Valentino Rossi compie oggi 39 anni ma per lui è davvero come se il tempo si sia fermato. Eternamente fenomeno, capace di regalare a pubblico e appassionati pillole di talento purissimo. Pillole di leggenda a un’età alla quale molti dei suoi colleghi da tempo guardano le gare dal divano. Quella di appendere il casco al chiodo per adesso è un’idea che sembra non sfiorarlo neppure, come non sfiora i quasi 24 milioni di tifosi che lo seguono sui social, cresciuti di due milioni nell’ultimo anno, più di un milione solo su Instagram. Una marea gialla che dopo l’anticipato annuncio del rinnovo di Maverick Vinales con la Yamaha per altri due anni, attende con ansia la decisione del campione di Tavullia che, in scadenza di contratto a fine 2018, dovrà presto scegliere se continuare a correre o meno per una o oltre due stagioni.
39 anni e nessuna voglia di smettere
A 39 anni e più della metà trascorsi ai massimi livelli del mondiale, Valentino Rossi non sembra avere nessuna intenzione di smettere, e più di qualcuno è già certo che quella di quest’anno non sarà la sua ultima stagione. Del resto l’ipotesi ‘ritiro’ fa paura al campione di Tavullia che avrebbe già deciso di restare in pista almeno fino al 2019, estendendo di un anno il suo contratto con la Yamaha con un’opzione per il 2020. Nessuna conferma ufficiale ma neppure alcuna smentita in un mercato piloti già in ebollizione e che ogni anno tende a iniziare un po’ prima. “Se d’accordo non ci sarà da aspettare tanto” ha confidato Rossi prima dei test di Sepang, suggerendo che, se ci saranno le condizioni, l’annuncio potrebbe forse arrivare anche prima dell’inizio del campionato, come accaduto nel 2016, in occasione dell’ultimo rinnovo con la Yamaha, ufficializzato alla vigilia della gara inaugurale in Qatar.
Il più vecchio e vincente della MotoGP
Nessuna data di scadenza, per ora, alla carriera più lunga e vincente del Motomondiale. Dal debutto in 125 nel 1996, su circuito di Shah Alam, in Malesia, sono trascorse 22 stagioni iridate che complessivamente gli sono fruttate nove titoli mondiali – nel 1997 in 125, nel 1997 in 250, nel 2001 in 500 e nel 2002, 2003, 2004, 2005, 2008 e 2009 in MotoGP – 115 vittorie, 227 podi e 64 pole position, bottino ritoccato nella passata stagione con la vittoria della gara di Assen con cui ha allungato a 20 anni e 311 giorni il tempo record dalla prima all’ultima vittoria nel mondiale, oltre a ribadire a 38 anni e 129 giorni di essere il più anziano vincitore di una gara della MotoGP moderna nonché l’italiano più vecchio vincitore di un Gp della classe regina. In classifica assoluta 500/MotoGP, il Dottore è adesso settimo, dietro al ceco Frantisek Stastny che a 38 anni e 247 giorni vinceva il Gp della Germania dell’Est 1966. Con una sola vittoria Valentino potrebbe quindi scavalcarlo, ma per puntare ai piedi del podio dovrà aspettare almeno un anno. Ancora fuori portata i vecchi campioni della 500 con il britannico Fergus Anderson che con i suoi 44 anni e 237 giorni detiene il primato dal Gp di Spagna a Montjuic del 1953.
5 primati nel mirino, anche due di Agostini
Dopo un 2017 tra alti e bassi e anche la doppia frattura alla gamba destra che lo ha costretto a saltare la gara di casa a Misano, per Valentino Rossi c’è voglia di riscatto e primo obiettivo sarà vincere il mondiale, quell’ambito decimo titolo che gli sfugge dal 2010. Impresa che, se nel 2018 gli dovesse riuscire, gli permetterebbe di diventare il campione del mondo più vecchio della storia della classe regina, battendo il primato di Leslie Graham che nel 1949 vinceva il primo titolo della classe 500 all’età di 37 anni e 340 giorni. Qualora vincesse il mondiale, Rossi diventerebbe anche il primo pilota laurearsi campione del mondo a distanza di più di 20 anni dal primo titolo, impresa mai riuscita a nessun pilota nella storia del mondiale. Ad oggi, il lasso di tempo più lungo dal primo all’ultimo titolo è quello fissato da Angel Nieto con i suoi 15 anni trascorsi dal primo titolo, nel 1969 in classe 50, all’ultimo alloro iridato, nel 1984 in classe 125. Se invece si guardano i primati di Giacomo Agostini e le sue 123 vittorie, Valentino ha accorciato a -8 il ritardo dal record di vittorie dell’ex campione bresciano. 6 invece le vittorie che gli permetterebbero di eguagliare il primato di Gp vinti con un’unica casa, nel caso di Agostini la MV Agusta. Valentino, invece, con 56 vittorie con la Yamaha, per ora è solo nella corsa al primato, grazie anche al passaggio di Jorge Lorenzo in Ducati, fermo a 44 vittorie con la Yamaha, e Marc Marquez a 35 vittorie con la Honda. Diverso il caso del primato di pole position in MotoGP/500, dove a detenere il record di pole è l’australiano Mick Doohan, con 58 partenze al palo. Valentino Rossi, invece è lontano solo 4 lunghezze, a quota 54 pole position, primato difficile da battere se si considera che nella passata stagione il pesarese non ha ottenuto nessuna pole, ma non certo impossibile se si pensa alle annate record di Rossi con nove pole in una sola stagione. Se si considerano invece le pole in carriera, Valentino è a quota 64 pole, una in meno di Lorenzo e nove del poleman Marc Marquez.
Compleanno in pista per i test
Intanto la MotoGp fa un passo verso il nuovo campionato e, come spesso accade, il 16 febbraio è un giorno di prove in pista in vista dell’inizio del mondiale. Quest’anno il compleanno di Rossi capita addirittura il primo giorno di test in Thailandia, sul circuito di Buriram, tracciato da questa stagione entrato nel calendario del mondiale. Per Valentino, reduce da tre giorni di collaudi a Sepang andati bene ma non benissimo se si considerano i problemi avuti nel terzo e ultimo giorni di prove, i test di Buriram saranno banco di prova per la nuova M1, non prima di aver preso le misure con un circuito che a prima vista non sembra entusiasmarlo. Ad ogni modo, i test in Thailandia serviranno a migliorare ulteriormente la nuova M1 per evitare che si ripresentino situazioni come quelle dello scorso anno, in particolare sulle piste con meno grip o in condizioni di bagnato. Giornata due volte importante in vista di un mondiale che si preannuncia particolarmente serrato, con molti piloti veloci e moto molto vicine, probabilmente non l’ultimo per il Dottore che da vero highlander della MotoGP ogni anno sposta più in là l’asticella del ritiro.