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Rebus Monza, la F1 è sempre più lontana

La Formula 1 si allontana da Monza. Ecclestone ormai tratta solo con Sticchi Damiani, presidente dell’ACI. Chiede 25 milioni l’anno dal 2017, che l’Autodromo non può ancora garantire per l’anno prossimo. Intanto partono i lavori per ospitare MotoGP e Superbike. E Imola si prepara a tornare in F1, insieme o al posto del tempio della velocità.
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Questo potrebbe essere l'ultimo anno per la Formula 1 a Monza. E la decisione di Andrea Dell'Orto, amministratore delegato della SIAS, la società che gestisce l'impianto partecipata al 70% da AC Milano, sembra allontanare ancora di più la prospettiva di mantenere il GP anche nel 2017. La questione è insieme politica, economica prima ancora che sportiva. Perché Ecclestone, che non ha avuto problemi con il precedente ad della SIAS, Federico Bandinelli, dallo scorso settembre parla direttamente con il presidente dell'ACI, Angelo Sticchi Damiani, che a febbraio annunciava di aver trovato un accordo di massima sulla base di 25 milioni l'anno, cinque volte in più di quanto attualmente versato. Anche se la proposta iniziale, piegava Sticchi Damiani a Corriere TV, “mandata anche per iscritto, era 28 milioni, che poi è quello che paga l’organizzatore del Gran Premio d’Austria, rivalutata, perché ogni anno aggiunge un 2,5%”. Ma per ora Monza resta fuori dal calendario del Mondiale 2017.

Ricavi in crescita – In segno di distensione, Enrico Radaelli e Ivan Capelli, presidente di AC Milano, si sono dimessi dalla carica di consiglieri della SIAS. Ma il presidente Andrea Dell'Orto rimane, forte di 5 milioni in più di ricavi e di perdite dimezzate rispetto al 2014, secondo il bilancio presentato lo scorso 11 aprile. “Se non vi fosse stato il pagamento dell’Imu e la variazione del cambio euro/dollaro che è peggiorata rispetto al 2014” ha detto Dell'Orto, sottolineando come i contratti tra Ecclestone e i circuiti vengono sottoscritti in dollari, “potevamo chiudere in pareggio”. L'anno scorso, il GP ha generato ricavi in crescita del 13% rispetto al 2014, un punto di forza che per il presidente non giustifica le dimissioni di Capelli e Redaelli, “avvenute nella fase delicata di rinnovo del contratto con la FOM che ci ha visto protagonisti fino a settembre. Siccome le richieste della FOM erano elevate, ACI Italia si è dichiarata disponibile a coprire la cifra mancante e, da quel momento, la trattativa è passata nelle mani di ACI Italia. È abbastanza anomalo che il problema del rinnovo sia io o la mia gestione, perché da settembre non sono parte della trattativa. E non ho mai ricevuto alcuna comunicazione ufficiale né dalla FOM, né da altre fonti che il problema sia io”.

Mancano almeno 4 milioni – Dell'Orto ha presentato anche un ulteriore piano di investimento di 5 milioni per la riqualificazione paesaggistica e monumentale del Parco di Monza e assicurato che i pagamenti per l'edizione 2016 sono in ordine. Ma la situazione per il 2017 si presenta piuttosto complessa. L'ACI, grazie a una modifica alla legge di stabilità approvata lo scorso dicembre, potrà attingere anche ai ricavi del PRA, che però non superano i 12,5 milioni. Ne mancano ancora circa sette, e al momento la SIAS può contare solo sull'impegno promesso dalla Regione per 3 milioni: Maroni è infatti un chiaro sostenitore di Dell'Orto, la cui posizione non appare comunque così stabile alla luce della richiesta di convocazione dell'assemblea dei soci entro la fine di aprile.

