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Petrucci: “Ultimo anno in Pramac e forse in Ducati. Aprilia? L’ambizione è quella”

Per il ternano sarà l’ultima stagione con il team toscano: “Ho un’opzione con Ducati che scadrà a giugno, altrimenti sarò un pilota libero. Ho letto che arriverà Bagnaia, con Campinoti sapevano che era l’ultimo anno assieme”.
A cura di Valeria Aiello
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Danilo Petrucci / Getty Images
Danilo Petrucci / Getty Images

Danilo Petrucci ha confermato che lascerà il team Pramac Racing alla fine della stagione 2018, dopo che negli ultimi giorni si è fatto gran parlare della trattativa ormai alle fasi finali per l’arrivo nel team toscano di Francesco ‘Pecco’ Bagnaia, allievo della VR46 Academy di Valentino Rossi, che prenderà il suo posto nel 2019.

"Aprilia? L’ambizione è quella"

Intervistato da Gazzetta dello Sport, Petrucci – che tra dieta e allenamento si prepara ad affrontare l’anno con quattro chili in meno –  ha preparato comunque al meglio una stagione che si preannuncia importante. “Così importante che il 2019 è iniziato prima del 2018 – ride – Ho letto sulla Gazzetta che sono già licenziato, che arriverà Bagnaia al mio posto. A parte gli scherzi, Paolo Campinoti – proprietario Pramac, ndr – e io ne eravamo coscienti: lui mi ha tirato fuori dagli inferi, ma sapevamo che questo sarebbe stato l’ultimo anno assieme, il ciclo si sta completando. È anche il senso del progetto Pramac. Io ho un contratto con Ducati, ho un’opzione che scade a giugno per entrare nel team ufficiale, altrimenti sarò libero”. Il nome di Petrucci è sul taccuino di molti, a partire da Aprilia e KMT. “Nel 2017 la tentazione di andare in Aprilia è stata forte, diventare pilota di una casa italiana mi allettava molto. Ma non volevo finire da separato in casa. Però dopo 7 anni in MotoGP l’ambizione è quella”.

Jorge cresciuto, Marquez da battere

Quando gli è poi stato chiesto cosa si aspetta da questa sua quarta e ultima stagione con il team Pramac, Petrucci non ha nascosto di voler “ripetere nel bene quanto mi è riuscito nel 2017 – quattro podi, 2° ad Assen e Misano, 3° al Mugello e a Motegi, ndr – ma con meno bassi. Ci sono state gare nelle quali non ho capito i problemi che il mio stile di guida causava. A me piace guidare di traverso, ma le Michelin sono delicate e l’ho pagata. Un anno fa ero preoccupato non sapendo se sarei riuscito a fare quel passo necessario per essere tra i migliori. Ora lo sono molto meno. Non mi metto tra chi può vincere il Mondiale, ma vorrei conquistare quella vittoria sfiorata due volte. Dovizioso nel 2017 ha fatto la differenza andando sempre forte e seguendo la propria strada, soprattutto  all’inizio quando i favori sembravano esser tutti per Lorenzo. Jorge è cresciuto, sarà temibile. Marquez resta l’uomo da battere. Non so se è lui ad avere qualcosa in più di tutti noi o la combinazione moto-pilota. Ma so  che io non riesco, come fa lui, ad andare a cercare quasi scientemente la caduta per avvicinare al limite. La mia testa non mi ci porta

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