Hamilton-Rosberg, una rivalità che nasce da lontano
La vittoria di Rosberg in Brasile tiene aperto il duello mondiale in casa Mercedes. Una guerra sempre meno fredda tra due ex amici uguali e diversi, separati da 17 punti in classifica. Una lotta di classe tra il self-made man inglese cresciuto a Stevenage, il talento istintivo e umorale con l'orecchino di diamanti e una vistosa catena d'oro, e il figlio di papà con la faccia da bravo ragazzo appena uscito da un college esclusivo, il multilingue e metodico predestinato che ha in fondo estromesso Michael Schumacher dalla Formula 1. Due opposti che si attraggono, che vivono nello stesso posto, a Montecarlo, corrono nella stessa squadra, e hanno lo stesso obiettivo: vincere. “All'inizio della stagione, hanno cercato di farci passare per grandi amici” ha detto Hamilton, “ma è dai tempi dei kart che non lo siamo più. Quando eravamo ragazzi ci divertivamo di più, parlavamo di più. È con lui che sono andato per la prima volta su una Dune Baggie”, la “spiaggina” resa celebre in Italia da “Continuavano a chiamarlo Trinità”. “Insieme abbiamo fatto jet-ski, quad bike, paintball, ma ora a Nico piace fare altro. Le cose cambiano”. Come e quanto possano cambiare è diventato chiaro a tutti a Spa. L'attacco eccessivo di Rosberg che taglia la ruota del rivale, intenzionale o meno è un gesto freudiano. Hamilton l'ha presa tutt'altro che bene. “E' geloso di me” ha commentato, “perché io ho la fidanzata e la macchina”, ovvero la splendida Nicole Scherzinger, l'ex cantante delle Pussycat Dolls, e una Pagani Zonda rossa personalizzata da 2 milioni di euro. È una chiara esagerazione, e una altrettanto evidente semplificazione. Ma contiene anche un fondo di verità, perché il tedesco non ha mai nascosto che odia perdere da Hamilton più che da qualunque altro avversario.
I kart – Hanno iniziato a correre a 15 anni, e allora li chiamavano Il Principe e Lo Sceicco. Correvano insieme anche allora, nei kart, nella MBM, la scuderia allestita da Mercedes Benz e McLaren e affidata all'italiano Dino Chiesa. “All'epoca erano molto amici, una volta mi chiamarono dalla reception dell'hotel in cui stavamo per dirmi che dalla loro camera stavano lanciando un materasso fuori dalla finestra. Anche Anthony, il padre di Hamilton, e Keke Rosberg andavano d'accordo”. All'epoca, nel 2000-2001, “nei giri veloci Lewis andava sempre un po’ più veloce di Nico. Lo sapeva bene e lo sa ancora oggi. Ma Rosberg ha sempre lavorato di più, ha sempre fatto il lavoro sporco, pensava al set-up, parlava coi meccanici e con gli ingegneri”. Alla fine sarà Hamilton a vincere la Formula A World Karting Cup del 2000. Ma i ruoli si invertiranno nel 2004, quando il tedesco chiuderà quarto nel campionato Formula 3 Euroseries, con due punti di vantaggio sul britannico. Rosberg poi arriverà davanti a Hamilton nella F3 Masters, ma la rivalità già si accende nelle ultime prove della stagione. A Macau, a fine novembre, Rosberg spinge troppo per togliersi Hamilton dalla scia ma finisce per schiantarsi alla curva Lisboa all'inizio del secondo giro. Poi, alla prima edizione del Bahrain SuperPrix a Sakhir, sarà l'inglese a vincere pur partendo 21mo in griglia. Decisivo l'ingresso della safety car a pochi giri dalla fine: Hamilton riparte meglio di tutti e supera di slancio sia James Green che il suo attuale compagno di squadra. Dieci anni dopo, è il britannico che quasi sperona Rosberg alla prima curva su quello stesso circuito. È il primo atto della guerra fredda che ha acceso la stagione.
2014: l'escalation – Anche perché Rosberg vede l'attacco e rilancia, usa una configurazione teoricamente non consentita della power unit per brevissimi periodi allo scopo di attaccare Hamilton, che comunque vincerà il gran premio e lo ripagherà con la stessa moneta a Barcellona. Il guanto di sfida è lanciato, il tedesco lo raccoglie a Monaco. È questione di onore, di orgoglio, è insieme campo neutro e corsa in casa per entrambi. Rosberg ha il miglior tempo in Q1, Hamilton la pole provvisoria alla fine della Q2. Mancano pochi minuti alla fine, Rosberg è primo e sta approcciando il Mirabeau: può migliorare il suo tempo, ma va lungo e rovina il suo tempo e quello di chi gli sta dietro, compreso Hamilton, per le inevitabili bandiere gialle. Sembra una replica dell'errore, che errore non era per niente, di Schumacher alla Rascasse nel 2006. Non ci sono conseguenze disciplinari né squalifiche, ma da quel momento tra i due niente sarà più come prima. Hamilton inizia a sentirsi “di troppo”, crede che i tedeschi della Mercedes vogliano favorire il tedesco Rosberg. E la squadra ci mette un po' del suo a Budapest. Hamilton è in difficoltà, è indietro nel Mondiale, viene dall'errore in qualifica a Hockenheim, a casa Rosberg (anche se alla vigilia ne ha attaccato la “germanitudine”), e ha sbagliato anche in qualifica. La pioggia spariglia destini e fortune, la Mercedes sceglie due strategie diverse, ma al 50mo giro i due si trovano a duellare. Hamilton è terzo, e corre per limitare i danni. Rosberg, allora primo nel Mondiale, corre per vincere. Via radio chiedono a Hamilton di far passare il rivale, il britannico gelido ignora l'ordine e arriva davanti a Rosberg. È manna per i cospirazionisti, anche se Lauda calma subito le acque: critica la scelta del team e appoggia il comportamento dell'inglese. Rosberg aspetta Spa per vendicarsi. Esalta ancora i complottisti, che vedono nell'incidente la seconda deliberata scorrettezza per danneggiare il rivale, e allunga a 29 punti il vantaggio nel Mondiale. Il resto è storia. È la serie di 5 vittorie di fila di Hamilton, che “doppia” il Principe con 10 successi a 5, è un Mondiale tenuto artificialmente aperto dalla FIA oltre che dall'affermazione di Rosberg a Interlagos. È un ultimo duello, due ex amici l'un contro l'altro armati. Due amici che si sono ritrovati per la prima volta insieme sul podio in Formula 1 nel 2008. “Hamilton mi chiamò” ha ricordato Dino Chiesa, “era felicissimo. È come essere tornati all'epoca dei kart, mi disse, io e Nico insieme sul podio”. Abu Dhabi svelerà cosa sia rimasto dell'antico legame dietro le ambizioni e i sogni di gloria.