Schumacher, due anni fa l’incidente sugli sci: come sta oggi Michael?
A due anni dall’incidente sulle nevi di Meribel, sulle Alpi francesi, le informazioni ufficiali sulle condizioni di Michael Schumacher non hanno mai fornito veri e propri dettagli sullo stato di salute del sette volte campione del mondo di Formula 1. Nella tutela della privacy dell’ex iridato del mondiale, la famiglia Schumacher ha blindato ogni particolare su una condizione descritta in “lento e costante miglioramento” dalla manager del tedesco, Sabine Kehm, che negli ultimi 24 mesi è intervenuta più volte per smentire voci e speculazioni rimbalzate sulla stampa di tutto il mondo. Dal violento impatto contro quella roccia che ha cambiato la vita di Schumacher ad oggi, a conoscere le reali condizioni dell’ex iridato di Benetton e Ferrari sono la moglie Corinna, i figli Mick Jr e Gina Maria, e altri pochissimi, vicini alla famiglia che “a testa alta” affronta quella che nell’ultimo scarno comunicato Kehm descriveva come una “lunga battaglia per Schumacher e per tutte le persone che gli stanno accanto”.
Dal coma alla speranza nel recupero
Parole pronunciate nel maggio scorso in una video intervista rilasciata ai media tedeschi e che, da allora, restano le ultime notizie ufficiali sulla sua salute. Da allora, a rompere il silenzio sono state mezze verità e tante speculazioni, puntualmente smentite dalla manager che le recentemente ha definito irresponsabili coloro che alimentano false speranze tra chi in questi anni ha seguito il Kaiser con ansia e apprensione. Michael prosegue nelle cure con piccoli miglioramenti, ma “la strada del recupero è lunghissima” e lontana dai media e dalla sete di informazioni sulla sua condizione. “Una situazione terribile” aveva detto l’ex presidente del Cavallino, Luca Cordero di Montezemolo, una battaglia che “Schumi sta ancora combattendo per tornare a una vita normale” aveva aggiunto Jean Todt. Eppure secondo il magazine tedesco Bunte, “Michael è molto magro – avrebbe perso 25 kg ma non peserebbe meno di 45 chili, come riferiva il Daily Express – ma sarebbe in grado di “camminare e di muovere il braccio”. Alla secca smentita della Kehm fatta alla Bild, nei giorni scorsi aveva replicato l’ex manager di Schumacher, Willi Weber che a differenza di Todt, che vede “molto spesso Michael” non è ancora riuscito a fargli una visita. “Non conosco le ragioni e non capisco il perché – lamentava Weber – ho provato decine di volte ma Corinna mi impedisce di vederlo”. Una situazione che anche l’ex manager definisce “terribile” per le tante “scuse e giustificazioni” come quella della paura dei batteri.
Come sta oggi Schumacher?
Sono in molti a chiederselo ma il silenzio fortemente voluto dalla famiglia Schumacher non lascia molto spazio alle poche informazioni trapelate da fonti vicine allo staff di specialisti che ha seguito il campione tedesco durante i cinque mesi di coma trascorsi all'ospedale universitario di Grenoble, prima della neuroriabilitazione al centro universitario di Losanna e il successivo trasferimento nella dimora elvetica dove il campione tedesco prosegue la riabilitazione. “Schumacher non è ancora capace di parlare e di camminare”, ma il vero dubbio resta sulla coscienza dell'ambiente che lo circonda. Secondo il dottor Francois Payen, che lo ha assistito nei primi mesi, “serviranno almeno tre anni per vedere qualche miglioramento”. A parlare per Schumacher sarebbero i suoi occhi, forse capaci di seguire gli spostamenti intorno a lui, di aprirsi e chiudersi per dire sì o per manifestare la propria sofferenza in un pianto silenzioso. Lacrime che solcherebbero il suo volto, invecchiato ma sempre uguale, forse solo per un riflesso involontario quando, dopo fisioterapia e stimolazioni sensoriali, viene spinto in carrozzina all'aria aperta. Progressi non confermati, come quello che riguarda anche la sua mano, che a volte stringe per far sentire la sua presenza. Poche e frammentarie speranze che raccontano il ritorno alla vita del più grande di sempre, del mito della Formula 1, dell'uomo che sta scrivendo il capitolo più spaventoso della sua storia, quello del GP più difficile quanto lancinante, quello della più lunga e faticosa lotta che il campione tedesco si sia mai trovato ad affrontare.