriche), medie e soft posteriori asimmetriche.

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