MRF Challenge, sarà di nuovo Lauda contro Hunt
Hunt contro Lauda, la rivalità rinasce. Freddie Hunt e Mathias Lauda, i figli dei due amici-rivali, campioni opposti e complementari che hanno acceso la F1 negli anni Settanta, si ritroveranno per la prima volta insieme in pista nell'MRF Challenge, la serie nata in India l'anno scorso e riservata a monoposto sul modello delle Formula 3 con telai Dallara-Renault, che partirà in Bahrain in autunno e si chiuderà a gennaio 2015 a Chennai.
Figli d'arte – Freddie Hunt non guida una monoposto dal 2009, dopo le esperienze in Formula Ford britannica nel 2007 e nella ADAC Formel Masters in Germania nei due anni successivi. Da allora ha preso parte ad alcune corse nelle monomarca per Chevrolet Cruze nel 2011 e 2012, sempre in Germania, e sta pensando di dedicarsi alle gare Endurance, che anche papà James ha provato arrivando anche secondo alla Nove Ore di Kyalami nel 1973 su una Mirage-Cosworth M6 insieme a Derek Bell. Ora sta lavorando con il marchio Tiga, rilanciato da Mike Newton, che ha vinto per due volte la 24 Ore di Le Mans nella classe LMP2, con l'obiettivo di partecipare alla Le Mans Series dall'anno prossimo. Mathias Lauda, invece, veterano in GP2, DTM e GT1, è alla sua prima stagione nella NASCAR Whelen Euro Series, alla guida della Chevrolet SS #66 DF1 Racing by B66 nella divisione ELITE 1. Lauda, che ha iniziato il campionato con due piazzamenti in top-10 nelle due gare a Valencia, è entrato nella storia a Tours dopo il weekend difficile di Brands Hatch con l'incidente al restart in gara-2. Al debutto su uno short track di 650 metri con banking, il 33enne di Salisburgo ha stampato tre sorpassi all’esterno negli ultimi giri e conquistato così la prima gara della NASCAR Whelen Euro Series su circuito ovale sotto la pioggia. Lauda ha lasciato il tracciato francese in terza posizione nella classifica di campionato, 21 punti dietro il leader Ander Vilarino. Un gap che cercherà di colmare questo weekend proprio in Germania, nelle quattro gare in programma il 19 e 20 luglio al Nurburging, che ormai conserva solo il nome del circuito su cui il padre ha rischiato la vita. I due figli d'arte saranno compagni di squadra nella MRF Challenge: correranno infatti per la M&N Racing dell'indiano Jose Pottamkulam Oota. “Freddie me l'ha presentato un agente inglese, James Croft. Gli ho chiesto se fosse interessato a correre insieme al figlio di Lauda, rivale del padre, e mi ha detto che gliel'avrebbe chiesto. Così Freddie ha convinto Mathias. È una buonissima pubblicità per la serie e per la MRF, una grande compagnia che produce pneumatici e sponsorizza tanti piloti, un po' come faceva anni fa la Marlboro”. E proprio con i colori della Marlboro James Hunt e Niki Lauda hanno scritto pagine epiche di una Formula 1 che non c'è più.
Back in 1976 – Andreas Nikolaus Lauda e James Simon Wallis Hunt hanno in comune la provenienza agiata: figlio di un ricco banchiere l'uno, di un medico di fama l'altro. Non corrono certo per desiderio di rivalsa o per bisogno di denaro. Corrono per amore, per passione, tanto che Hunt paga e non poco per ottenere il suo primo “volante” in Formula 1 con la scuderia di un altro nobile mecenate, Lord Hesketh. Ha imparato a guidare da bambino, su un trattore, e da giovane ha scelto di lavorare in una compagnia telefonica per pagarsi le prime corse pur di non farsi aiutare dal padre. Anche Lauda costruisce da solo la sua scalata: sale dalle Formula 5 alla Formula 2 a suon di prestiti bancari. Qui, alla March, il direttore Robin Herd finalmente comprende le sue qualità nel sentire la macchina e lo porta in F1. Poi arriva la BRM e l'amicizia con Clay Regazzoni, che lo presenta a Enzo Ferrari. Nel 1975, Lauda vince il suo primo Mondiale mentre Hunt, che ha festeggiato la sua prima incredibile vittoria in Olanda, a fine stagione si ritrova senza squadra, con Hesketh travolto dai debiti. Dopo mesi difficili, si ritrova però in McLaren per il ritiro di Fittipaldi, con un contratto di appena 200mila dollari, il più basso mai stipulato. Quello stesso anno sarebbe diventato campione del mondo. È l'anno ricostruito da Ron Howard in Rush, l'anno dell'incidente di Lauda al Nurburgring, scelto forse con un po' di sadismo come location per l'anteprima del film alla presenza dell'austriaco, e di una rivalità leggendaria che si chiude in Giappone, sul circuito Fuji. Lauda, sotto il diluvio, si ritira al secondo giro. Hunt, in testa al 62mo giro ma sceso al quinto posto a cinque tornate dalla fine, affronta la parte finale della corsa al limite della follia e arriva terzo. Il titolo è suo, e tanto gli basta. La sua carriera finisce qui. Lauda, invece, le corse non le ha mai lasciate. Con i segni della insaziabile passione per la velocità impressi come stimmate sul viso, conquista altri due mondiali e continua a frequentare i box da presidente della Mercedes, che ha in casa i due grandi amici-rivali della Formula 1 moderna, Hamilton e Rosberg. Oggi incidenti come i suoi non succedono più, dopo il tragico weekend di Imola del 1994 con la morte di Senna e Ratzenberger, i circuiti e le auto hanno alzato tutti gli standard di sicurezza. Eppure, nelle sue parole c'è il rimpianto per quella irripetibile stagione, con il rischio massimo come compagno di viaggio a ogni curva. "Anche oggi in pista può succedere di tutto. Il problema è che sarebbe un imprevisto. Allora era nelle cose: noi dovevamo confrontarci continuamente con la probabilità di ammazzarci in qualche modo. Era uno dei nostri pensieri fissi. E quell’idea lì è la vera differenza. Se non hai quel pensiero fisso in mente, perché grazie ai progressi della F1 non ce n’è bisogno, allora cambia tutto: è inutile aspettarsi che un pilota di questa F1 sia caratterialmente uguale a me o a James Hunt".