Il sì alle due ruote – Sullo sfondo rimane una seconda questione. “Oggi per avere i soldi per pagarsi la F1”, ha detto Dell'Orto in un'intervista pubblicata sull'ultimo numero di Autosprint, “occorre fare altre manifestazioni. Come ad esempio MotoGp e Superbike”. Ma il contratto con la Dorna, che prevede il ritorno della Superbike dal 2017 (inizialmente si ipotizzava anche il 2016), richiede interventi di modifica al tracciato, soprattutto alla prima variante e al curvone Biassono verso la Roggia. “Nella conferenza stampa di fine anno, la Soprintendenza alle Belle Arti ha stabilito quello che sono i punti da seguire per muoverci ed è proprio da lì che vogliamo ripartire. Dorna e FIM hanno espresso parere positivo sulle nostre proposte, al fine di avere un tracciato moderno e sicuro”.

La minaccia Las Vegas – Ecclestone, però, teme che questi lavori finiscano per zavorrare ancora il bilancio dell'Autodromo e per complicare ulteriormente il reperimento dei 25 milioni l'anno di fee necessari per rimanere in F1. E non si tratta di un “capriccio”: nel 2015 i soldi pagati dagli organizzatori hanno rappresentato un terzo del miliardo e mezzo distribuito dalla Formula 1 ai team. Da negoziatore senza troppi vincoli, a fine marzo Ecclestone ha minacciato gli organizzatori in un'intervista al Mail on Sunday. “Non siamo obbligati a disputare un Gran Premio in Italia. Una volta qualcuno mi ha detto che non è possibile avere un mondiale F1 senza disputare un Gran premio in Francia. Ebbene, sono sei anni che non si corre in Francia, eppure la F1 è viva e vegeta”. In quell'occasione, mister E ha rinnovato anche l'alternativa Las Vegas, teatro di due edizioni del GP degli USA nella location surreale del parcheggio del Caesar's palace nel 1981 e nel 1982, quando vinse Michele Alboreto sulla Tyrrell. Una proposta, comunque, che suonava più come un modo per forzare la mano al management dell'Autodromo di Monza, anche perché bisognerebbe costruire un circuito da zero: l'ovale per le gare Nascar, fuori città, non è utilizzabile nemmeno correndo sul circuito interno come a Indianapolis.

Torna Imola? – Ora, però, il tempo stringe, la presentazione del calendario 2017 si avvicina e la possibilità di vedere il gran premio a Imola si fa più concreta. Gli organizzatori, che una settimana fa hanno celebrato i 35 anni del primo GP di San Marino, si candidano a tornare in F1 al posto o in alternanza con Monza, o anche, come seconda ipotesi, in staffetta con Baku per il GP d'Europa. Che la possibilità sia concreta lo si è capito a Sakhir. Non si spiega altrimenti il colloquio fra Ecclestone e Uberto Selvatico Estense, presidente di Formula Imola, la società che gestisce l'impianto dal 2008, per l'85% di proprietà del consorzio pubblico Con.Ami (ne fanno parte Emilia-Romagna, Toscana, tre Province e 23 comuni dell'imolese).

Con.Ami pronta – L'impianto, che non ospita più la Formula 1 dal 2006, ha comunque generato utili nel 2015 anche attraverso eventi collaterali come il concerto degli Ac/dc e il Giro d'Italia. Estense ha presentato a Ecclestone il masterplan degli interventi di ammodernamento dell'impianto, già riasfaltato e ha incassato una disponibilità di massima a riportare il circus a Imola, indipendentemente dalla soluzione del rebus Monza. Tuttavia, anche a Imola non mancano questioni politiche da risolvere, visto il coinvolgimento delle amministrazioni locali nella Con.Ami. “Non ho sentito parlare di soldi, di dove la Giunta intende recuperarli e di come pensa di intervenire. Particolari non da poco se davvero si vuole riportare la massima serie automobilista su un circuito che ne ha fatto la storia” ha detto due giorni fa il consigliere imolese della Lega Nord, Daniele Marchetti. “Il tema della Formula Uno in Italia è molto delicato” ha replicato il consigliere regionale imolese del Pd Roberto Poli, “la Regione Emilia-Romagna con il Comune di Imola sta seguendo tutti gli sviluppi pronta, nel caso ce ne sia bisogno e Monza abbia delle difficoltà serie, a intervenire. Vedremo in seguito quello che accadrà quando arriverà la bozza del calendario della F1 per il 2017”.

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