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Schumacher, tre anni fa l’incidente che ha segnato la vita del campione tedesco

Il 29 dicembre 2013 la caduta sulle nevi dell’Alta Savoia che lo ha lasciato a lungo tra la vita e la morte. Poi il trasferimento in una clinica neuroriabilitativa e il delicato recupero nella sua residenza sul lago di Ginevra, avvolto dal silenzio sulle sue condizioni. Rare informazioni ufficiali e parole di speranza dalla stretta cerchia di amici ma anche progressi non confermati mentre la famiglia continua a chiedere il massimo rispetto per la privacy.
A cura di Valeria Aiello
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Sono trascorsi tre anni esatti dall’incidente sciistico di Michael Schumacher a Meribel, sulle Alpi dell’Alta Savoia francese. Una mattinata drammatica per il campione tedesco che in un tratto di fuoripista ha perso il controllo, andando a sbattere con la testa contro una roccia nascosta dalle nevi in un urto tanto violento da rompere il casco. Tre anni durante i quali le speculazioni hanno ciclicamente riacceso i riflettori su una situazione “delicata” per cui la sua fidata manager, Sabine Kehm, ha in più occasioni ribadito la volontà dei familiari di mantenere riservate le informazioni sul suo stato di salute. Tre anni di “pazienza e continuo supporto” custoditi gelosamente tra le mura della villa di Gland, in Svizzera, dove l’ex pilota di Benetton, Ferrari e Mercedes è assistito da un’equipe di medici specializzati e infermieri. Dall’incidente che ha cambiato la vita di Schumacher ad oggi, a conoscere le reali condizioni di Schumacher sono la moglie Corinna, i figli Mick e Gina Maria e in pochissimi, vicini alla famiglia che “a testa alta” affronta quella che in una delle rare dichiarazioni è stata descritta come una “lunga battaglia” per Schumacher e per chi gli sta accanto.

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“La sua salute non è una questione pubblica”

Ultima, in ordine di tempo, è la nota rilasciata lo scorso 17 dicembre, in occasione del lancio dell’iniziativa no profit ‘Keep Fighting’ con cui la famiglia Schumacher intende “incoraggiare gli altri a non mollare mai” perché “arrendersi non sia un’opzione, non solo nel motorsport” nella speranza di trasformare il terribile episodio “in qualcosa di positivo” e il desiderio di realizzare una fondazione. Giunto a distanza di tre mesi dalle ultime dichiarazioni ufficiali, il nuovo documento ritorna sulla volontà di non voler fornire informazioni sulla convalescenza e il recupero di Schumacher. “La salute di Michael non è una questione pubblica” ha puntualizzato Kehm, sottolineando che “ogni comunicazione andrebbe a diminuire la sua sfera privata. Michael è sempre stato molto protettivo riguardo alla sua privacy, anche nei momenti più felici della sua carriera. Ha sempre fatto in modo che ci fosse una linea ben distinta tra la sua persona pubblica e quella privata”.

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Tre anni di speranza e progressi non confermati

Il silenzio fortemente voluto dalla famiglia lascia spazio a rare eccezioni: parole di speranza come quelle che erano arrivate dall’ex presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, che si era detto “contento” di sapere che “Michael sta reagendo” e più recentemente da Ross Brawn, stretto amico ed ex capotecnico di Schumacher negli anni del tedesco in Ferrari, che alla Bbc aveva parlato di non precisati “segnali incoraggianti” per poi ritornare su quella dichiarazione e dirsi “fiducioso” di rivedere presto il vecchio Michael. Poche e scarne parole che raccontano dell’uomo-Schumacher che affronta la sfida più difficile, un calvario che Michael e la sua famiglia vivono da tre lunghi anni, a partire dai delicati interventi alla testa ai cinque mesi di coma all’ospedale di Grenoble, al riabilitazione neurologica presso la clinica di Losanna, al trasferimento nella residenza di Gland. “La vita dopo un infortunio alla testa è caratterizzata da diversi step” aveva spiegato il dott. Francois Payen, uno dei medici che ha curato Michael nei mesi all’ospedale transalpino di Grenoble, prevedendo il recupero in almeno tre anni. Una lunga e faticosa riabilitazione tra progressi non confermati e mere speculazioni, come quella che riguarderebbe la possibilità di camminare a pochi passi dai suoi specialisti, pubblicata dalla rivista tedesca Bunte, poi finita in un’aula di tribunale dove l’avvocato della famiglia Schumacher, Feliz Damm, sottolineando la violazione delle leggi sulla privacy, in sede legale aveva chiarito che “Schumacher non può camminare, nemmeno con l’aiuto dei terapisti”.

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Come sta oggi Schumacher?

Michael continua a combattere per tornare a una vita normale” raccontava Jean Todt, ex direttore e amministratore Ferrari, attuale presidente della Fia ma soprattutto grande amico di Schumacher, da sempre vicino al dramma umano che Michael e i suoi familiari affrontano mentre la vita prova a scorrere normalmente davanti a un destino impensabile. Tre anni nel corso dei quali la carriera del figlio Mick, passato dalle piste di kart alla Formula 4 e dalla prossima stagione in Formula 3, è ormai proiettata verso le massime categorie dell’automobilismo sportivo, mentre la figlia Gina Maria porta avanti un’altra delle passioni di famiglia, quella dei cavalli sulle orme di mamma Corinna. Tre anni di continuo supporto e incondizionato affetto da parte dei suoi cari e della stretta cerchia di amici mentre i milioni di fan in tutto il mondo continuano a fare il tifo per lui, per il sette volte iridato della Formula 1, per il campione più vincente della storia, per il ferrarista dei record, per il più grande di sempre, nella speranza di apprendere presto buone notizie e di conoscere i progressi fatti dal ritorno a casa ad oggi.

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