McLaren-Honda: dal 2015 torna un binomio storico
“Stiamo sviluppando la macchina e continueremo a farlo a lungo nel corso della stagione. Buona parte delle migliorie sulla vettura di quest'anno si vedranno l'anno prossimo. Per cui la MP4-29 è un laboratorio per la McLaren dell'anno prossimo”. Parola di Eric Boullier che promette almeno due importanti pacchetti di modifiche e aggiornamenti a Spa e Singapore. L'anno prossimo, poi, la McLaren tornerà a costituire dopo oltre 20 anni il binomio con la Honda, simbolo di quella irripetibile stagione di trionfi a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Era la McLaren di Senna e Prost, che domina il Mondiale fino al 1992, quando la casa giapponese abbandona la Formula 1.
L'ingresso di Honda – Il viaggio della Honda in Formula 1 inizia in un piccolo e semi-sconosciuto circuito della California, Willow Springs, dove nel 1983 nasce la Spirit che debutta al GP di Gran Bretagna, con Johansson al volante, e ottiene come miglior risultato il settimo posto in Olanda. Non sembra un caso che la prima vittoria di una monoposto motorizzata Honda arrivi negli Usa. È la Williams di Keke Rosberg che arriva primo sotto la bandiera a scacchi a Dallas con Mansell che spinge la sua Lotus, come 25 anni prima era riuscito a fare Jackie Brabham salvando il quarto posto al GP degli Usa e il titolo mondiale, e sviene. Il Leone poi arriva alla Williams e vince due gare nel Mondiale 1985, in cui la scuderia domina le ultime tre corse e lascia intravedere quello che sarà l'anno successivo: con il due volte campione del mondo Piquet accanto a Mansell, la Williams conquista il titolo costruttori, ma perde il mondiale piloti per la rivalità interna e alcune scelte sbagliate nell'ultima gara a Adelaide, con il Professor Prost che ringrazia e trionfa. Ma i V6 giapponesi sono i motori migliori del circus, e l'anno successivo i britannici conquistano tutto: Mondiale costruttori e piloti, con Piquet che vince il titolo davanti al compagno di squadra Mansell. In 16 gare, la Williams conta 12 pole position e 9 vittorie. Per la Honda il trionfo è ancora più ampio, con i due successi di Ayrton Senna sulla Lotus, l'altra scuderia che monta i propulsori nipponici.
1988, McLaren show – Dal 1988 Honda abbandona la Williams per la McLaren, dove proprio grazie all'intervento della casa giapponese sbarca Ayrton Senna. La rivalità interna con Prost è esplosiva, ma la MP4/4 è praticamente imbattibile. Nell'ultima stagione, prima di questo 2014, con i motori turbo, le McLaren stampano 15 pole position e 15 vittorie su 16 gare. Il Mondiale piloti si decide a Suzuka, a casa Honda. È la gara che consegna a Senna il suo primo titolo, la gara in cui il brasiliano dice di aver visto Dio tra le nuvole sul tracciato. Il weekend inizia con la lettera del presidente della FIA Jean Marie Balestre che invita la Honda a garantire parità di trattamento ai due piloti McLaren. Il giovedì è carico di tensione. In qualifica, Senna trova la 12ma pole della stagione, la 28ma in carriera, a una lunghezza da Fangio, che raggiungerà nell'ultimo GP a Adelaide. Prost completa la prima fila, staccato di 324 millesimi. Il 30 ottobre 1988, alla partenza, Senna si pianta, si sbraccia, poi si riavvia ma è 14mo con Prost volato al comando. Alla fine del primo giro però è già ottavo, al sesto è quarto a 13” dal Professore. Intorno al 15mo giro inizia a scendere una pioggerella leggera, ma basta al re della pioggia per agguantare Prost, incerto nei doppiaggi e rallentato da un problema al cambio. Al 27mo giro, mentre il francese soffre dietro de Cesaris, Nakajima e Gugelmin, Senna si infila a sinistra tra Prost e il rettilineo dei box. È il sorpasso che decide il Mondiale, perché allora in classifica si contano solo gli 11 migliori risultati stagionali e il brasiliano è irraggiungibile con otto vittorie, due secondi e un quarto posto, a quota 87 punti.
Suzuka 1989 – L'anno successivo, per il ritorno dei motori atmosferici, la Honda abbandona gli storici dodici cilindri e disegna un V10 da 3500 giri. La MP4/5 è un'evoluzione della McLaren dell'anno prima, sufficientemente veloce e affidabile da sbaragliare la concorrenza. Il Mondiale si decide ancora a Suzuka, e stavolta è polemica. Senna parte davanti, ma non è brillante. Prost, che ha 16 punti punti di vantaggio, scatta in testa. Il brasiliano è obbligato a vincere e al 46mo giro prova l'attacco all'interno alla Spoon Curve. Prost continua per la sua traiettoria e le vetture si toccano alla chicane del triangolo. Prost scende subito, Senna si sbraccia, i commissari lo spingono avanti e riparte rientrando in pista. In 5 giri si ferma ai box, cambia il muso, recupera 5 secondi su Nannini, primo, e vince. Ma dopo il giro d'onore viene squalificato perché è stato aiutato dai commissari e ha tagliato la chicane attraverso la via di fuga. Per Senna, questo rimarrà il momento più triste, la più grande ingiustizia della sua storia sportiva.
Senna dominatore – Nel 1990 Prost passa alla Ferrari e da Maranello arriva in McLaren Gerhard Berger. Senna è il leader assoluto della squadra e a Suzuka stavolta tampona volontariamente la Ferrari del Professore. Il brasiliano vince il Mondiale ma la MP4/5B, terza evoluzione della vettura del 1989, spinta dal V10 Honda RA109E, è meno dominante degli altri anni. L'anno dopo, i giapponesi modificano ancora il motore e tornano al 12 cilindri. Dopo l'intensa battaglia con la Williams-Renault di Mansell, Senna conquista il suo terzo titolo, il sesto consecutivo per la Honda, che lascerà la Formula 1 dopo la stagione 1992, dominata da FW14/B con le sospensioni attive di Nigel Mansell, che Claire Williams ancora considera la più bella opera d'arte che abbia mai visto. Senna comunque vince tre gran premi, a Monaco, in Ungheria e a Monza, che resta l'ultima vittoria per un motore Honda fino al 2006, fino al primo successo in carriera di Jenson Button al volante della BAR all'Hungaroring. Ora, dopo il fallimento come costruttore, la Honda torna come fornitore di motori per ricostituire un binomio storico.