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GP Ungheria, Vettel fa battere il cuore rosso Ferrari

Una vittoria di cuore, quella di Vettel. Una vittoria speciale, nel primo gran premio dopo la morte di Jules Bianchi che alla Ferrari sarebbe dovuto arrivare. Un guasto mette ko il miglior Raikkonen della stagione. Ma con le soft le Ferrari hanno girato più veloci anche delle Mercedes.
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Una vittoria di cuore e di rabbia, nel segno di Jules Bianchi. Ci sono momenti che segnano la storia della Ferrari, che tracciano il percorso di un destino che sembra già scritto. Ci sono giorni in cui correre ha un altro sapore, in cui vincere vale di più. Come la doppietta a Monza nel primo gran premio dopo la morte di Enzo Ferrari. Come il successo di oggi di Vettel, nella prima gara senza Jules, che nell'Academy Ferrari è cresciuto e al Cavallino era destinato ad arrivare. Già, il destino. Il destino, mai così cinico e baro, occulto regista del primo incidente mortale su una pista di Formula 1 dai tempi di Ayrton Senna. Fino a quel tragico primo maggio al Tamburello, il brasiliano aveva raccolto 41 vittorie in F1. Traguardo eguagliato proprio oggi da Vettel, oscurato forse per protesta nel World Feed prodotto dalla FOM di Bernie Ecclestone per le tv di tutto il mondo, che vince sul 21mo diverso circuito in carriera e tocca un altro primato, anche questo in coabitazione e ancor più significativo, con Fernando Alonso. Nessuno ha mai fatto più punti di loro nella storia della F1, 1778… and counting. Gli ultimi due grandi ferraristi appaiati, il campione che ha scritto la storia recente del Cavallino e il quattro volte iridato che la scriverà, appaiati alla vigilia del gran premio numero 900 nella storia della Rossa.

Obiettivo raggiunto – Due vittorie in stagione era l'obiettivo dichiarato a inizio anno. E due vittorie sono arrivate, al giro di boa della stagione, a una pausa estiva come da tempo non se ne vedevano a Maranello. Vettel ha vinto una gara in cui il destino, sì ancora lui, ha voluto giocare a sparigliare le carte perché si parasse in tutto il suo fulgore la sua nobilitate di nuovo Schumacher. Una partenza perfetta, quella di Seb e Kimi: per la prima volta da Barcellona 2013, due Ferrari si ritrovano in testa al primo giro. E' un'epifania, felice sì ma dal retrogusto un po' amaro. Perché le zavorre regolamentari che tolgono la possibilità di sviluppare completamente le monoposto finiscono per congelare i valori tecnici. E la partenza del GP d'Ungheria conferma una verità che il resto della corsa confermerà con evidenza ancor più forte: solo gli errori delle Mercedes possono spingere avanti gli altri. Così, dopo 32 podi consecutivi, la seconda striscia più lunga di sempre, le Frecce d'Argento arrancano. Hamilton sbaglia di netto la partenza, e anche questo è un segno: non solo è umano, oggi troppo umano, ma con il ritorno alle partenze manuali dal prossimo GP, gli sconvolgimenti alla prima curva potrebbero restituire almeno un po' di appeal alle prime fasi di gara.

Più veloci delle Mercedes – L'idillio di una Ferrari che viaggia più veloce delle Frecce d'Argento con le gomme soft, anche quando la temperatura si alza (situazione in teoria meno favorevole alle Rosse), che guadagna anche nel primo settore, in cui più contano la trazione e la potenza della power unit, si spezza insieme all'ala di Perez che costringe a introdurre prima la Virtual Safety Car, il limitatore automatico voluto proprio dopo l'incidente di Bianchi, poi quella vera. I vantaggi si azzerano, il gap faticosamente difeso è cancellato mentre Raikkonen tenta invano di ripristinare l'efficienza dell'unità MGU-K. Senza quei 120 kW di potenza supplementare gli mancano 20 kmh nel motore. Iceman non può difendersi né da Rosberg, né da Ricciardo e alla fine, dopo un disperato quanto inefficiente tentativo di reset delle impostazioni, abbandona la corsa. Cala un sipario triste sul miglior Raikkonen visto in gara in questa prima parte di stagione.

Pronti a sfruttare gli errori – La safety car non sembra lasciare troppa speranza alle Rosse, con le Frecce d'Argento pronte a liberare il tigre nel motore grazie all'ala mobile. Ma prima l'irruenza masochistica di Hamilton, poi quella di Ricciardo cancellano dall'orizzonte di Vettel le nuvole della concorrenza più pericolosa. L'anno scorso l'australiano aveva approfittato della manovra di Rosberg che aveva tagliato la posteriore sinistra al compagno di squadra nel momento più teso del duello interno alla Mercedes. Oggi, a cinque giri dalla fine, va lungo e sul controsorpasso di Rosberg, danneggia l'alettone e fora la gomma del tedesco. Ricciardo, al terzo giro veloce in carriera, festeggia comunque, anche se arriva dietro Kvyat, secondo pilota più giovane sul podio in Formula 1. Rosberg scivola nono e lascia il proscenio a un'altro tedesco con la divisa di un altro colore.

La  dedica di Arrivabene – "Certo che me l’aspettavo" commenta Arrivabene. "Qui dovevamo giocarcela con la partenza e i ragazzi l’han fatto. Voglio anche spendere due parole per Kimi, perché qua stava facendo una gara incredibile. Questa vittoria la dedico a chi i conti non li sa fare e dice un sacco di stupidaggini. Questi ragazzi sanno rappresentare a dovere la Ferrari", sempre più seconda forza del Mondiale con 236 punti in classifica costruttori. Chiude con una promessa il team principal: "Il giorno che potremo scegliere noi le nostre gomme sarà dura per tutti". Una risposta di rabbia alle frecciatine di Niki Lauda, alle critiche degli ultimi mesi per quei passi avanti che non riuscivano a nascondere le maggiori difficoltà, soprattutto a Silverstone e con le mescole dure. Risposte di cuore, di chi vorrebbe una Formula 1 diversa, più vicina all'antico e al pubblico che non ama le sottigliezze cervellotiche. Vicina a quei tifosi che vogliono veder battere forte, sempre, il cuore rosso Ferrari.

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